L'UE chiede che il Regno Unito comunichi le sue scelte.
Brexit o non Brexit: le paludi di Westminster.
Dopo il no della Camera dei Comuni alla bozza di accordo Brexit rinegoziata da Theresa May, si discute al Parlamento Europeo e a Westminster.
Nel Regno Unito il nuovo voto deciderà sull'ipotesi di uscire o meno dall'Unione Europea senza accordo. Il rigetto del "no deal", se dovesse verificarsi, potrebbe portare alla richiesta di una proroga.
Il passaggio dell'accordo contestato è sempre lo stesso e riguarda i rischi di un backstop prolungato. Non piace ai parlamentari britannici il meccanismo automatico che garantirà un’unione doganale di emergenza tra Irlanda e Irlanda del Nord in caso di un mancato accordo formale tra Unione europea e Regno Unito dopo il 29 marzo.
Le reazioni a Strasburgo.
Michel Barnier, capo negoziatore per la Brexit della Commissione Europea, ha sollecitato il Regno Unito a comunicare qual è la sua scelta e cosa vuole per regolare i futuri rapporti con l'UE.
Guy Verhofstadt, coordinatore Brexit del Parlamento europeo, ha escluso la possibilità di concedere una proroga senza prima avere chiara qual è la posizione della maggioranza alla Camera dei Comuni.
A Strasburgo il leader populista britannico, nonché parlamentare europeo, Nigel Farage, ha denunciato la compromissione dei rapporti: "Ne abbiamo abbastanza - ha detto Farage - abbiamo visto l'astio ringhioso verso il nostro paese di Verhofstadt, l'intransigenza burocratica di Barnier, il flusso costante di insulti che arriva da Tusk e siamo tutti d'accordo: non vogliamo essere governati da voi".
Quali possibilità restano.
Lo stallo però perdura. Senza il via libera all'accordo e nell'ipotesi venga scongiurato il no-deal, le opzioni che restano sono poche: proroga o governo d'emergenza.
"Il problema può essere risolto solo nel Regno Unito" - ha commentato il capo negoziatore Barnier, ma quel che succederà resta un'incognita.