La mediatrice europea: "All'Ue serve un'autorità morale per affermarsi a livello globale"

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Di Sandor Zsiros
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Dopo il Qatargate cosa sta facendo Bruxelles per riconquistare la fiducia dei cittadini europei? Euronews ha incontrato Emily O'Reilly, mediatrice dell'Ue, per discutere dello stato dell'etica e della trasparenza nelle istituzioni europee

Euronews ha incontrato Emily O'Reilly, mediatrice dell'Unione europea che si occupa di trasparenza e questioni etiche. Ospite di The Global Conversation, ha discusso soprattutto di corruzione e fiducia nelle istituzioni europee.

Di recente abbiamo assistito al più grande scandalo di corruzione nella storia dell'Unione europea: europarlamentari e assistenti sono stati sorpresi con borse piene di denaro. È rimasta sorpresa da questo scandalo?

Sì e no. Voglio dire, lo scandalo in sé è piuttosto scioccante e se ne sta occupando la giustizia belga. Tutto ciò va tenuto presente. Ma suppongo che chiunque abbia guardato il filmato ne sia rimasto scioccato, le immagini sono piuttosto drammatiche. Abbiamo visto banconote in euro, abbiamo visto valigie. Al pubblico è stata servita un'immagine della corruzione simile a quella dei film. È stato piuttosto drammatico. In Parlamento ci sono molte regole e codici che dovrebbero proteggerlo alla corruzione. Ma nonostante ce ne siano molti, non vengono realmente applicati e monitorati. Quindi, in un certo senso, era uno scandalo in attesa di accadere.

Questa organizzazione o queste reti sono presenti in Parlamento da molto tempo. Com'è possibile che non siano state scoperte, ma che siano state individuate solo dalla polizia belga?

Mi risulta che siano stati i servizi segreti di un altro Paese a fornire le informazioni alle autorità belghe. Ecco cosa è successo. L'Olaf, l'agenzia antifrode dell'Unione europea, ha sempre avuto problemi a usare i propri poteri in relazione al Parlamento. Per esempio, se c'è il sospetto che qualcuno stia facendo qualcosa di sbagliato in un'altra istituzione, in un'altra agenzia europea, hanno il diritto di entrare in quelle istituzioni, di andare negli uffici delle persone, di guardare i loro computer. Possono fare tutto, quasi come la polizia. Ma il Parlamento ha rifiutato quello che l'Olaf considera un suo diritto legale. Quindi la domanda è: se l'Olaf avesse avuto il diritto di entrare e perquisire gli uffici degli eurodeputati, se ci fosse stato il sospetto che si stava facendo qualcosa di sbagliato, lo scandalo sarebbe stato scoperto prima delle autorità belghe. Ma non possiamo saperlo. Sono solo speculazioni.

Ora il Parlamento europeo sta cercando di fare le cose per bene per chiudere questo scandalo. Pensa che stiano facendo abbastanza?

Stavo osservando ciò che stava accadendo a dicembre in Parlamento, quando è scoppiato lo scandalo. Tutti dicevano le cose giuste. Dicevano: "È terribile. Dobbiamo risolvere il problema. Dobbiamo sistemare le cose". Ma ora sono passati alcuni mesi e stiamo ancora aspettando di vedere cosa significhi esattamente sistemare le cose.

Parliamo del quadro generale, di cosa significhi questo scandalo di corruzione per l'intera Unione Europea, perché questo sta ovviamente erodendo la fiducia nelle istituzioni. Cosa pensa dell'effetto a lungo termine?

