I tentacoli della criminalità organizzata italiana sulla scena internazionale

I tentacoli della criminalità organizzata italiana sulla scena internazionale
Diritti d'autore Bratislava, foto di Jan Kuciak e della sua ragazza Martina Kusnirova assassinati dalla criminalità organizzata REUTERS/Radovan Stoklasa
Di Simona Zecchi
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Riciclaggio, traffico di stupefacenti, corruzione sui fondi europei. Attraverso il profilo storico di un ex Boss della Banda della Magliana il magistrato Otello Lupacchini, che la Banda la sgominò, fa un quadro inedito che arriva fino alla Slovacchia, fino ai nostri giorni

PUBBLICITÀ

C'è una storia che passa indomita fra le strade insieme fastose e nascoste della Capitale e quelle esotiche del Brasile: è la storia dell'ex boss della Banda della Magliana, Fausto Pellegrinetti che, a partire dalla storica "Operazione Colosseo" condotta a fine anni 80 dal magistrato Otello Lupacchini (oggi Procuratore Generale della Corte d'Appello di Catanzaro) in cui la Banda della Magliana vide arrestata la propria corsa criminale, arriva fino ai castelli della Slovacchia, oggi al centro come non lo è mai stata prima d'ora di un grosso vortice mediatico-giudiziario, seguito alla morte del giornalista investigativo Jan Kuciak (e della sua fidanzata). Fatto che ha determinato il coinvolgimento della 'ndrangheta nell'omicidio e le dimissioni del premier Robert Fico.

Lupacchini ci accompagna, in questa intervista esclusiva, in un excursus criminal-imprenditoriale che arriva fino ai giorni nostri e che passa anche dalle mani allungate della criminalità organizzata italiana sui Fondi pubblici europei fino ad arrivare a un'analisi su quanto appena accaduto in Slovacchia. La morte del giornalista ha una stretta analogia - sottolinea il Procuratore - con quanto è accaduto a Daphne Caruana Galizia, la giornalista d'inchiesta e blogger maltese eliminata lo scorso ottobre 2017 con un'autobomba davanti alla propria abitazione. La ferocia della organizzazione si sposta dunque anche fuori i confini italiani, quando ormai i traffici mossi dalla stessa e i capitali da essi generati hanno invaso il mondo intero.

L'ultima azione eclatante e feroce della criminalità organizzata calabrese all'estero non si registrava che nel 2007 quando a Duisburg, in Germania, si compie una strage tutta interna alle 'ndrine di San Luca, roccaforte dei mammasantissima calabresi. Ora però il raggio d'azione si sposta verso chi mette il naso nei ricchi affari che possono provenire da investimenti europei.

E' un excursus che qui compiamo attraverso il profilo dell'ex boss della Banda della Magliana Fausto Pellegrinetti di recente estradato dalla Spagna dopo oltre 20 anni di latitanza. Anche di questa "strana" latitanza ci parla Lupacchini.

La carriera di Pellegrinetti acquista un risvolto tutto internazionale con la operazione Green Ice del 1992 (a cui seguirà poi la operazione Malocchio) in cui Pellegrinetti e i suoi sodali intrecciano rapporti e traffici con i cartelli colombiani. Della organizzazione facevano parte anche i corleonesi di Riina, i calabresi Piromalli e i camorristi del boss Alfieri.

A dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la Cosa Nuova di cui oggi parlano i magistrati di Reggio Calabria - ovvero quella consorteria che vede unite diverse organizzazioni mafiose con l'avvallo e la complicità di altri settori - ha radicamenti ben precedenti.

Lo stupefacente, secondo quanto riportano le cronache del tempo, veniva venduto sui mercati statunitensi ed europei (Italia compresa) mentre il denaro veniva lavato per poi rientrare in Colombia, con l'aiuto di uno dei responsabili dei servizi segreti di quel Paese. Fausto Pellegrinetti era stato arrestato a Roma nel marzo 1977 e poi rinviato a giudizio con altri tra cui esponenti del clan dei Marsigliesi (clan che prima della banda della Magliana ha imperversato per le strade della capitale) con i quali condivideva sequestri di persona e introiti, prima della diffusione della cocaina.

Lupacchini ci accompagna, attraverso la storia di Pellegrinetti, nei gangli del potere criminal-imprenditoriale internazionale che arriva, carico di violenza, fino ai nostri giorni.

**Lupacchini parla del nuovo processo sulla strage di Bologna. **

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Le mutazioni genetiche della criminalità in pandemia

Arrestato Santo Vottari, boss della ndrangheta, coinvolto nella strage di Duisburg

Strage del Sinnai, Beniamino Zuncheddu assolto dopo 33 anni: "La fine di un incubo"