"Big Tel" contro "Big Tech": chi paga i costi della connessione a internet?

Thierry Breton è commissario al Mercato interno dal 2019
Thierry Breton è commissario al Mercato interno dal 2019 Diritti d'autore Bogdan Hoyaux/ EC - Audiovisual Service
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Di Aida Sanchez Alonso
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La Commissione europea ha svelato un piano per potenziare fibra ottica e 5G e propone una "quota equa" di pagamento a carico dei giganti del web come Google, Amazon e Netflix

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La Commissione europea ha presentato un piano per potenziare le reti 5G e in fibra ottica di tutta Europa, che comprende il regolamento "Gigabit Infrastructure Act" per velocizzare la costruzione delle infrastrutture cibernetiche, una raccomandazone sull'accesso al mercato delle telecomunicazioni negli Stati membri e una consultazione sul tema.

Il gioco di parole con cui il commissario Breton ha presentato il nuovo piano su Twitter

Chi paga la connessione

La questione più controversa però riguarda i costi delle infrastrutture connettive: finora a coprirli sono le grandi compagnie di telecomunicazioni nazionali, come Telecom, Orange o Telefónica. Ma in futuro potrebbero essere anche aziende come Netlfix, Amazon o Google, per una sorta di "quota equa", come la definisce Il commissario al Mercato interno Thierry Breton.

"Dico subito che questa riflessione non va contro nessuno in particolare, ma la si fa per i nostri cittadini, per garantire loro connettività, innovazione e buone infrastrutture e per le nostre imprese, per fornire loro la migliore connessione possibile", le parole del commissario durante la conferenza stampa di presentazione. "Oggi questi investimenti sono sempre più onerosi, come si evince tra l'altro dal basso tasso di ritorno sull'investimento".

Scontro fra titani

Da anni le società di telecomunicazioni denunciano il fatto che i colossi del tech utilizzino i loro servizi senza contribuire alle spese necessarie per garantirli. Secondo un monitoraggio dell'azienda specializzata Sandvine, il 57% del traffico internet europeo è imputabile a sei sole aziende: Google, Netflix, Facebook, Apple, Amazon, e Microsoft.

"Pensiamo che questo non sia più sostenibile. Le bollette telefoniche e quelle per internet non possono più essere l'unico modo con cui finanziamo il 5G e la fibra", dice a Euronews Alessandro Gropelli, vice-direttore generale di Etno, l'associazione che raggruppa le imprese del settore delle telecomunicazioni e ne difende gli interessi.

"C'è un altro gruppo di aziende che guadagna molti soldi su internet, con la pubblicità e raccogliendo i dati personali. E quindi è naturale, a nostro avviso, che contribuiscano".

Ma la controparte non ci sta: la Computer & Communications Industry Association chiede alla Commissione  di ritirare la proposta e cercare altre maniere di finanziare i suoi progetti, utilizzando un approccio più "inclusivo". Non rimane che restare connessi per vedere come andrà a finire.

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