La disputa Turchia-Cipro-Ue sulle trivellazioni, spiegata

La disputa Turchia-Cipro-Ue sulle trivellazioni, spiegata
Diritti d'autore Nave trivella Yavuz scortata dalla fregata militare turca TCG Gemlik (F-492) al largo della costa di Cipro - REUTERS/Murad Sezer/File Photo
Diritti d'autore Nave trivella Yavuz scortata dalla fregata militare turca TCG Gemlik (F-492) al largo della costa di Cipro - REUTERS/Murad Sezer/File Photo
Di Caroline MortimerLauren Chadwick, Ansa
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Cosa sta succedendo al largo delle coste di Nicosia e perché l'Unione Europea ha deciso di sanzionare Ankara

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I ministri degli Esteri dell’Ue hanno deciso di imporre sanzioni al governo di Ankara non per l’aggressione ai curdi ma per le trivellazioni illegali nella zona economica esclusiva di Cipro. Ora la palla passa al Consiglio europeo che deciderà se applicare "un regime quadro di misure restrittive nei confronti delle persone fisiche e giuridiche responsabili o coinvolte nell'attività di trivellazione illegale di idrocarburi nel Mediterraneo orientale". 

Dopo aver incontrato il presidente cipriota Nicos Anastasiades, Tusk ha fatto scrivere in un comunicato in cui si legge che le trivellazioni "non minano solamente gli sforzi recenti di riaprire i negoziati sugli insediamenti a Cipro, ma anche le relazioni di buon vicinato tra la UE e la Turchia".

Per Ankara, la questione delle trivellazioni a Cipro è legata a doppio filo con quella dell'operazione militare in Siria, tanto è vero che, all'indomani dell'annunciata intesa tra Bashar al Assad e i curdi per frenare l'incursione turca nel nord-est della Siria, Recep Tayyip Erdogan ha definito la presa di Kobane "un passo vitale quanto l'operazione a Cipro del 1974".

Con la scusa di una esercitazione della marina locale, il governo di Macron ha mandato due fregate a Larnaca per dimostrare la volontà di non cedere un miglio alle pretese petrolifere turche. 

Da quando una delle più importanti riserve di gas naturale al mondo è stata scoperta al largo di Cipro, l'isola è al centro degli interessi dei giganti degli idrocarburi. Una situazione che influisce sui delicati negoziati per la riunificazione, scrive Balcani Caucaso.

Qui la mappa delle zone di sfruttamento delle riserve di gas

Scambio di accuse tra le diplomazie

Il ministero degli affari esteri turco ha reiterato settimana scorsa la volontà di lanciare nuove operazioni di perforazione "all'interno della piattaforma continentale della Turchia" al largo delle coste meridionali di Cipro. Ankara ritiene si tratti di trivellazioni legali perché effettuate nelle acque territoriali della parte settentrionale di Cipro, invasa dalla Turchia nel luglio 1974, e non riconosciute da nessun paese tranne Ankara. 

La diplomazia turca, come si legge in questo comunicato, non riconosce gli accordi per la concessione di nuove licenze per la ricerca e lo sfruttamento di idrocarburi concessi alla francese Total e all'italiana Eni. Una sezione, il blocco sette, secondo Ankara è parte della piattaforma continentale turca. 

Il ministero degli affari esteri turco in una dichiarazione ha affermato di non riconoscere i premi assegnati alle aziende francesi ed italiane da Cipro per l'esplorazione di idrocarburi: una parte rientrerebbe nella piattaforma continentale della Turchia. 

In un comunicato congiunto, Cipro, Grecia e Egitto hanno accusato la Turchia di violare le leggi internazionali con le sue operazioni di perforazione. A luglio, la UE ha deciso di ridurre i finanziamenti alla Turchia per il 2020 di 145.8 milioni di euro proprio in seguito alle trivellazioni al largo delle acque cipriote.

Il presidente cipriota Nicos Anastasiades e quello del Consiglio europeo, Donald Tusk, durante la conferenza stampa di Nicosia - REUTERS/Yiannis Kourtoglou/Pool

Il riepilogo della vicenda

Nel maggio scorso, la Turchia ha inviato una prima nave per effettuare sondaggi per pozzi petroliferi al largo di Cipro; una mossa pesantemente condannata dalla UE dopo le pressioni di Cipro e della Grecia. A giugno, i leader europei hanno anche diffuso una dichiarazione formale in cui si legge che le trivellazioni in Turchia sono "illegali" e che i paesi UE erano "pronti a rispondere di conseguenza". Nello stesso mese, Erdogan ha inviato una seconda nave da perforazione, la Yavuz, per cominciare a trivellare il pozzo Karpaz-1 nella base vicina a Karpasia, nel nord-est dell'isola, ad una profondità di 3.300 metri. "Completerà il suo obiettivo in 3 mesi". Erdogan non muta di un centimetro la sua strategia e punta anche a perforare nel blocco 7 dove operano Eni e Total.

