Emergency lessons. Ovvero come UE e UNICEF puntano sull'istruzione in contesti di crisi

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Di Euronews
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“Emergency lessons”, la campagna lanciata dall' Unicef e dal Dipartimento per gli aiuti umanitari dell'Unione europea mira a promuovere l'istruzione in situazioni di emergenza

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Ali e Gaeth sono due amici iracheni che vorrebbero andare a scuola. Ma per loro e per 75 milioni di bambini che vivono in 35 paesi confrontati a situazioni di emergenza, non è facile.
Promuovere l’istruzione in questi contesti è lo scopo di “Emergency lessons”, una campagna lanciata dall’ Unicef e dal Dipartimento per gli aiuti umanitari dell’Unione europea.
Durante una sessione di presentazione al Parlamento europeo Minahil Sarfraz, giovane ambasciatrice pakistana, ha affermato che per lei “l’istruzione non è solo imparare la matematica, la scienza o la storia. Vuol dire essere una brava persona, e se nessuno ti insegna i valori morali o come trattare le persone, allora è normale che ci siano conflitti. Perchè le persone non sanno come comunicare”

La partnership tra Unicef e Unione europea finora ha aiutato 2 milioni di bambini in 4 anni. Ma solo il 2% degli aiuti umanitari globali è speso per l’educazione in situazioni di emergenza. I governi privilegiano altre priorità, come il cibo o l’assistenza sanitaria.
Justin Forsyth, Vice Direttore Esecutivo dell’Unicef, ha spiegato a euronews che la scuola serve a salvare molti bambini da un futuro di violenza e sfruttamento.
“Molti di questi bambini – ha affermato- sono stati reclutati con la forza in gruppi armati e sono stati coinvolti in atrocità terribili. In molte parti del mondo i bambini che non vanno a scuola sono costretti a sposarsi prima, all’età di 14 o 13 anni. Spesso i bambini sono reclutati nelle fabbriche o lavorano per strada e perdono la possibilità di ricevere un’istruzione.”

Condotta in sette paesi europei, grazie ai social media la campagna ha raggiunto 70 milioni di persone, soprattutto sotto i 25 anni.

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