Gaza: Hamas alza le richieste per una tregua e chiede il rilascio di Marwan Barghouti

Soldati israeliani nei blindati nel sud di Israele (2 febbraio 2024)
Soldati israeliani nei blindati nel sud di Israele (2 febbraio 2024) Diritti d'autore Tsafrir Abayov/AP
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Di Gabriele Barbati
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Hamas chiede per il rilascio degli ostaggi uno scambio con prigionieri di alto profilo. Il capo del movimento, Haniyeh, ha ribadito dopo colloquio con l'Iran che Israele deve ritirarsi da Gaza. Lettera aperta di funzionari di Usa e Europa: "Evitiamo un genocidio"

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Hamas ha alzato la posta per accettare un nuovo cessate il fuoco nella guerra a Gaza, sul modello di quello che tra novembre e dicembre dello scorso anno ha consentito una tregua umanitaria di una settimana e la liberazione di decine di ostaggi.

Il movimento armato palestinese ha chiesto che, tra i detenuti da rilasciare grazie all'accordo, siano incluse figure di alto profilo come Marwan Barghouti, ha detto da Beirut il portavoce Osama Hamdan.

Barghouti è in carcere dal 2002, come leader della Seconda Intifada, con una condanna a diversi ergastoli. Hamas ha chiesto anche la liberazione di Ahmad Saadat, capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, condannato a 30 anni per l'uccisione nel 2001 del ministro israeliano del Turismo, Rehevam Zeevi.

Hamas e Jihad islamico a colloquio con l'Iran sulla tregua

Il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e quello del Movimento per il Jihad Islamico, Ziad Nakhaleh, hanno concordato che non ci sarà alcun accordo sugli ostaggi senza, tra l'altro, il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia e la fine del blocco di Gaza.

Entrambi hanno parlato al telefono venerdì conil ministro degli Esteri dell'Iran, che li ha rassicurati: "Gli occupanti non avranno altra scelta che arrendersi. Il popolo palestinese ha il diritto di decidere del proprio futuro" ha detto loro Hossein Amirabdollahian.

La proposta mediata da Egitto, Qatar e Stati Uniti, e presentata in settimana a Hamas a Israele, prevede la liberazione iniziale di 35 ostaggi, con una pausa di un giorno nei combattimenti per ogni persona liberata, e il rilascio successivo di altri cento ostaggi in altrettanti giorni, secondo il quotidiano israeliano, Haaretz.

Lettera di funzionari Usa e Ue: "Si rischia il genocidio a Gaza"

Oltre 800 diplomatici e funzionari degli Stati Uniti, dell'Unione europea (Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Basi Spagna, Svezia) e di Regno Unito e Svizzera, hanno firmato un documento di accusa verso Israele per le "gravi violazioni del diritto internazionale" commesse da Israele nella Striscia di Gaza, secondo quanto riporta la Bbc. 

I firmatari chiedono ai governi occidentali di prendere una posizione forte, recita la lettera aperta, altrimenti c'è "il rischio di rendersi complici di una delle più gravi catastrofi umanitarie del secolo" che potrebbe sostanziarsi anche in "pulizia etnica e genocidio", come avvertito il mese scorso dalla Corte di Giustizia Internazionale.

ll segretario di Stato Usa, Antony Blinken, domenica sarà di nuovo in Medio Oriente con tappe in Israele, Cisgiordania occupata, Arabia Saudita, Egitto e in Qatar, ha comunicato il Dipartimento di Stato.

Onu: "Rafah sta diventando una pentola a pressione"

Con le forze armate israeliane che controllano ormai Khan Younis, gli sfollati interni della Striscia si sono spostati ancora più a sud, a Rafah, al confine con l'Egitto. 

"Negli ultimi giorni, migliaia di palestinesi sono fuggiti verso sud. La maggior parte vive in strutture di fortuna, tende o all'aperto. Rafah è una pentola a pressione di disperazione" ha detto Jens Laerke, portavoce dell'ufficio di coordinamento degli Affari Umanitari dell'Onu.

L'85% dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia ha già abbandonato le proprie case per via dell'invasione israeliana, secondo le Nazioni Unite. Dall'inizio della guerra, il 7 ottobre scorso, più di 27mila palestinesi sono stati uccisi e oltre 66mila sono rimasti feriti.

"La brigata di Hamas a Khan Younis è stata dispersa: completeremo la missione e proseguiremo fino a Rafah" ha ribadito tuttavia su X il ministro della Difesa israeliano. "La grande pressione su Hamas ci avvicina più di ogni altra cosa al ritorno degli ostaggi" ha scritto giovedì Yoav Gallant.

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