L'indagine dell'Afp sul giornalista ucciso al confine libanese: "Proiettile usato solo da Israele"

Image
Image Diritti d'autore AFP TV
Diritti d'autore AFP TV
Di Michela Morsa Agenzie:  Afp
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

I risultati dell'indagine svolta dall'agenzia francese sul bombardamento del 13 ottobre scorso che ha ucciso un reporter della Reuters e ferito altri sei colleghi dicono che il gruppo è stato preso di mira intenzionalmente

PUBBLICITÀ

Giovedì l'agenzia France presse ha pubblicato un'indagine realizzata per far luce sul bombardamento che lo scorso 13 ottobre ha ucciso un giornalista della Reuters e ferito altri sei colleghi nel Libano meridionale.

Issam Abdallah, videogiornalista libanese di 37 anni, è stato ucciso sul colpo. Gli altri reporter, altri due della Reuters, due di Al Jazeera e due dell'Afp, sono rimasti tutti feriti. La fotografa dell'agenzia francese Christina Assi, di 28 anni, ha subito l'amputazione di una gamba ed è ancora ricoverata in ospedale. 

Secondo i risultati dell'inchiesta, condotta dall'Afp in collaborazione con Airwars, una Ong che indaga sugli attacchi ai civili in situazioni di conflitto, l'attacco sarebbe da imputare a un proiettile di carro armato da 120 millimetri utilizzato in questa regione solo dall'esercito israeliano

È emerso che i colpi provenivano probabilmente da sud-est, nei pressi del villaggio israeliano di Jordeikh, dove operavano i carri armati israeliani. Le modalità dell'attacco e la mancanza di attività militari nelle immediate vicinanze fanno pensare che i giornalisti siano stati presi di mira intenzionalmente

L'indagine si è basata su prove raccolte dall'analisi di esperti di un frammento di munizione, immagini satellitari, testimonianze e registrazioni video girate prima e durante l'attacco.

L'esercito israeliano ha dichiarato di essere dispiaciuto per la morte del giornalista e per le ferite causate agli altri. Ha dichiarato di star indagando sull'esplosione, ma non ha ammesso responsabilità.

La ricostruzione

Il gruppo di sette giornalisti è stato colpito da due attacchi in rapida successione poco dopo le 18 mentre riprendeva gli scontri tra l'esercito israeliano e i gruppi armati libanesi e palestinesi al confine sud del Libano, quasi quotidiani da quando si è accesso il conflitto tra Hamas e Israele il 7 ottobre scorso.  

I reporter erano appostati in cima a una collina, tutti erano dotati di elmetti e giubbotti antiproiettile con la scritta "Press" e le loro telecamere erano posizionate in modo evidente su treppiedi. Diversi testimoni attestano che nelle loro immediate vicinanze non c'era alcuna attività militare. 

Gli esperti ritengono improbabile che l'esercito israeliano possa averli scambiati per combattenti, data anche la sofisticatezza della sua sorveglianza. Anche il fatto che i giornalisti siano stati colpiti da due attacchi a distanza di 37 secondi, caduti a pochi metri l'uno dall'altro, esclude l'ipotesi di un colpo accidentale. 

Vicino al corpo di Abdallah è stato trovato un grosso residuo di munizioni, le cui foto sono state analizzate da sei esperti di armi. Tutti concordano sul fatto che si tratta di una parte di un proiettile da 120 mm stabilizzato a pinna usato dall'esercito israeliano sui suoi carri armati Merkava. 

Sia Human rights watch che Amnesty hanno affermato che l'incidente è stato probabilmente un attacco deliberato contro civili, da indagare come crimine di guerra

Giornalisti nel mirino

Al 7 dicembre sono 63 i giornalisti uccisi dall'inizio del conflitto. La maggior parte di loro (56) sono palestinesi morti sotto le bombe israeliane mentre documentavano la situazione nella Striscia di Gaza. Altri quattro sono giornalisti israeliani uccisi nell'attacco di Hamas del 7 ottobre e tre sono libanesi morti mentre erano in servizio al confine con Israele, in quelli che le rispettive organizzazioni ritengono essere attacchi mirati.

L'organizzazione non profit Committee to protect journalists riporta anche di 11 giornalisti feriti, tre scomparsi e 19 arrestati. Senza contare le aggressioni, le minacce, i cyberattacchi, la censura e l'uccisione dei familiari. 

La guerra in corso nella Striscia di Gaza già si attesta come il conflitto più letale per i giornalisti negli ultimi 30 anni. In confronto, secondo il Cpj, nel 2022 sono stati uccisi in tutto il mondo 68 giornalisti.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Reporter senza frontiere: uccisi 45 giornalisti nel 2023, dato più basso in 21 anni

L'Idf avanza nel sud della Striscia alla ricerca del capo di Hamas, l'Onu invoca l'articolo 99

Cos’è Hezbollah e può competere con l’Esercito israeliano?