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Una mano bionica sempre più "intelligente"

Una mano bionica sempre più "intelligente"
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Di Loredana Pianta
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Accarezzare un gatto: un'esperienza sensoriale che una paziente pensava di aver perso per sempre dopo un infortunio sul lavoro che le aveva portato via la mano. La ricerca, con una protesi, le ha restituito un po' di quell'emozione

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Recuperare il tatto nei pazienti che hanno perso un arto. La ricerca in materia di neuroprotesi e bionica fa un ulteriore passo in avanti.

Prima Almerina Mascarello, poi Loretana Puglisi. Sono le donne che hanno testato per sei mesi una mano bionica, capace di restituire il senso in molta di quella varietà percettiva propria di un arto in carne ed ossa. Gli impianti sono stati effettuati al Policlinico Gemelli di Roma.

C'è molta Italia in questo studio, in prima fila l'Istituto di Biorobotica della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa. Nel team scientifico anche Giacomo Valle, che spiega: "La nuova sfida delle protesi di mano è quella di recuperare non solo una presa controllata e stabile, ma anche una sensazione il più possibile comparabile con quella di un arto sano".

I ricercatori, il cui lavoro è stato pubblicato sulla rivista Neuron, hanno creato un codice che trasmette al sistema nervoso le informazioni sensoriali in una maniera ancora più naturale.

Per la signora Loretana ha significato recuperare una sensibilità che, a causa un infortunio sul lavoro, pensava di aver perso per sempre. Come l'emozione di accarezzare il pelo di un gatto.

Racconta: "Per qualche mese ho avuto la possibilità di compiere delle azioni che altrimenti non avrei potuto fare, e controllando in prima persona il movimento di una mano, con sensazioni estremamente naturali"

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