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L'importazione di soia dal Brasile contribuisce alla deforestazione

L'importazione di soia dal Brasile contribuisce alla deforestazione
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Di Guillaume Petit
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Cresce la produzione per far fronte alle esigenze del settore zootecnico in Europa

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Se l'Amazzonia brucia una parte di responsabilità è anche francese: durante il G7 di Biarritz, l'ammissione di Emmanuel Macron ha sollevato la questione: dal Brasile, la Francia importa soia, le cui coltivazioni contribuiscono alla deforestazione. Un business legato ai mangimi per gli allevamenti di bestiame. Per dar da mangiare alle sue "signore", come chiama lui le sue mucche, Alexandre Armel prepara, ad esempio, due volte al giorno una miscela di fieno, cereali e soia.

"È un mangime a un prezzo molto ragionevole - dice l'agricoltore - e la soia ha un alto livello proteico, che permette un rapido ingrasso degli animali".

L'analisi di Guillaume Petit per Euronews: "La Francia importa la soia principalmente dal Brasile, soprattutto per nutrire gli animali. Di conseguenza, per soddisfare la domanda proveniente dall'Europa e dalla Cina, alcuni agricoltori brasiliani bruciano gli appezzamenti forestali per coltivarla, contribuendo alla deforestazione dell'Amazzonia".

Ma l'autarchia produttiva è lontana: per diventare autosufficiente, l'Europa avrebbe bisogno di una superficie coltivabile enorme. Il settore zootecnico in Europa dipende dunque in misura significativa dalla produzione di Paesi terzi. "Se volessiomo raggiungere i 15 milioni di ettari, necessari per produrre i semi di soia che importiamo dai paesi dell'America Latina, significherebbe avere a disposizione un'area più grande di Austria, Belgio e Slovenia insieme", spiega Marco Contiero di Greenpeace Europa.

Nel frattempo, ogni anno, 33 milioni di tonnellate di semi di soia vengono importati in Europa dal Brasile o dagli Stati Uniti. Una dipendenza che risale agli accordi commerciali firmati negli anni '60, che hanno limitato la superficie coltivata a soia in Europa, per concentrarsi sui cereali. Secondo la COPA-COGECA, federazione di associazioni agricole con sede a Bruxelles, gli accordi sollevano interrogativi sugli standard sanitari:" È davvero importante per noi che non si possano importare materie prime e cibo prodotti con modalità che qui in Europa non sono permesse", dice Pekka Personen, segretario generale della COPA-COGECA.

Ma ci sono attività che hanno puntato sulla coltivazione della soia: vicino a Chalon-sur-Saone, Lionel Borey la coltiva da più di 10 anni. Continua anche a produrre cereali, altrimenti la sua attività non sarebbe molto redditizia. Ma, secondo lui, produrre soia in Europa ha il vantaggio di prevenire in parte la desertificazione e di garantire il rispetto degli standard sanitari: "Intanto - dice - non si tratta di ogm, si produce tutto senza glifosato e, quindi, il raccolto richiede meno prodotti chimici, rispetto alla soia brasiliana".

Nel 2018, la Commissione europea ha promesso di sostenere i produttori nell'ambito della futura Politica Agricola Comune e il dossier potrebbe essere inserito nell'ordine del giorno della nuova Commissione. Nel frattempo, i vegani suggeriscono di smettere di mangiare carne. Ma, a dispetto del suggerimento eco-salutare, il consumo di carne in Europa è lontano dall'essere in calo.

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