Mediterraneo, ecco i piloti salva-migranti: il perché di una scelta

Mediterraneo, ecco i piloti salva-migranti: il perché di una scelta
Di Roberto Alpino
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Da qualche settimana, questi due piloti transalpini (che hanno speso i propri soldi per comprare un velivolo) volano sulle acque del Mediterraneo in cerca di imbarcazioni di migranti che poi segnalano al soccorritori

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Da alcune settimane, questi piloti volontari transalpini decollano quotidianamente sulle acque del Mediterraneo per aiutare a salvare i migranti alla deriva.

Euronews, che aveva tenuto a battesimo il volo inaugurale lo scorso 2 maggio, ha intervistato i due, che hanno speso i propri soldi per comprare un aereo e pattugliare le acque libiche in cerca di imbarcazioni di migranti che poi segnalano ai soccorritori.

José Benavente, uno dei piloti, spiega perché hanno deciso di acquistare un aereo.

"Abbiamo consultato le ONG che operano in quest'area e gestiscono le navi di soccorso, sappiamo che a volte piccole imbarcazioni per i rifugiati possono affondare a poche centinaia di metri dalle loro navi e non essere individuate, perché il mare è piatto e le barche non hanno il radar: se queste barche non vengono prontamente aiutate, sono destinate ad affondare.

Dato che le barche sono destinate in poche ore a rimanere senza benzina in mare, andranno alla deriva e, poiché la maggior parte delle volte sono solo gommoni, cominceranno a perdere aria.

Sappiamo che oggi questa parte del Mediterraneo è diventata il più grande cimitero di rifugiati al mondo".

"A volte ci viene chiesto di salvare direttamente queste persone con il nostro aereo- dice invece l'altro pilota, Benoit Micolon- : planare vicino a loro sull'acqua, lanciare le provviste, giubbotti di salvataggio, cose così, ma la nostra missione è quella di osservare e riferire dell'arrivo di imbarcazioni, per far sì che le persone vengano salvate il prima possibile".

Si tratta di un supporto che sinora mancava nel Mediterraneo e che potrebbe risultare determinante per far scendere il numero di morti: solo dall’inizio di quest’anno, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, infatti, sono oltre seicento le persone non sopravvissute alla traversata.

Nello stesso periodo del 2017 erano stati registrati 1091 decessi.

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