In Nagorno-Karabakh un quarto della popolazione è scappata

L'esodo di armeni dal Nagorno-Karabakh è incessante
L'esodo di armeni dal Nagorno-Karabakh è incessante Diritti d'autore ALAIN JOCARD/AFP or licensors
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Di Gianluca Martucci
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Erevan sostiene di essere in condizione di poter accogliere tutti i 120 mila karabakhi di etnia armena in fuga, ma al confine è crisi umanitaria dopo l'esplosione di un deposito carburanti

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Sale di ora in ora il numero di persone costrette a scappare dal Nagorno-Karabakh. L'esodo verso l'Armenia ha riguardato almeno 28 mila persone nella settimana che ha seguito la guerra lampo scatenata dall'Azerbaigian per "reintegrare" la regione amministrativa speciale. Si tratta di quasi un quarto delle 120 mila persone di etnia armena che risiedevano nella regione.

La fuga è dovuta al timore che il governo di Baku possa dar vita a una più violenta campagna di pulizia etnica. Erevan per ora assicura che la maggior parte degli sfollati ha case o parenti che li hanno accolti in territorio armeno.

Gli altri sono sistemati in rifugi, alberghi, centri di accoglienza e altri edifici nella città armena di Goris, vicina al confine con l'Azerbaigian. L'urgenza più impellente è trovare il carburante necessario per il viaggio in auto. Le forniture bloccate a singhiozzo da parte dell'Azerbaigian che si sono registrate negli ultimi mesi stanno impedendo a molte persone di partire e la carenza di cibo e medicinali assomiglia a una ritorsione per costringere la gente a scappare. 

SIRANUSH SARGSYAN/AFP or licensors
Armeni in fuga dal Nagorno-KarabakhSIRANUSH SARGSYAN/AFP or licensors

Gli ingorghi stradali contribuiscono però a rendere estenuante la fuga. Nel tratto di 90 chilometri che separa la capitale della regione, Stepanakert, dalla città di Goris il viaggio può arrivare a durare anche 20 ore

Dopo essere stati sconfitti dall'esercito azero, i separatisti del Nagorno-Karabakh hanno annunciato che i cittadini rimasti senza casa e che hanno chiesto la protezione dalle f****orze di pace russe presenti nella regione possono già trasferirsi nella vicina Armenia. Il Ministero delle Infrastrutture armeno ha dichiarato che Erevan è disposta ad accogliere chiunque.

A preoccupare tuttavia è anche la crisi umanitaria dichiarata dalla Croce rossa dopo l'esplosione, probabilmente accidentale, di un deposito di carburante nei pressi della capitale Stepanakert. Centinaia di feriti con ustioni gravi sono stati trasferiti negli ospedali della regione, già affollati dalle vittime causate dagli scontri tra esercito azero e separatisti armeni. Il bilancio dei morti è di svariate decine di persone.

Le ambiguità della Russia

Molti degli sfollati accusano il governo armeno e le forze di pace russe dispiegate nel Nagorno-Karabakh di non aver impedito all'Azerbaigian di riprendere il controllo della regione con la forza.

La Russia, che a lungo si è schierata a protezione dell'Armenia dopo la dissoluzione dell'Unione sovietica nel 1991, ha tuttavia stretto legami sempre più forti con l'Azerbaigian in molti campi e il peso di Mosca nella regione si è ridimensionato dall'inizio della guerra in Ucraina. Soprattutto, Mosca subisce la dipendenza dalla Turchia, che a sua volta è un forte alleato di Baku.

La Francia punta il dito contro Mosca, dichiarandola complice del piano feroce del presidente azero Ilham Aliyev.

L'occhiolino di Erdogan

Ma le ambizioni del governo azero potrebbero espandersi oltre il più stretto controllo sul Nagorno-Karabakh. Anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato martedì che la Turchia farà "tutto il possibile" per aprire al più presto il cosiddetto "corridoio di Zangezur", la porzione di territorio armeno ampia circa 30 chilometri che divide l'Azerbaigian dalla sua exclave di Nakhchivan, regione compresa tra Armenia, Iran e Turchia.

Wikicommons
A Sud-ovest la Repubblica autonoma del Nakhchivan, al centro l'Armenia e a Est il resto del territorio dell'AzerbaigianWikicommons

"La realizzazione di questo corridoio così importante per la Turchia e l'Azerbaigian è una questione strategica e deve essere completata", ha dichiarato Erdogan ai giornalisti durante il volo che lo ha riportato in patria dopo l'inaugurazione di un gasdotto e di un complesso militare nel Nakhchivan alla presenza dell'omologo azero.

Baku chiede da tempo l'apertura del corridoio per porre fine all'isolamento del Nakhichevan e sostiene che questa era una delle condizioni incluse nell'accordo di cessate il fuoco con Erevan che ha posto fine alla guerra per il Nagorno-Karabakh nel 2020.

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