Proteste in tutto il Paese contro la dura legge sull'interruzione di gravidanza adottata nel 2020
Migliaia di persone sono scese in piazza a Varsavia e in altre città polacche, per manifestare contro le severe leggi sull'aborto, in seguito alla morte di una giovane incinta. La donna, Dorota, è morta di shock settico a maggio, al quinto mese di gravidanza, quando il liquido amniotico si è rotto e i medici le hanno impedito di abortire, aspettando che il feto morisse.
Secondo quanto riferisce il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza, i medici hanno detto a Dorota di tenere le gambe sopra la testa, per riportare indietro le acque e di mantenere quella posizione per giorni. La giovane però ha iniziato ad avere mal di testa e vomito. La mattina del 24 maggio il feto è morto e due ore dopo è toccata la stessa sorte alla madre, deceduta per shock settico.
In Polonia l'aborto è consentito solo in caso di stupro e incesto o se la vita o la salute della madre sono in pericolo. In base a una sentenza della corte costituzionale del 2020, sono vietate le interruzioni di gravidanza nei casi in cui al feto è stato diagnosticato un difetto alla nascita.