Penso che lei abbia ragione. La fiducia è molto importante. Si dice che non si può avere legittimità politica senza autorità morale. Non si può avere legittimità politica se non c'è fiducia da parte della gente. Siamo a Bruxelles. Bruxelles, per la maggior parte delle persone, è un'idea. Ed è un'idea molto lontana. Non la capiscono nello stesso modo in cui la capiscono i governi dei loro Stati membri, le amministrazioni e così via. E quindi sono quasi predestinati a diffidare, perché non la capiscono. Di conseguenza fiducia tra l'Unione europea e i suoi cittadini è piuttosto fragile. Quando l'Unione europea fa cose che danneggiano la fiducia delle persone, è come se frantumasse questa fiducia. È necessario inserire i piccoli incidenti che potrebbero non sembrare particolarmente importanti nel quadro generale: possono causare la sfiducia dei cittadini nei confronti dell'intero progetto dell'Unione europea. Tutto questo viene utsato anche da chi è scettico nei confronti dell'Unione europea. È quindi molto importante che l'Unione europea agisca secondo i più alti standard etici possibili per proteggere la sua legittimità politica.

C'è stato un altro scandalo quando l'ex capo dei trasporti della Commissione europea ha volato nove volte in Qatar. Viaggi pagati dal governo del Qatar, in un momento in cui l'Unione europea stava negoziando con il Qatar sull'industria delle compagnie aeree. Per lei si tratta di una questione di trasparenza o di lobby? C'è stato qualche illecito in questo caso?

È stato straordinario perché non era solo l'Unione europea a sviluppare questa politica dei cieli aperti, di cui avrebbe beneficiato direttamente Qatar Air, ovvero le persone che stavano offrendo a questo signore i voli gratuiti per il Qatar. Ma era il suo dipartimento, la sua direzione generale, che stava elaborando i regolamenti. C'era quindi un chiaro conflitto di interessi. Ma quando è stato chiesto al portavoce della Commissione chi decideva se c'era o meno un conflitto di interessi, è stato rivelato che lo faceva lui. In pratica ha chiesto a se stesso se ci fosse un conflitto di interessi. Ovviamente ha risposto di no e poi è volato in Qatar.

Anche la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha trattato con l'amministratore delegato di Pfizer l'acquisto di vaccini con messaggi di testo privati. Questi messaggi non sono stati archiviati, né pubblicati. In futuro come pensa che debbano essere gestiti questo tipo di messaggi?

Ormai siamo tutti abituati a usare whatsapp, snapchat e quant'altro per inviare i nostri messaggi. E se da un lato tutto questo è molto efficiente, dall'altro c'è una questione di trasparenza e responsabilità quando le amministrazioni pubbliche e i politici usano questi metodi di comunicazione. Questo è problematico. Quindi la domanda è: come possiamo catturare questo aspetto?

Parliamo di soldi, perché centinaia di miliardi di denaro dei contribuenti stanno confluendo nelle strutture di recupero e di resilienza. Inoltre, l'Unione europea sta sostenendo la difesa dell'Ucraina con miliardi di euro. I contribuenti europei sono in grado di controllare dove finiscono questi soldi?

Penso che dovrebbero esserlo. Non credo che lo siano ancora del tutto. Abbiamo fatto un bel po' di lavoro sui 700 miliardi di fondi post-covid. Questo denaro è stato distribuito tra gli Stati membri. Ovviamente, quando circola una somma di denaro di tale entità, sai che c'è la possibilità di corruzione. C'è la possibilità che non venga usato bene e così via. Quindi lasciamo che i cittadini siano anche i cani da guardia di questi soldi.

La vostra organizzazione ha appena pubblicato il rapporto annuale sullo scorso anno. Sommando tutti questi temi - la trasparenza, le lobby, i problemi etici, il Qatargate, eccetera - pensa che sia stato un punto di svolta nel modo in cui vediamo l'Unione europea?

Per quanto riguarda il Qatar Gate, si tratta di una storia interessante perché è molto facile da capire. E' stata drammatica, aabbiamo visto le immagini dei soldi nelle valigie. Ma allo stesso tempo, credo che il rapporto riconosca anche la crescente importanza dell'Unione europea. Considerando la polarizzazione degli Stati Uniti, la Brexit, ciò che sta accadendo nel Regno Unito, poi la Russia e la Cina, non c'è mai stata una necessità maggiore per l'Europa di affermarsi a livello globale. Ma per farlo, deve avere un'autorità morale. E suppongo che questo si inserisca in molte delle questioni che abbiamo discusso.

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