Haiti, crisi umanitaria: proteste contro il rapimento di un'infermiera statunitense

Proteste per il rapimento dell'infermiera ad Haiti
Proteste per il rapimento dell'infermiera ad Haiti Diritti d'autore Odelyn Joseph/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
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Di Ilaria Cicinelli
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Il rapimento di un'infermiera statunitense ha suscitato numerose proteste nella comunità in cui lavorava, che ha marciato per chiederne la liberazione. I cittadini sono stanchi di vivere nella massima insicurezza e di sentirsi minacciati ogni giorno da furti, rapine ed estorsioni

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Decine di persone si sono riunite lunedì ad Haiti per protestare contro il rapimento di un'infermiera statunitense, sequestrata lo scorso 27 luglio da alcuni uomini armati. 
Le persone scese in piazza hanno lanciato un appello per il rilascio della donna che, a loro dire, aveva lavorato molto per la loro comunità.

L'infermiera americana Alix Dorsainvil, originaria del New Hampshire, e il suo bambino sono stati rapiti non lontano da Port-au-Prince, nei locali della sua associazione di beneficenza, El Roi Haiti, che gestisce una scuola e una clinica. 

L'episodio si è verificato a soli dieci giorni di distanza dal rapimento della giornalista haitiana Blondine Tanis, sequestrata mentre stava rientrando a casa da uomini armati non identificati, nel quartiere di Delmas, nell'area orientale della capitale. La giornalista è stata poi rilasciata il 30 luglio scorso. 

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha annunciato il 29 luglio scorso l'intenzione di creare una missione di pace internazionale, che intervenga ad Haiti per ristabilire l'ordine. Ha affermato inoltre che il Paese è in mano alle bande armate, che controllano circa l'80% della capitale, e rapimenti, estorsioni a mano armata e furti sono all'ordine del giorno.

Pochi giorni prima il Kenya si era offerto di inviare mille agenti di polizia per aiutare e addestrare le forze dell'ordine haitiane nella lotta alla criminalità locale. 

HANDOUT/AFP or licensors
L'infermiera rapita ritratta insieme a suo marito, direttore della fondazione El Roi HaitiHANDOUT/AFP or licensors

La crisi umanitaria ad Haiti

Il Dipartimento di Stato americano ha emanato, dopo il rapimento, un avviso che sconsiglia i viaggi per Haiti, e ha ordinato al personale governativo non essenziale di andarsene, in seguito alle crescenti preoccupazioni sulla sicurezza.

Un portavoce del Dipartimento ha poi dichiarato di essere "al corrente delle notizie sul rapimento dei due cittadini statunitensi ad Haiti", aggiungendo: "Siamo in contatto regolare con le autorità haitiane e continueremo a lavorare con loro e con i nostri partner governativi statunitensi".
Si attende ora che il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, presenti un rapporto sulle possibili opzioni per Haiti, inclusa una missione dell' Onu, entro la prima metà di agosto.

La reazione al rapimento di Dorsainvil ha mostrato l'entità della disperazione in un Paese che anela alla pace dopo anni di violenze.
La situazione umanitaria ad Haiti è critica e un rapporto delle Nazioni Unite del mese scorso ha rivelato che circa 165mila persone sono state sfollate a causa della violenza tra le bande. Solo nei primi tre mesi del 2023 più di 1600 persone sono state uccise, ferite o rapite nel Paese.

Inoltre, le numerose inondazioni che hanno colpito 46mila persone e hanno fatto perdere la propria casa ad altre 13mila, nonché il terremoto di magnitudo 4.9 sulla scala Richter, del 6 giugno scorso - a meno di due anni di distanza da quello di 7.2, dell'agosto 2021, che uccise più di duemila persone - hanno contribuito ad aggravare la situazione.
Sono poi molte e ricorrenti le epidemie di colera che si sono verificate a causa dei problemi nell'acceso all'acqua pulita.

Si stima che su una popolazione di circa 5 milioni di persone almeno la metà avrebbero bisogno di assistenza umanitaria.

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