Alla grave crisi economica si aggiunge la paura del coronavirus che ha già contagiato 700 persone, una malattia a cui il Paese non è in grado di fare fronte. Negli scontri, un morto a Tripoli, un giovane di 26 anni
La capitale del Libano ha passato un martedì nero percorsa da manifestazioni e scontri con le forze dell'ordine. Come a ottobre, il popolo protesta contro il carovita e la corruzione, ma ora la situazione è aggravata dal coronavirus e dal deprezzamento della lira libanese scambiata agli sportelli di cambio con un rapporto di oltre tremila a uno con il dollaro rispetto al tasso ufficiale di 1.507,5 lire per un dollaro. Atti vandalici contro le banche ci sono stati anche a Tiro e a Sidone questo lunedì.
Poi Beirut è scesa in piazza, ma dopo Tripoli, che si è infiammata prima. Qui un giovane manifestante sottolinea che il governo non capisce la rabbia della gente: "Quello che succede è perché la gente è affamata e esprime il suo malessere, ma il governo sta cercando di reprimere tutto".
Tante persone sono tornate in piazza spesso anche durante l'inverno. Ma è a Tripoli che, a inizio settimana, c'è stata una recrudescenza di violenza.
Il primo ministro ha detto di stare dalla parte dei manifestanti che è stato ostacolato nella sua opera di repulisti anti-corruzione, ma intanto negli scontri si contano 40 feriti e un morto, un giovane di 26 anni a cui ha sparato l'esercito, a Tripoli, lunedì.
La crisi economica nel Paese è senza precedenti: il Libano ha un debito pubblico di oltre 90 miliardi di dollari, pari al 170% del PIL, e oltre il 40% della popolazione sarà presto al di sotto della soglia di povertà.
In queste condizioni nessun confinamento è possibile ma l'epidemia di coronavirus ha già fatto 700 morti.