Caldo estremo e inondazioni sono dipesi dai cambiamenti climatici?

Quest'estate l'Europa sta vivendo temperature estreme
Quest'estate l'Europa sta vivendo temperature estreme Diritti d'autore AP Photo/Ross D. Franklin, File
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Di Rosie Frost
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Secondo gli esperti, se non smetteremo subito di bruciare combustibili fossili, ciò che stiamo vivendo potrebbe diventare la nuova normalità

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Le ondate di caldo eccezionale di luglio hanno portato temperature record in tre continenti. Mentre precipitazioni torrenziali hanno causato inondazioni mortali in tutto il mondo. I meteorologi prevedono che nei prossimi giorni l'Europa potrebbe raggiungere i picchi più alti di sempre, con in particolare alcune zone dell'Italia che potrebbero superare i 48°C. Al contempo, domenica 23 luglio in Cina è già stato superato il record storico, con una temperatura inimmaginabile di 52,2°C all'ombra (nella remota città di Sanboa).

Negli Stati Uniti, circa 90 milioni di persone - il 27% della popolazione del Paese - vivono in aree che si prevede saranno colpite da temperature giudicate pericolose questa settimana. L'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ha avvertito che non c'è in vista una tregua in questa "estate estrema". L'agenzia delle Nazioni Unite ha dichiarato che le alte temperature in tutto il mondo potrebbero perdurare fino ad agosto.

Ma cosa sta determinando questo tempo estremo? La colpa è dei cambiamenti climatici?

Gli eventi meteorologici stanno diventando più estremi?

L'aumento della temperatura media globale, come noto, è la causa dei cambiamenti climatici. Ma questi ultimi non consistono solo in una crescita della colonnina di mercurio. Anche la meteorologia viene di fatto stravolta, poiché quella stessa temperatura media in crescita (siamo già a ben più di un grado centigrado al di sopra dei livelli pre-industriali, ovvero prima che si cominciassero a bruciare combustibili fossili) provoca un aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi estremi. In particolare ondate di caldo e precipitazioni torrenziali.

Secondo Alvaro Silva, esperto della divisione di scienze climatiche dell'OMM, un numero crescente di studi dimostra la connessione tra il riscaldamento globale e gli eventi estremi. Con l'Artico in particolare che si riscalda quattro volte più velocemente rispetto alla media globale, la comunità scientifica suggerisce che le temperature più elevate in questa regione stanno causando un rallentamento dei forti venti settentrionali noti come jet stream.

"Questa corrente a getto diventa più debole, soprattutto quando l'aria calda viene trasportata verso nord e l'aria fredda verso sud", spiega l'esperto. "In queste condizioni, si instaurano condizioni meteorologiche quasi stazionarie, che portano a prolungate ondate di calore e siccità in alcune regioni, così come a forti precipitazioni in altre".

AP Photo/Andy Wong
Un uomo cerca refrigerio a Pechino, durante l'estate del 2023AP Photo/Andy Wong

Il ritorno del fenomeno meteorologico El Niño, inoltre, amplificherà ulteriormente la frequenza e l'intensità di questi eventi estremi. Esso comporta infatti un aumento della temperatura superficiale delle acque dell'Oceano Pacifico orientale, il che contribuisce sia ad aumentare i casi di temperature estreme che quelli di altri fenomeni meteorologici eccezionali.

"Anche El Niño, un fenomeno naturale che comporta il rilascio di calore dall'Oceano Pacifico, sta contribuendo al riscaldamento", conferma a Euronews Green Friederike Otto, docente di scienze climatiche presso il Grantham Institute for Climate Change and the Environment di Londra. "Ma i cambiamenti climatici causati dall'uomo rimangono il motivo principale per cui si stanno battendo record di caldo".

Come facciamo a sapere che la colpa è dei cambiamenti climatici?

Gli scienziati che studiano il clima utilizzano complesse simulazioni al computer per capire se i cambiamenti climatici dipesi dalle attività antropiche stiano causando un inasprimento e una moltiplicazione degli eventi meteorologici estremi.