Breve storia di Cipro

Nel 1570, l'isola di Cipro, prevalentemente di lingua greca, passò sotto il controllo dell'Impero Ottomano. Nel corso dei secoli, molti turchi si sono stabiliti sull'isola facendo crescere i ranghi della già consistente comunità turco-cipriota. Nel XIX secolo, però, l'Impero Ottomano ormai in declino concesse l'amministrazione di Cipro al Regno Unito. Quando Cipro ottenne l'indipendenza nel 1960, la comunità di lingua greca costituiva circa tre quarti della popolazione ma la minoranza di ciprioti di lingua turca era consistente. Nei 14 anni che hanno preceduto il colpo di stato del '74, le relazioni tra i due gruppi sono andate via via peggiorando, con episodi di violenza tra gruppi nazionalisti.

Cosa è successo nel 1974

Nel luglio 1974 la giunta militare che all'epoca governava la Grecia organizzò un colpo di Stato così da poter annettere Cipro alla Grecia. In tutta risposta, l'esercito turco invase l'isola e conquistò la città settentrionale di Kyneria, il corridoio settentrionale tra Kyneria e la capitale Nicosia e lo stesso quartiere turco di Nicosia. Dopo tre giorni, la giunta militare greca capitolò e venne istituita ad Atene la terza Repubblica Ellenica. A Nicosia assunse la presidenza il politico greco-cipriota Glafcos Clerides mentre l'esercito greco si ritirava dall'isola. 

In seguito al fallimento dei negoziati di pace a Ginevra, la Turchia invase nuovamente l'isola il 14 agosto annettendo le città di Morphou, Karpass, Famagosta e Mesaoria, oltre a mantenere il territorio conquistato durante la prima operazione militare. Alla fine venne dichiarato un cessate il fuoco sostenuto dall'ONU con l'istituzione di una una zona cuscinetto lungo il paese, valida ancora oggi. 

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Qual è lo status di Cipro del Nord, ufficialmente Repubblica Turca di Cipro del Nord

La Turchia riconosce la repubblica auto-proclamata; non lo fa la comunità internazionale. Cipro del Nord occupa circa il 36 per cento del territorio dell'isola. Le Nazioni Unite la riconoscono come territorio della Repubblica di Cipro attualmente sotto l'occupazione turca. 

Cipro e la Turchia non intrattengono relazioni diplomatiche formali dal 1974.

Ritorniamo alle esplorazioni offshore

La controversia nasce dal fatto che la zona in cui la Turchia sta inviando le navi da perforazione si trova proprio al largo della costa settentrionale dell'isola.

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Cipro e la UE ritengono che il nord faccia parte della Repubblica di Cipro e che le acque circostanti facciano parte della zona economica esclusiva (ZEE): questo significa che i paesi UE hanno il diritto esclusivo di pescarvi, trivellare e svolgere altre attività economiche.

Tuttavia, poiché la Turchia riconosce l'indipendenza di Cipro del Nord, con una sua propria ZEE, Ankara afferma di avere il diritto di praticarvi attività di trivellazione. Il ministro dell'Energia, Fatih Donmez, ha affermato che "la Turchia continuerà ad operare nella propria piattaforma continentale e nelle zone dove la Repubblica Turca di Cipro del Nord ha concesso la licenza alla Turkiye Petrolleri senza fermarsi".

Ha aggiunto che gli accordi unilaterali conclusi tra Cipro e i paesi regionali che tentano di "rubare" i diritti della Turchia e dei turco-ciprioti non hanno "validità legale".

I problemi, al riguardo, sono di due ordini, scrive Analisidifesa.it. "da un lato, il fatto che la materia dei confini marittimi esula dalle attribuzioni dell’Ue ed è invece di esclusiva competenza degli Stati interessati che, in caso di disputa, devono far ricorso ai mezzi di risoluzione delle controversie, astenendosi dall’uso o minaccia della forza. Dall’altro, cautela vorrebbe che gli Stati in pendenza di una disputa, non concedano licenze offshore nelle zone disputate e che le società concessionarie, per parte loro, sospendano l’operatività delle concessioni"

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