Proteste degli agricoltori, nel mirino (anche) le politiche dell'Ue

Un blocco degli agricoltori francesi nelle autostrade intorno a Parigi, il 29 gennaio
Un blocco degli agricoltori francesi nelle autostrade intorno a Parigi, il 29 gennaio Diritti d'autore Sylvie Corbet/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
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Di Gregoire Lory
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Tra i motivi che scatenano le proteste degli agricoltori in tutta Europa ci sono anche le politiche ambientali dell'Ue e la riduzione dei sussidi comunitari al settore

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La mobilitazione ha toccato 15 Paesi membri negli ultimi 18 mesi con manifestazioni spesso su larga scala: le ultime quelle intorno alle città di Parigi e di Bruxelles, dove i trattori hanno bloccato le reti autostradali.

"Tra il 2003 e il 2023, il valore degli aiuti diretti al settore è diminuito del 37%. In media, nell'Ue, gli aiuti rappresentano più della metà del reddito degli agricoltori"
Luc Vernet
Analista del think tank Farm Europe

Motivi diversi, stesse proteste

Tutto è iniziato dalle proteste nei Paesi Bassi contro il piano del governo di ridurre le emissioni di azoto.) attraverso la riduzione dei capi di bestiame allevati. La stessa politica contestata dagli allevatori Irlandesi e Belgi.

In Romania e Polonia gli agricoltori denunciano le importazioni non tassate di cereali ucraini, che costano meno e destabilizzano il mercato locale. In Germania il motivo principale della rabbia è la fine di un’agevolazione fiscale sul diesel prevista per il 2026, accanto alle politiche ambientali dell'Unione europea, che sono bersaglio di critica pure in Francia. 

I motivi della protesta variano da Paese a Paese, ma tutti gli agricoltori chiedono redditi più alti e una semplificazione degli standard. In comune c'è anche le avversione per le richieste ambientali dell'Unione europea: le norme comunitarie che agitano il settore sono contenute nel programma "Farm to Fork" del Green Deal europeo, pensato per la transizione verso un’agricoltura più sostenibile.

"Inizialmente 'Farm to Fork' era una strategia per imporre cambiamenti nel sistema nella convinzione che il passaggio dei prodotti a una fascia più alta di mercato avrebbe spostato i costi sui consumatori e che le banche avrebbero finanziato gli investimenti degli agricoltori", spiega a Euronews Luc Vernet del think tank Farm Europe, specializzato sul settore.

"Questa equazione oggi non è possibile. I consumatori abbandonano i prodotti più costosi e il settore del bio è in grande difficoltà. L'epoca dei prestiti facili, che avrebbero consentito gli investimenti, appartiene al passato".

Secondo Vernet, l'Ue chiede standard ambientali sempre più alti, mentre il sostegno pubblico agli agricoltori diminuisce drasticamente. 

"Tra il 2003 e il 2023, il valore degli aiuti diretti al settore è diminuito del 37%. In media, nell'Ue, gli aiuti rappresentano più della metà del reddito degli agricoltori".

Le contromosse dell'Ue

Nell’immediato futuro, il governo del Belgio, detentore della presidenza di turno dell'Unione europea, propone di fare il punto sull’attuale Politica agricola comune, la Pac, che contiene i sussidi ad agricoltori e allevatori dei vari Paesi membri ed è la voce di spesa principale del bilancio dell’Unione europea: 387 miliardi previsti tra il 2021 e il 2027

"Faremo un'analisi comparativa di come sono state impostate le cose l'anno scorso. Sulla base di questa analisi, manterremo pratiche efficaci e correggeremo le altre, avviando il processo di correzione a livello europeo", afferma a Euronews David Clarinval, ministro belga dell'Agricoltura.

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