I titoli dei media inglesi sono di questo tenore: "Alcuni bambini non mangiano per due giorni"; "Affaticati, affamati e umiliati: i bambini poveri smettono di imparare"; oppure "Gli alunni poveri hanno così tanta vergogna dei vestiti consumati da non andare a scuola"
Il sistema scolastico nel Regno Unito è afflitto dalla piaga della povertà come ai tempi di Dickens. Lo denuncia un sindacato del settore dell'istruzione britannico: più della metà dei suoi membri dichiara che gli studenti hanno sofferto i morsi della fame (57%) oppure versano in cattiva salute (50%) a causa della mancanza di risorse economiche. Più di un terzo (35%) degli insegnanti ha ammesso che i propri studenti sono stati vittime di bullismo proprio a causa di questa situazione.
La povertà, come dimostrato da diversi studi, ha un impatto significativo anche sull'apprendimento. Per restare al sondaggio effettuato in Gran Bretagna, il 78% degli studenti provenienti da famiglie di limitate possibilità economiche mostra segni di affaticamento, il 76% scarsa concentrazione e il 75% degli alunni ha problemi comportamentali.
La povertà lascia un segno anche nei nostri geni
Le cifre sono emerse da un'inchiesta effettuata dal sindacato National Education Union su 8.674 professori ed educatori nel Regno Unito tra il 28 marzo e il 3 aprile 2019. La pubblicazione è stata effettuata alla vigilia della conferenza nazionale di Liverpool.
Solamente il 2% degli insegnanti ha notato miglioramenti dal 2016 in avanti: "il divario è chiaramente aumentato", ha detto uno degli insegnanti.
Il riferimento all'epoca di Dickens lo si trova nel commento del segretario generale, Mary Bousted, che a fine 2018 aveva parlato di "immagine dickensiana della povertà [nel sistema scolastico britannico]" e di governo incapace di ammettere la realtà delle cose_,_ "avendo perso contatto con la realtà della vita quotidiana dei suoi bambini".
I titoli dei media inglesi sono di questo tenore: "Alcuni bambini non mangiano per due giorni" (Sky News); "Affaticati, affamati e umiliati: i bambini poveri smettono di imparare" (The Guardian); oppure "Gli alunni poveri hanno così tanta vergogna dei vestiti consumati e della mancanza di attrezzatura da saltare scuola, dicono gli insegnanti"(The Independent).
Nadhim Zahawi, ministro per l'infanzia e la famiglia del governo May, ha risposto che "affrontare il disagio sociale sarà sempre una priorità per questo esecutivo. L'occupazione è a livelli record e i salari superano l'inflazione, ma sappiamo che alcune famiglie hanno bisogno di più aiuto".
Dalla spesa nel settore dell'educazione (-8% in termini reali tra il 2009 e il 2018 secondo il think tank Fiscal Studies, nel Regno Unito) alle politiche sociali, sono tanti i fattori che contribuiscono a dipingere un quadro così desolante.
Se dovessimo prendere un solo parametro per fare un raffronto con quanto avviene nel resto d'Europa, potremmo scegliere uno dei più significativi: il rischio di povertà e di esclusione sociale a livello infantile. Secondo i dati Eurostat 2016, nella Ue28 più di un bambino su quattro sotto i 17 anni (26,4%), ovvero circa 25 milioni di potenziali studenti, è a rischio di povertà o di esclusione sociale.
Nell'anno 2017, la percentuale dei bambini o adolescenti a rischio nel Regno Unito ha fatto registrare il 27.4%, in Italia del 32.1% (in aumento rispetto al 2010).