Gaza, manca ossigeno all'ospedale Nasser: morti cinque pazienti

Nell'ospedale Nasser di Kahn Younis cinque pazienti sono morti a causa della mancanza di ossigeno
Nell'ospedale Nasser di Kahn Younis cinque pazienti sono morti a causa della mancanza di ossigeno Diritti d'autore Nasser Nasser/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
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Di Andrea Barolini
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La situazione nell'ospedale assaltato dalle truppe israeliane è sempre più drammatica. Tel Aviv afferma di aver arrestato decine di persone nella struttura

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Cinque pazienti che si trovavano in terapia intensiva sono morti nel principale ospedale della Striscia di Gaza a causa dell'interruzione del flusso di ossigeno. A riferirlo è stato il personale sanitario della struttura, che è stata assaltata dalle truppe israeliane, secondo le quali all'interno potrebbero essere nascosti alcuni degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre scorso. 

Netanyahu: "Chi riconoscesse uno Stato palestinese premierebbe il terrorismo"

L'esercito di Tel Aviv ha affermato di aver arrestato decine di persone sospettate di avere legami con gli attacchi perpetrati da Hamas. Ciò che è certo è che l'operazione militare ha generato scene di panico all'interno dell'ospedale Nasser, situato nella città di Khan Younis

I già difficili negoziati per un cessate il fuoco a Gaza, nel frattempo, sembrano essersi arenati. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto con forza le proposte giunte dagli Stati Uniti per il periodo post-bellico, con particolare riferimento alla creazione di uno Stato palestinese. Dopo un colloquio avvenuto nella notte con il presidente Joe Biden, Netanyahu ha scritto sul social network X che Israele non accetterà "imposizioni internazionali riguardo a un accordo con i palestinesi". 

Il leader della nazione ebraica ha inoltre spiegato che se altri Paesi riconoscessero unilateralmente uno Stato palestinese, starebbero di fatto "premiando il terrorismo".  Per Tel Aviv, insomma, l'ipotesi dei due Stati, caldeggiata esplicitamente anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è esclusa. 

Il ministro Gantz: "Niente cessate il fuoco senza la liberazione degli ostaggi"

Non solo, il governo israeliano ha promesso che le operazioni si estenderanno anche nella città di Rafah, al confine con l'Egitto, e che la guerra proseguirà finché non saranno liberati tutti gli ostaggi. Una posizione identica a quella ribadita da Benny Gantz, ministro del Gabinetto di guerra, secondo il quale un eventuale cessate il fuoco è subordinato al rilascio dei cittadini israeliani nelle mani si Hamas. E neppure l'avvicinarsi del mese del Ramadan potrà modificare la situazione. Né sono bastati gli avvertimenti di Biden, che ha chiesto a Netanyahu di evitare un'operazione a Rafah senza prima aver presentato un "piano credibile ed eseguibile" per garantire la sicurezza dei civili palestinesi.

Nel frattempo, due attacchi aerei israeliani su Rafah durante la notte hanno ucciso almeno dieci persone, tra cui sette membri della stessa famiglia, secondo fonti ospedaliere. A Nord, prosegue inoltre il conflitto con Hezbollah: Israele ha lanciato raid aerei nel Libano meridionale, uccidendo dieci civili e tre miliziani. Si è trattato di una risposta ad un attacco subito dalla nazione ebraica costato la vita ad un soldato. 

Quasi 29mila morti nella Striscia di Gaza

Infine, si aggrava ulteriormente il bilancio delle vittime della guerra nella Striscia di Gaza. Sono almeno 28.775 i palestinesi uccisi, per lo più donne e bambini, e più di 68.500 feriti, secondo il ministero della Salute di Hamas. Non si sa quanti dei morti siano civili, ma è ragionevole ipotizzare che siano la stragrande maggioranza. Circa l'80% della popolazione è stata costretta ad abbandonare le proprie case e molti si sono rifugiati proprio nella zone di Rafah. 

Qui, immagini satellitari indicano che l'Egitto starebbe edificando una barriera per impedire un eventuale fuga di palestinesi sul proprio territorio, in caso di attacco da parte di Israele nella città di frontiera. I civili sono insomma sempre più in trappola

L'Egitto si preparerebbe ad un esodo in caso di attacco a Rafah

Da parte sua, Il Cairo non ha confermato la costruzione del muro, ma ha ripetutamente chiesto a Israele di non spingere con la forza le centinaia di migliaia di sfollati palestinesi che si trovano a Rafah nel proprio territorio. Tel Aviv assicura di non puntare ad un esodo verso l'Egitto; la predisposizione di una barriera, tuttavia, lascia intendere come il governo del Cairo tema lo scenario peggiore. Che rischierebbe di rendere carta straccia perfino l'accordo di pace siglato con Israele nel 1979.

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