L'Idf: trovati i corpi di due ostaggi nei pressi di al Shifa. Raid a Jenin, in Cisgiordania

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Di Michela Morsa
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Bombardati durante la notte anche il campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia, e Khan Younis, nel sud. Decine i morti

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La Striscia di Gaza è ancora una volta in black out. Da giovedì sera le linee di comunicazione interne e verso l'esterno sono quasi del tutto fuori uso e la maggiore conseguenza, denuncia l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), è il rischio di non poter coordinare il passaggio di convogli umanitari dal valico di Rafah nella giornata di venerdì.

Nonostante le difficoltà nel raccogliere e verificare le informazioni, i media internazionali riportano di diversi attacchi letali di Israele durante la notte. Nel mirino dell'esercito israeliano ancora il campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia, dove il bombardamento di un edificio residenziale ha causato la morte di almeno 11 palestinesi. 

Vittime anche nel sud dell'enclave palestinese: almeno 10 persone sono state uccise da un attaco aereo ad al Qarara, a est di Khan Younis. Mercoledì l'Idf ha lanciato dei volantini sulla sovrallatissima città, ordinando ai civili di evacuare e di "dirigersi verso rifugi conosciuti".

Grave il bilancio anche in Cisgiordania, dove la situazione è sempre più critica. Durante la notte Israele ha compiuto un raid nel campo profughi di Jenin, causando morti, feriti e l'isolamento dell'area. All'agenzia di stampa Reuters il capo del servizio ambulanze palestinese ha parlato di tre palestinesi uccisi da un attacco di droni. L'esercito israeliano ha detto che i morti sono cinque. 

Secondo fonti palestinesi, decine di veicoli militari israeliani e un bulldozer sarebbero entrati nella città da diverse direzioni e avrebbero circondato l'ospedale Ibn Sina, il più grande in territorio palestinese, ordinandone l'evacuazione. I medici si sarebbero rifiutati di rispettare l'ordine, e alcuni sarebbero stati arrestati, interrogati e poi rilasciati. 

L'Idf ha invece detto di aver avuto uno scontro a fuoco con alcuni combattenti palestinesi che avrebbero usato le ambulanze per fuggire verso l'ospedale e "nascondersi lì". All'ingresso della struttura medica sarebbe stato arrestato un combattente. 

La situazione ad al Shifa

L'esercito israeliano ha affermato di aver trovato l'accesso a un tunnel all'interno dell'ospedale di al Shifa, la più grande struttura sanitaria della Striscia, nel mirino dell'Idf in quanto ritiene che nasconda il quartier generale di Hamas (che non è ancora stato trovato). 

Le forze israeliane hanno detto di aver trovato anche un veicolo pieno di armi e i corpi di due dei circa 250 ostaggi rapiti il 7 ottobre. Sono Yehudit Weiss, 65 anni, rapita dalla sua casa nel kibbutz Be'eri dopo l'uccisione di suo marito, e la soldata Noa Marciano, di 19 anni. Entrambi i corpi sono stati rinvenuti in edifici adiacenti all'ospedale e trasferiti in territorio israeliano, ha dichiarato l'Idf.  

L'Idf continua a perlustrare il complesso stanza per stanza, interrogando medici e pazienti, intrappolati da giorni e a corto di acqua, cibo e medicinali. Le Nazioni unite stanno studiando un piano per evacuare l'ospedale, dove sono morte decine di persone, tra cui alcuni neonati prematuri, per l'impossibilità di essere curati. 

"Nessun posto sicuro a Gaza"

Le agenzie umanitarie delle Nazioni unite avvertono che "non c'è nessun posto sicuro a Gaza". In una dichiarazione congiunta diversi organismi Onu hanno rifiutato di partecipare a qualsiasi proposta di "zona sicura" finché non sarà sostenuta da entrambe le parti e non sarà veramente garantita la sicurezza di tale zona.

Finora l'Onu ha dichiarato che i suoi stessi compound e rifugi non sono sicuri. Il capo dell'Unrwa, Philippe Lazzarini, ha dichiarato che dall'inizio della guerra sono stati colpiti fino a 60 edifici dell'Onu e uccisi più di 100 dei suoi operatori. 

Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni unite ha dichiarato che solo il 10% delle forniture alimentari necessarie sta entrando a Gaza e che la popolazione dell'enclave palestinese assediata e bombardata affronta "l'immediata possibilità di morire di fame".

L'alto rappresentante per gli Affari esteri dell'Unione europea Josep Borrell, in visita al kibbutz israeliano Be'eri, attaccato da Hamas il 7 ottobre scorso, ha invitato Israele a non agire guidato dalla rabbia, ma a difendersi entro i limiti delle leggi internazionali. Oggi Borrell si sposterà in Giordania.

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