Il governo Meloni contro le famiglie non "tradizionali"

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Di Valérie GauriatDavide Raffaele Lobina
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Il Parlamento italiano discute un disegno di legge per rendere la gestazione per altri all'estero reato e il governo mette in discussione i diritti delle famiglie arcobaleno. I nostri inviati Valérie Gauriat e Davide Lobina hanno incontrato alcune delle famiglie interessate.

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Negli ultimi mesi in Italia si è parlato molto della proposta di legge presentata da Fratelli d'Italia che mira a rendere la maternità surrogata all'estero un reato universale. "Vogliamo una nazione in cui non sia più scandaloso dire che, qualsiasi siano le legittime e libere scelte e inclinazioni di ciascuno, siamo tutti nati da un uomo e una donna - ha detto la premier durante un'apparizione pubblica lo scorso maggio -. Una nazione in cui non sia un tabù dire che la maternità non è in vendita, che gli uteri non si affittano, che i figli non sono un prodotto da banco che puoi scegliere sullo scaffale come se fossi al supermercato e magari restituire se poi il prodotto non corrisponde a quello che ti aspettavi".

Il testo è in discussione in Parlamento dallo scorso giugno. Vietata in Italia, come in molti Paesi europei, il ricorso a questa pratica nei Paesi in cui è legale è, per alcuni, l'unica soluzione per mettere su famiglia. In Toscana incontriamo Debora Lucani e Michele Belloli. Sposati da undici anni, si sono stabiliti in riva al mare, dove intendono veder crescere i loro figli. "Abbiamo creato una casa grande proprio con l'obiettivo di avere una famiglia con tanti figli", ci dice Michele mentre visitiamo l'abitazione della coppia. Ma il progetto non si è mai realizzato. Debora soffre di una forma acuta di endometriosi. Una gravidanza per lei sarebbe troppo rischiosa.

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Debora e Michele in riva al mareEuronews

Dopo diversi tentativi di adottare un bambino, la coppia ha preso in considerazione la maternità surrogata all'estero. Ma ora anche questa possibilità potrebbe essere compromessa. "La scelta della maternità surrogata non è stata fatta a cuor leggero; ha fatto seguito a una serie di rifiuti da parte degli enti di adozione - sottolinea Debora -. Siamo ancora una volta bloccati da questa proposta di legge". "Non vogliamo rubare il figlio a nessuno - aggiunge il marito -. Questo bambino non è figlio della madre surrogata perché avrà il mio seme e il suo ovulo". Michele ci assicura che non hanno intenzione di arrendersi. "Avremo due figli, sono già presenti in noi e arriveranno in un modo o nell'altro, ne siamo certi e lotteremo per loro". 

Filomena Gallo, segretario nazionale dell'Associazione Luca Coscioni, sottolinea che rendere un reato la maternità surrogata all'estero sarebbe giuridicamente insostenibile. Secondo l'avvocato si tratterebbe di un attacco alla sovranità dei Paesi in cui la pratica è legale. "Lo Stato italiano chiederà a Paesi come il Canada, l'Ucraina o la Grecia informazioni sulle procedure seguite da queste coppie? - si domanda Filomena Gallo - Questi Paesi sono liberi di rifiutarsi di fornire informazioni. Ci saranno anni di processi, i bambini saranno separati dai loro genitori e noi dovremo tornare in tribunale per difendere queste persone da una cattiva legge ".

Una controproposta per legalizzare la Gpa

La sua associazione ha presentato una controproposta di legge per legalizzare la maternità surrogata non commerciale, nota come maternità surrogata solidale. Basandosi sulla natura volontaria delle madri surrogate, la proposta di legge richiede che abbiano meno di 42 anni, siano già madri ed economicamente indipendenti. Verrebbe inoltre eliminato il divieto di accesso alla procreazione medicalmente assistita per i single e le coppie omosessuali. "Siamo nel 2023 - dice Gallo -. Ci sono diversi tipi di famiglia e non possiamo far finta che, in virtù di una posizione politica, queste famiglie siano escluse dal nostro Paese".

Il dibattito sulla proposta di legge sulla maternità surrogata si aggiunge alle polemiche suscitate dall'offensiva del governo contro l'omogenitorialità. Mauro Tosca e Maurizio Nasi vivono a Milano. I loro due gemelli, Luisa e Giorgio, sono nati con la Gpa negli Stati Uniti lo scorso gennaio. I loro certificati di nascita americani, che riconoscono entrambi i padri, avrebbero dovuto essere trascritti all'anagrafe di Milano, una delle città italiane che lo permette. Ma una recente circolare del ministero dell'Interno lo vieta.

