Giornata Mondiale dell'Aiuto Umanitario, focus su Siria e Yemen

Giornata Mondiale dell'Aiuto Umanitario, focus su Siria e Yemen
Di Michela Monte
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Il 19 agosto 2003 la sede delle Nazioni Unite a Baghdad è presa di mira da un attentato che causa una ventina di morti e un centinaio di feriti. Da allora, Per onorare coloro che sacrificano la vita p

PUBBLICITÀ

Il 19 agosto 2003 la sede delle Nazioni Unite a Baghdad è presa di mira da un attentato che causa una ventina di morti e un centinaio di feriti. Da allora, per onorare coloro che sacrificano la vita per l’impegno umanitario è stata istituita la Giornata Mondiale dell’Aiuto umanitario.
Una commemorazione tristemente attuale visti gli ampi fronti di crisi e guerre in corso nel mondo

La Siria da cinque anni è dilaniata dalla guerra civile. Aleppo, da seconda città del Paese è divenuta l’epicentro dei combattimenti, ma è sempre più dimenticata dal mondo. Spaccata in due, quotidianamente sotto le bombe.

L’inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan De Mistura nel tentativo di arginare la situazione ha chiesto per giovedì una tregua di 48 ore per il soccorso dei civili:

“È un segnale della profonda frustrazione per il fatto che i combattimenti non permettono agli aiuti di arrivare da nessuna parte in Siria. Ad Aleppo, la parte orientale è ancora occupata, mentre quella occidentale rischia di diventarlo”

Sotto pressione delle Nazioni Unite, in un comunicato il ministero russo della difesa ha annunciato che Mosca è pronta ad instaurare una tregua ad Aleppo, con la sospensione dei bombardamenti una volta alla settimana per 48 ore.

L’emissario ha esortato Russia e Stati Uniti, a sostegno rispettivamente di Damasco e dei ribelli ad attenersi all’impegno per la tregua, unica possibilità per soccorrere i civili.

Anche lo Yemen attraversa una crisi di difficile soluzione. Le difficoltà nel far arrivare gli aiuti umanitari restano estreme. Giovedì Medici Senza Frontiere ha annunciato il ritiro del suo personale da sei ospedali dopo il raid aereo che ha causato lunedì 19 morti e 24 feriti.

Si tratterebbe di una misura temporanea, afferma Raquel Ayora, direttrice delle operazioni di MSF:

“Voglio insistere sul fatto che questi ospedali continueranno ad assistere i loro pazienti e la popolazione con personale locale. La situazione è molto complessa ora, ci sono molti, molti bisogni. Spero che tutte le parti che sono coinvolte nel conflitto rispettino le nostre strutture”.

Il raid condotto sulle strutture dell’organizzazione non governativa ha suscitato l’indignazione internazionale. La coalizione araba intende discutere d’urgenza la decisione di abbandonare gli ospedali nel nord del Paese. Secondo Medici Senza Frontiere è la quarta volta che uno dei suoi ospedali viene colpito.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Gaza, intervista al fondatore di Open Arms Oscar Camps: serve cessate il fuoco, aiuti non sono soluz

Gaza, pronto il piano di Netanyahu per l'evacuazione di Rafah. Gli Usa paracadutano altri aiuti

Gaza: cominciato lo scarico di aiuti dalla nave Open Arms: 37 milioni di pasti verso la Striscia