Referendum: polemiche, sorprese e colpi bassi della campagna elettorale

Referendum: polemiche, sorprese e colpi bassi della campagna elettorale
Di Euronews
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È stata una campagna referendaria ricca di colpi bassi, veri o presunti: di polemiche comunque.

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È stata una campagna referendaria ricca di colpi bassi, veri o presunti: di polemiche comunque.

Alle contestazioni sulla presenza mediatica del capo del governo e su un presunto squilibrio a favore del fronte del “Si”, o piuttosto a una contestazione del modo di stimare gli spazi di parola, si accompagna la polemica sulle spese della campagna referendaria, che è stata fatta con i tradizionali poster e volantini, ma anche con gli spot sui tabelloni nelle stazioni ferroviarie.

Ultima in ordine di tempo l’accusa, rivolta anche in questo caso al fronte del “Si”, di aver violato il giorno di riflessione con una campagna pubblicitaria su Google. Ovviamente l’accusa viene da chi ha più militato per il “No”, in particolare Il Giornale di Berlusconi.
Vi si riporta l’argomentazione di una deputata, Debora Bergamini, che digitando “Berlusconi referendum” è incappata nell’annuncio contestato.

Si tratta effettivamente di una pubblicità pagata dal comitato per il “Si”, e non può essere stata avviata prima del 2 dicembre perché riprende un articolo di quel giorno comparso su Libero. Lo riprende integralmente, ma è una piccola parte di un’intervista rilasciata al Foglio.

A questa testata Berlusconi ha spiegato le ragioni del voto contrario al referendum, la dinamica della riforma fino alla rievocazione del patto del Nazareno, ed ha poi detto che se non fosse stato rotto quel patto probabilmente Forza Italia avrebbe appoggiato la riforma. Questa parte è stata ripresa nell’annuncio del Comitato per il Si. Sembra in effetti un link a un normale articolo, ma è pubblicità referendaria. Compare nel giorno protetto del 3 dicembre, ma potrebbe essere stata avviata il 2, lo stesso giorno in cui è comparso l’articolo ripreso.

Ed è comparso anche un articolo su La Repubblica, che riferisce delle polemiche interne al PD sul modo di usare Berlusconi per la campagna del Si.

Andando indietro di poco nella calda giornata di polemiche, ci imbattiamo in uno strano manifesto con riferimenti nazisti affisso nottetempo e non si sa da chi in alcuni quartieri di Roma.

Ne riferisce l’ADN Kronos, che nota come il manifesto sia stato affisso intorno a quello di CasaPound che mostrava Renzi e invitava a votare “No” (ma il No era posto sulla bocca del Presidente del Consiglio, e sotto si leggeva: “fallo piangere”).
Non si sa chi abbia affisso quei manifesti, ma la stessa agenzia nota che il motto nazista è scritto in modo sbagliato (c‘è una “h” di troppo).

Nel frattempo si avviava a graduale spegnimento, ma pronta a una nuova fiammata in caso di vittoria del “Si”, la polemica sul voto degli Italiani all’estero. Da una parte il Ministro dell’Interno, Alfano, si era lasciato andare a una previsione di larga vittoria del “Si” nelle circoscrizioni estere, dall’altra la Lega Nord, con Salvini, aveva più olte parlato di “voti comprati” e di brogli, senza però mai portare fatti concreti. Anche il M5S aveva fatto circolare video sui possibili brogli e la facilità di manipolazione del voto, e polemiche sulla lettera inviata dal Presidente del Consiglio agli Italiani all’estero.

Dopo i ricorsi del costituzionalista Valerio Onida per bloccare il referendum (respinti) e la denuncia all’Agcom presentata dal Comitato per il No perla presunta eccessiva presenza televisiva del fronte favorevole alla riforma, non si sono per ora registrati riverberi giudiziari delle polemiche di cui sopra.

Ma possiamo aspettarceli. Quello che sembra chiaro, per ora, è che questa campagna referendaria ha decisamente polarizzato il Paese, e sembra impossibile una ricucitura, complicata anche dalla personalizzazione di questa consultazione referendaria.
Impossibile forse in altri Paesi, ma non Italia, dove c‘è un’inveterata abitudine ai dibattiti sopra le righe, alla drammatizzazione e alla quotidiana fine del mondo, ma dove è anche più facile che altrove tornare a stringersi la mano.

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