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Scoperto un microbo che impedisce alle zanzare di trasmettere il parassita della malaria

Malaria Mosquitoes
Malaria Mosquitoes Diritti d'autore Jacquelyn Martin/AP2009
Diritti d'autore Jacquelyn Martin/AP2009
Di Marta Rodriguez Martinez
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Una ricerca che potrebbe essere decisiva. Nel 2018, stima l'OMS, ci sono stati 228 milioni di casi di malaria nel mondo e 405mila morti. Dal 2014 non ci sono stati significativi passi avanti.

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Un gruppo di scienziati di Regno Unito e Kenya ha scoperto che un microbo simbiotico che si trova naturalmente in uno dei più importanti vettori della malaria nell'Africa subsahariana e può impedire alle zanzare di trasmettere il parassita dell'infezione.

Lo studio, pubblicato lunedì dalla rivista Nature, è "un primo, ma critico passo verso un nuovo modo di controllare la malaria", le parole a Euronews di Jeremy K. Herren, uno degli autori e ricercatore del Centro Internazionale di Fisiologia ed Ecologia degli Insetti. 

Cos'è questo microbo simbiotico?

Si tratta di una microsporidia, un lontano parente dei funghi, che vive in un altro organismo, spiega Herren. "Molti di loro causano malattie agli insetti, ma questo in particolare ha scelto di non causare danni evidenti alla zanzara che lo ospita".

Quando questi parassiti sono associati in modo stabile ai loro ospiti, tendono a migliorare la propria sopravvivenza aiutando al contempo anche i loro ospiti a sopravvivere.

Questo particolare microbo "si trasmette attraverso generazioni di zanzare, il che probabilmente spiega perché ha scelto di 'aiutare' piuttosto che 'danneggiare' la zanzara ospite", aggiunge Herren.

Quanto è importante questa scoperta?

Herren dice di aver dimostrato che il germe può rendere le zanzare "resistenti alla malaria" e che ha un effetto "estremamente forte" nel bloccare la trasmissione dell'infezione.

"Il secondo passo è quello di aumentare i livelli del microbo nelle zanzare, e sarà la parte più difficile. Ma è molto incoraggiante vedere quanto questo microbo sia contagioso", aggiunge. "La sua capacità di diffondersi da una zanzara madre alla sua prole è una caratteristica incredibilmente potente".

Herren aggiunge che sono allo studio altri modi di diffusione tra le zanzare, come il rilascio di spore.

Quando e come questa ricerca potrà trovare applicazione per fermare la diffusione della malaria?

"Usare un organismo vivente per la prevenzione/trattamento non è una novità, ma richiede che prima si risponda a molte domande", dice Morgan Gaïa, ricercatore post-dottorato al CEA - Genoscope. 

"C'è un altro potenziale ospite per il parassita che potrebbe diffonderlo fuori controllo? Qual è il meccanismo di controllo della malaria attraverso questa infezione parassitaria? Sarebbe possibile e/o più sicuro imitarlo piuttosto che utilizzare il parassita nella sua interezza? Come si diffondono i parassiti? L'infezione con questo parassita ha altri effetti che potrebbero essere negativi? Tutte le zanzare che trasportano Plasmodium sono sensibili a questo parassita? L'infezione persisterà nel tempo?".

"Forse la risposta ad alcune di queste domande è già stata trovata, ma non è una decisione banale, e probabilmente ci vorrà del tempo", aggiunge. "Tuttavia, l'inizio sembra molto promettente".

Il gruppo di scienziati sta attualmente studiando l'epidemiologia del microbo nelle popolazioni di zanzare in cattività. Si tratta di una seconda fase della ricerca che proseguirà fino alla fine del 2021.

"Questo ci permetterà di capire i percorsi e i tassi di diffusione. A quel punto potremo progettare una strategia", ha detto Herren. "Ciò che è molto incoraggiante è che si tratta di un microbo naturale già presente in alcune popolazioni di zanzare in Africa e quindi c'è un rischio molto più basso associato alla sua diffusione rispetto all'introduzione di un agente estraneo".

"Credo che, se tutto andrà bene, potremmo avere qualcosa di utile in un tempo relativamente breve", conclude il ricercatore.

Una ricerca critica per l'Africa

Nel 2018, stima l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ci sono stati 228 milioni di casi di malaria nel mondo e 405mila morti. Per contestualizzare questo dato, dall'inizio dell'epidemia di Covid-19, più di cinque mesi fa, i casi in tutto il mondo sono stimati a oltre 3 milioni, e i morti in oltre 250mila. 

Tuttavia, l'incidenza della malaria è sproporzionata rispetto a quella del Covid-19. Nel 2018, l'Africa ha registrato il 93% dei casi di malaria e il 94% dei decessi.

"La pressione della malaria rimane un grosso ostacolo allo sviluppo economico in molte regioni dell'Africa subsahariana", dice lo studio, giustificando l'importanza di nuove strategie per rallentare la progressione della malattia. "Negli ultimi 15 anni, le campagne di distribuzione a tappeto di zanzariere trattate con insetticidi hanno ridotto i casi di malaria di circa il 40%. Tuttavia, i progressi si sono bloccati; tra il 2014 e il 2016 l'incidenza globale è rimasta sostanzialmente invariata".

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