Gaza, crisi umanitaria, il racconto dei palestinesi. Niente acqua, code di cinque ore per il pane

Distribuzione del cibo nel campo profughi di Khan Younis
Distribuzione del cibo nel campo profughi di Khan Younis Diritti d'autore MAHMUD HAMS/AFP or licensors
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Di Ilaria Cicinelli
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La situazione si aggrava nella Striscia di Gaza dove per comprare un pezzo di pane si deve aspettare anche cinque ore in fila. Disponibili solo 300 millilitri di acqua al giorno a persona. Il carburante è finito in un terzo degli ospedali, che ora non funziona. La testimonianza dei palestinesi

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Le code per comprare un pezzo di pane per le strade di Al Kariba, a ovest del campo profughi di Khan Younis possono durare oltre cinque ore. Questa è la situazione a cui ha portato il blocco israeliano che ha tagliato a tutta la popolazione civile della striscia acqua, cibo ed elettricità. La mancanza di carburante ha fatto sì che un terzo degli ospedali di Gaza smettessero di funzionare e Israele non ne consente l'arrivo tra gli esigui aiuti umanitari destinati alla Striscia. 

"Siamo sfollati dalla Striscia di Gaza settentrionale, ora siamo circa 80 persone all'interno della casa dove ci rifugiamo", racconta Ibrahim Sorour, un residente di Gaza sfollato, che prosegue "Ogni giorno vengo dalle quattro del mattino e aspetto almeno cinque ore fino a quando avrò la mia parte di pane. Ogni giorno sento notizie di bombardamenti vicino ai panifici, nelle strade, o anche nelle case normali, e questo mi fa venire paura di uscire". Ibrahim dice di dover uscire di casa prima dell'alba anche in assenza di bombardamenti. È in quel momento che sente il suono degli aerei da ricognizione, "Ho più paura di questo suono che mi fa sentire che sono sempre sotto sorveglianza. Questo è vero orrore, ma non c'è alternativa. Abbiamo bisogno di cibo e pane."

Il blocco israeliano ha causato seri problemi di approvvigionamento per gli sfollati interni che hanno cercato rifugio nel sud della Striscia. Niente luce, carburante, poco cibo e carenza di acqua potabile. Quest'ultima viene ora razionata, sono disponibili appena 300 millilitri a persona al giorno.

Shifa Tabsh, una residente sfollata di Gaza, racconta i momenti di terrore causati dagli incessanti bombardamenti, che l'hanno portata ad abbandonare la sua casa insieme alla sua famiglia. "Siamo fuggiti dalle nostre case e non abbiamo portato niente con noi. Il giorno dopo abbiamo appreso che la nostra casa era stata distrutta, e ora non abbiamo assolutamente nulla. Nessun riparo, nessun materasso, nessun cuscino, niente".

Il fumo si leva sul nord di Gaza distrutto dopo i bombardamenti israeliani
Il fumo si leva sul nord di Gaza distrutto dopo i bombardamenti israelianiRONALDO SCHEMIDT/AFP or licensors

Durante la notte Khan Younis rimane completamente al buio e il rumore dei bombardamenti più o meno vicini non concede alcun riposo.

Saeb Laqan lavora per la municipalità di Khan Younis e testimonia le difficoltà vissute fin'ora, con i residenti della Striscia di Gaza che si trovano ad affrontare "Una catastrofe umanitaria a causa della mancanza di approvvigionamento idrico. Non c'è acqua da pompare nei tubi, né attraverso i pozzi né la distribuzione a tutti. Abbiamo zero scorte di carburante, e non c'è anche l'elettricità. Se il mondo non interviene allora è responsabile".

Intanto il bilancio delle vittime nella Striscia continua a salire, con oltre 6mila persone uccise dai bombardamenti.

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