La crisi umanitaria a Gaza ha raggiunto un "punto senza precedenti", dichiara l'Onu. Gli ospedali sono al collasso e il numero degli sfollati sale. Una donna di Jabalia rifugiata a Khan Yunis: "siamo corpi senza vita"
A Gaza le strutture sanitarie stanno faticando per far fronte alla grossa mole di feriti da curare. Le forniture scarseggiano. I centri medici stanno rapidamente esaurendo carburante, acqua e dispositivi medici. Dal 7 ottobre scorso 12 ospedali e 46 cliniche in tutta la Striscia sono stati costretti a chiudere a causa dei danni subiti o della mancanza di elettricità, di forniture o personale.
Nessuno dei convogli arrivati dall'Egitto con aiuti umanitari ha distribuito carburante necessario per far funzionare le strutture. Quel poco che restaè razionato e viene utilizzato per alimentare un numero selezionato di strutture critiche. I generatori di riserva non sono progettati per il funzionamento continuo e potrebbero rompersi.
Anche le scorte alimentari si stanno esaurendo. Il Programma alimentare dell'Onu stima che le attuali scorte di cibo siano sufficienti per circa 12 giorni.
Le autorità locali riferiscono che più del 40% di tutte le case nella Striscia di Gaza sono state distrutte o danneggiate, costringendo la popolazione a scappare per trovare un riparo. L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) ha dichiarato mercoledì che la crisi umanitaria ha raggiunto un "punto senza precedenti".
La disperazione sale per gli sfollati di Gaza
Negli accampamenti di Khan Yunis la situazione è drammatica. "Siamo letteralmente sopraffatti", ha detto Hadeel Al-Najjar, una donna scappata da Jabalia, non molto lontano da Gaza city.
Un uomo racconta di come abbia dovuto aspettare per giorni per ottenere una sistemazione nel campo. "Sono venuto con nove membri della mia famiglia. Siamo dovuti rimanere all'aperto e al caldo per dieci giorni per avere una tenda", dice Abu Ibrahim Zaqut, anche lui scappato da Jabalia.
Si stima che a Gaza ci siano 1,4 milioni di sfollati interni. Di questi quasi 590.000 hanno trovato rifugio in 150 centri d'emergenza designati dall'UNRWA, centri ormai al collasso. Il sovraffollamento è una preoccupazione crescente, dato che il numero medio di sfollati per rifugio ha raggiunto più di 2,5 volte la capacità designata.