Nagorno-Karabakh, un'enclave esplosiva che minaccia l'Europa

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Di Euronews
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Sophie Claudet: “Valérie perché il Nagorno-Karabakh è una zona che non trova pace?

Sophie Claudet: “Valérie perché il Nagorno-Karabakh è una zona che non trova pace? Cosa c‘è di così importante? Risorse naturali? Un conflitto di lunga data tra cristiani armeni, turchi, e musulmani azeri?

Valérie Gauriat: “Ci sono risorse naturali in Nagorno-Karabakh come l’oro, certo non in quantità sufficienti a giustificare una guerra. Non è uno scontro di religione, azeri musulmani e armeni cristiani hanno convissuto per secoli nella regione. Questo piccolo territorio continua ad essere al centro di interesse perché se il conflitto dovesse davvero degenerare potrebbe influenzare non solo la regione, ma l’intera zona del Caucaso e destabilizzare tutta l’Europa e oltre.”

S.C.: “La Russia ha legami storici con l’Azerbaijan, rapporti con l’Armenia, mentre la Turchia confina con quest’ultima, una bella posta in gioco?”

V.G: “Il quadro è molto complesso: La Russia ha sempre sostenuto l’Armenia, è il suo principale fornitore di armi; dispone di due basi militari, e una confina con la Turchia. Ha un trattato di difesa con l’Armenia, che stabilisce di proteggere il Paese stesso in caso di conflitto. Ma la Russia è anche molto vicina all’ Azerbaijan, gli fornisce armi e questo incide sul bilancio delle casse russe. E’ un modo per garantire la sua influenza sulla regione. Inoltre anche la Turchia vorrebbe ampliare la propria influenza nell’area, nel Caucaso, quindi, non parliamo di una vera e propria guerra, ma di una guerra di potere.”“

S.C.: “La Russia fornisce armi a entrambi i paesi Armenia e Azerbaijan, particolare di non poco conto. Qual è il ruolo della Turchia al di là di un semplice rapporto di sostegno?”

V.G.: “Ci sono diversi legami economici, interconnessioni; c‘è la volontà della Turchia di controllare le rotte energetiche. Infine, e forse cosa più importante, c‘è la volontà di Erdogan di dimostrare che sta sostenendo le minoranze musulmane turche in tutto il mondo e questo è un elemento molto importante per Ankara.”

S.C.: “Quindi per il momento possiamo dire che il conflitto è congelato in qualche modo, non c‘è nessuna prospettiva di pace ma nemmeno un nuova cruenta escalation di violenze?”

V.G.: “Questo potrebbe essere lo scenario e ancora una volta si deve parlare di conflitto congelato. Ci sono stati morti per oltre 20 anni e ci saranno ancora se non si troverà una soluzione”.

S.C.: “Quale potrebbe essere un deterrente considerando le implicazioni regionali di un nuovo conflitto?”

V.G.: “Se venissero coinvolti la Turchia, l’Iran o un qualsiasi altro paese vicino, come la Georgia, allora la situazione potrebbe diventare davvero molto grave e drammatica per l’intera regione, per tutta l’Europa e oltre. Il fattore X che potrebbe svolgere un ruolo decisivo è la personalità dei leader coinvolti: Aliyev in Azerbaijan, Sargsyan in Armenia, Erdogan in Turchia e Putin naturalmente.

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