Come funzionerà la tassa minima per le multinazionali

La tassazione minima a livello europeo sarà al 15% per tutte le aziende
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Di Jorge Liboreiro
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L'accordo fra i Paesi dell'Ue è stato raggiunto dopo lunghe discussioni. Dovrebbe scongiurare il pericolo di dumping fiscale tra i Paesi dell'Unione

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L'Unione europea ha computo un passo importnate verso quella che definsice "equità fiscale".

Dopo più di un anno di discussioni politiche e minacce di veto, i 27 Stati membri hanno concordato di adottare un livello minimo di imposta, che sarà fissato al 15% per tutte le grandi società.

La riforma, contrastata in diversi momenti da paesi come Irlanda, Ungheria , Estonia e Polonia, è stata salutata come un passo importante per frenare una lunga corsa al ribasso, che ha visto i Paesi di tutto il mondo ridurre gradualmente le tasse societarie per attirare le multinazionali. 

"La tassazione minima è la chiave per affrontare le sfide che un'economia globalizzata crea", ha affermato Paolo Gentiloni, il commissario europeo per l'Economia che per mesi ha guidato i negoziati.

I due pilastri fiscali

L'innovativo accordo si basa su un accordo internazionale mediato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e approvato da 137 paesi che rappresentano oltre il 90% del Pil globale, inclusi Stati Uniti, Cina, India e Russia.

L'Ocse è riuscita a riformare il sistema fiscaleprogettando una riforma a due pilastri: il primo incentrato sulla riallocazione degli utili imponibili e il secondo incentrato sull'istituzione dell'imposta minima sulle societàdel 15%.

Il primo pilastro è visto come l'elemento più complesso, perché mira a spostare una quota dei diritti di tassazione dal Paese in cui ha sede fisica una società (ad esempio, la sede centrale europea di Google in Irlanda) al paese in cui vengono realizzati i profitti (ad esempio esempio, la Francia, dove gli utenti si connettono al motore di ricerca).

Si prevede che oltre 125 miliardi di dollari (118 miliardi di euro) di profitti saranno ridistribuiti annualmente nell'ambito del Primo Pilastro. Le discussioni tecniche per definire la formula e le condizioni sono ancora in corso a livello di Ocse.

l lavoro sul Secondo Pilastro, invece, è in fase più avanzata. La Commissione europea ha proposto nel dicembre 2021 una direttiva per introdurrlo nel diritto dell'Ue, rendendo l'imposta minima un obbligo giuridicamente vincolante per tutti i 27 Stati membri.

La tassazione è uno dei pochi campi a livello comunitario in cui è richiesta l'unanimità, cosa che ha permesso all'Ungheria, e successivamente alla Polonia, di ritardare l'approvazione della direttiva, utilizzando il proprio veto come leva negoziale per altri dossier non legati a essa.

Dopo il tanto discusso accordo, gli Stati membri avranno un anno per recepire le regole nella propria legislazione nazionale. A livello globale, secondo le stime dell'Ocse, il secondo pilastro potrebbe generare ogni anno circa 150 miliardi di dollari (141 miliardi di euro) di entrate fiscali aggiuntive.

La tassa al 15%

Al momento, quattro Stati membri dell'Ue hanno aliquote per le imposte sulle società inferiori al 15%: Ungheria (9%), Bulgaria (10%), Irlanda (12,5%) e Cipro (12,5%), mentre altri, come l'Estonia, offrono sconti che possono portarla sotto tale soglia in determinate circostanze.

L'imposta minima sulle società minima si applicherà alle grandi società che realizzano entrate finanziarie combinate superiori a 750 milioni di euro all'anno, ottenute attraverso le loro operazioni nazionali e internazionali. Saranno esentati gli enti governativi, le Ong e i fondi pensione e di investimento.

L'elemento principale della riforma sarà la cosiddetta imposta integrativa: se una società madre con sede nell'Ue ha filiali situate in giurisdizioni che offrono un'aliquota dell'imposta sulle società inferiore alla soglia del 15%, tale società sarà obbligata a pagare la differenza tra l'aliquota minore e quella minima del 15%.

Questa imposta aggiuntiva sarà riscossa dal Paese europeo in cui si trova la società madre. Ad esempio: se una società madre con sede a Berlino ha una filiale in Andorra soggetta a un'imposta sulle società del 10%, il governo tedesco sarà autorizzato a applicare una tassa aggiuntiva del 5% sugli utili ammissibili della società madre, per compensare la differenza.

Inoltre, i governi  potranno aumentare le tasse sulle filiali nel loro territorio se queste appartengono a una società straniera che paga un'aliquota dell'imposta sulle società inferiore al 15% nel proprio Paese d'origine.

La combinazione delle due regole è progettata per mitigare l'erosione fiscale e il trasferimento degli utili, poiché le grandi aziende avranno meno incentivi a spostare le loro operazioni commerciali in giurisdizioni a bassa tassazione. Leregole si applicheranno indipendentemente dal fatto che altri paesi aderiscano o meno all'accordo Ocse.

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