Nell'aprile di quest'anno, la Spagna, il Portogallo e l'Africa nordoccidentale hanno subito un'altra ondata di caldo da record. La Spagna ha registrato in particolare la temperatura più alta di sempre per un mese di aprile, con 38,8°C all'aeroporto di Cordoba, nel sud del Paese. I tre giorni di caldo eccezionale si sono aggiunti a una storica siccità pluriennale in molte di queste regioni.

Scienziati provenienti da Marocco, Francia, Paesi Bassi, Stati Uniti e Regno Unito hanno collaborato per valutare l'impatto dei cambiamenti climatici su tali eventi. E hanno concluso che un'ondata di caldo come quella del 26-28 aprile è stata "almeno 100 volte più probabile" a causa della crisi climatica. Secondo la ricerca della World Weather Attribution (WWA), raggiungere simili temperature estreme sarebbo stato "statisticamente impossibili" in assenza del riscaldamento globale causato dall'uomo.

AP Photo/Thanassis Stavrakis
Una casa danneggiata da un incendio in GreciaAP Photo/Thanassis Stavrakis

Anche se i dati relativi alle ondate di caldo di questo luglio devono ancora essere analizzati, la scienza è chiara nell'indicare nei cambiamenti climatici una causa degli eventi estremi. Un rapporto dell'IPCC dell'inizio di quest'anno ha confermato in questo senso l'aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi meteorologici eccezionali, a partire dagli anni Cinquanta. Un altro studio sulle ondate di caldo europee ha inoltre confermato che questi eventi sono diventati sempre più gravi negli ultimi due decenni.

Il WWA ritiene ad esempio che il raggiungimento di 40°C nel Regno Unito nel luglio 2022 sarebbe stato "estremamente improbabile" in assenza del riscaldamento globale. Secondo Otto questo caldo è "senza precedenti per l'uomo" e l'Europa sta vivendo "ondate di calore più lunghe, più forti e più frequenti a causa dei cambiamenti climatici provocati dall'uomo".

Possiamo definirla una "nuova era" o un "territorio inesplorato", ma non si tratta di un "collasso" o di un "riscaldamento inarrestabile". Volendo, saremmo ancora tempo per garantire un futuro vivibile alle prossime generazioni. "Ma dobbiamo agire immediatamente per superare carbone, petrolio e gas e puntare ad azzerare le emissioni nette di gas climalteranti", spiega l'autrice.

Andiamo verso una nuova "frontiera climatica"?

James Hansen, lo scienziato statunitense che per primo avvertì il mondo dell'effetto serra nel 1980, ha affermato che il mondo appare muoversi verso una "nuova frontiera del clima". "In una testimonianza al Congresso nel 1988 e nel 1989, e in un documento allegato alla testimonianza del 1989, abbiamo sottolineato come il riscaldamento globale faccia sì che i luoghi umidi diventino più umidi e quelli secchi più secchi", ha scritto lo studioso, insieme ad altri due climatologi, in una dichiarazione rilasciata la scorsa settimana.

Gli scienziati affermano che il mondo potrebbe sperimentare temperature più elevate rispetto a qualsiasi altra fase dell'ultimo milione di anni. "Nella media globale, il mese di giugno del 2023 è stato senza dubbio il più caldo di sempre", si legge nella dichiarazione.

Il che, appunto, comporta tempeste più forti, siccità più intense e ondate di calore più asfissianti. Gli scienziati affermano che queste situazioni saranno sempre più frequenti ed estreme, se l'uomo continuerà a disperdere gas ad effetto serra nell'atmosfera. "Se oggi smettessimo di bruciare combustibili fossili, quello che stiamo vivendo ora diventerebbe la nuova normalità", afferma Otto. "Ma se continueremo a bruciarne, il clima continuerà a diventare più caldo e assisteremo a eventi estremi molto più gravi".

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