Valérie Gauriat e Davide Raffaele Lobina
Mauro e Maurizio con i loro figli Luisa e Giorgio a MilanoValérie Gauriat e Davide Raffaele Lobina

"Ad oggi, non sono registrati come cittadini italiani e non hanno alcuna tutela legale in Italia, il che li pone chiaramente in una situazione di grave svantaggio", lamenta Maurizio. "I bambini non potevano essere iscritti al sistema sanitario - aggiunge Mauro -. Hanno avuto difficoltà ad avere un pediatra, a ottenere l'iscrizione all'asilo nido, non avendo un'identità amministrativa. Per lo Stato non sono nessuno".

"Per l'Italia, al momento, non hanno genitori, sono minori non accompagnati", continua Maurizio. "Se dovesse succedere qualcosa a uno di noi due - dice Mauro - i bambini non sarebbero tutelati. Se io fossi riconosciuto come padre legale di Luisa e sparissi, se mi succedesse qualcosa, Luisa rimarrebbe orfana perché non c'è nessun legame con Maurizio e lei non avrebbe nessun legame neanche con il fratello".

Questa impasse può essere risolta solo se i bambini vengono adottati dai loro padri. Nonostante il divieto di adozione per le coppie omosessuali, sono possibili eccezioni nell'interesse dei bambini. "Adottare i propri figli è umiliante, è terribile ed è anche un processo molto lungo - dice Mauro -. È una politica crudele che mira a punire i genitori, ma in realtà punisce i bambini privandoli dei loro diritti e della loro protezione".

È una politica crudele che mira a punire i genitori, ma in realtà punisce i bambini privandoli dei loro diritti e della loro protezione
Mauro Tosca, papà di Luisa e Giorgio

Il caso di Padova : mamma di pancia e mamma di cuore

Concludiamo il nostro viaggio a Padova, dove la Procura ha impugnato 33 certificati di nascita di bambini nati da coppie omosessuali tramite fecondazione in vitro all'estero, sostenendo che solo le madri che hanno partorito possono essere riconosciute. Un'improvvisa inversione di rotta da parte della Procura di Padova.

Dal 2017 infatti il Comune registra i figli delle coppie di donne con il cognome di entrambe le madri. Una scelta che risponde a un vuoto normativo evidenziato dalla Corte Costituzionale, come sottolinea il sindaco di Padova, Sergio Giordani.

"È difficile dire: questo figlio è di serie A, quest'altro è di serie B, uno ha dei diritti e l'altro no - dice Giordani -. Io sono un nonno: come si può pensare che all'improvviso due dei miei nipoti possano chiamarmi nonno e altri due no? Per questo spero solo che il Parlamento legiferi, in modo che tutto sia chiaro per tutti".

A Padova incontriamo Irene Amoruso e Laura Bau'. Le due donne si sono sposate in Canada, prima di decidere di mettere su famiglia ricorrendo alla fecondazione in vitro all'estero. Hanno concepito e portato in grembo ciascuno dei loro figli a distanza di pochi mesi l'uno dall'altra. Sono la prima coppia ad aver ricevuto una notifica dalla Procura di Padova che contesta l'atto di nascita della figlia Alessandra. Dovranno comparire in tribunale a novembre.

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Laura e Irene con i loro figliEuronews

"Parliamo di mamma di pancia e di mamma di cuore, è così che abbiamo sempre spiegato le cose ai bambini - dice Irene -. In un linguaggio più tecnico, si parla di madre biologica e madre intenzionale. Siamo entrambe mamme di pancia, Laura per Alessandra e io per Davide".

"Quello che vogliono fare è eliminare la madre non biologica e di conseguenza cambiare anche il cognome della bambina, perché attualmente Alessandra porta i cognomi di entrambe le madri - spiega Laura -. Ufficialmente, il fratello e Irene non faranno più parte della famiglia". Le due donne si aspettano a giorni una seconda notifica per il figlio Davide, nato pochi mesi dopo la sorella: "Sarebbe assurdo che si ritrovassero con cognomi diversi, anche se sono fratello e sorella", dice Irene.

Sarebbe ridicolo dover passare attraverso l'adozione per avere gli stessi diritti che abbiamo ora
Laura Bau', mamma di Alessandra e Davide

"Penso che un bambino potrebbe essere molto turbato dal fatto che lo Stato abbia agito contro di lui per espellere una parte della famiglia - sottolinea Laura -. Inoltre, se fossimo costrette ad adottarli, sarebbe ridicolo dover passare attraverso l'adozione per avere gli stessi diritti che abbiamo ora. Significa passare anni con psicologi, assistenti sociali, oltre a nuove udienze. È anche uno sforzo economico, risorse che potrebbero essere utilizzate, ad esempio, per la loro istruzione o per altre cose molto più costruttive".

"È incredibile che ora si decida di contestare retroattivamente i certificati di nascita criticandone l'irregolarità amministrativa - dice Irene -, Una legge sarebbe utile, ma sarebbe meglio se non venisse dall'attuale governo. Ci dicono che stiamo andando contro la legge, ma il vero problema è che una legge non c'è".

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