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Covid-19, professor Malvy: "Così non va bene, non basta fare i test"

Pazienti covid-19 trasportati in aereo dall'est della Francia a Bordeaux - 27.3.2020
Pazienti covid-19 trasportati in aereo dall'est della Francia a Bordeaux - 27.3.2020 Diritti d'autore AP/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
Diritti d'autore AP/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
Di Gioia Salvatori
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Parla l'infettivologo che curò il paziente 0 europeo all'ospedale di Bordeaux, ricorda il primo ricovero, con il malato piantonato per tenere lontani i curiosi...

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Era un anno fa quando il professor Denis Malvy si trovò davanti al paziente 0 d'Europa, malato di Covid-19. Siamo a Bordeaux, policlinico universitario; Laurent Chu, francese di origine cinese sulla quarantina, consigliere vinicolo, era appena rientrato da Wuhan, epicentro del coronavirus; il professor Malvy, membro del consiglio scientifico francese e capo del servizio malattie infettive e tropicali all'ospedale universitario di Bordeaux, capì subito il rischio epidemico. Il professor Malvy racconta un'esperienza unica, vissuta sotto i riflettori. Era il 23 gennaio 2020, quando tutto cominciò.

Il sudouest.fr riporta di quando chiamò il suo direttore 'Gestione del rischio' al CHU. "Mi odierete per la paura e la pressione che vi porto", disse. Voleva lasciar intendere: "Sarà qualcosa di molto, molto forte per il nostro ospedale universitario, per il Paese. E accadrà di nuovo non solo nel sud-ovest, non solo in Francia, non solo in Europa .."

"La gestione dei primi pazienti è stata davvero rigorosa sotto tutti i punti di vista - racconta Malvy -Abbiamo messo delle guardie davanti alle loro stanze perché c'erano persone che arrivavano dappertutto. Chiedevamo loro: 'Ehi, non ti conosco, sei un dottore? Sì, sì, sono un dottore. Dove? Di sopra ... Ma non ti ho mai visto!" E poi questi scompariva... ". Dopo si sarebbe scoperto che il virus circolava già prima di quel 23 gennaio in Europa, e anche in Francia dove già a metà novembre alla periferia di Parigi, Bondy, c'era un malato.

NICOLAS TUCAT/AFP or licensors
Il professor Denis MalvyNICOLAS TUCAT/AFP or licensors

Oggi è passato un anno e, lo vediamo chiaramente con il numero di contaminazioni giornaliere, siamo lontani dalla fine dell'epidemia. Ma Denis Mavy vuole essere ottimista, "si vede una luce in fondo al tunnel", dice, ma la strategia d'attacco non può risolversi nei test:

Penso che abbiamo bisogno di continuare a costruire, dobbiamo lavorare su 'testare - tracciare - isolare'. Non stiamo andando abbastanza bene. Non basta fare test, averne molti e implementarli, non è così che si risolve l'intera strategia
Denis Malvy
infettivologo, ospedale universitario di Bordeaux

Malvy parla di un "dopo" dove un Covid addomesticato e vaccinato sarà vissuto "come una malattia stagionale" simile all'influenza, al punto da essere trascurabile. Fino alla prossima epidemia.

Un nuovo confinamento in Francia? "Necessario per ripartire poi"

Alle soglie di un probabile nuovo confinamento, il terzo per la Francia, Malvy si dichiara favorevole a nuove restrizioni. "Il contenimento è necessario per permetterci di ripartire e riprenderci a fine primavera-estate con tutta la Francia che vuole mettersi al lavoro", ha dichiarato a Franceinfo.

Il confinamento è necessario per permetterci di ripartire e riprenderci a fine primavera-estate con tutta la Francia che vuole mettersi al lavoro
Denis Malvy
infettivologo, ospedale universitario di Bordeaux

E il vaccino? Il professor Malvy lo considera uno strumento necessario ma non sufficiente. Sottolinea l'importanza delle misure di barriera: indossare una maschera e distanza fisica.

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