In Europa è la peggiore crisi umanitaria dal dopoguerra; anche le capitali di Paesi non confinanti stentano a trovare sistemazioni, come Praga. A Berlino arrivano 10mila rifugiati ogni giorno
Una crisi umanitaria di dimensioni gigantesche. Un esodo così rapido non si è visto neanche durante la seconda guerra mondiale. Due settimane dopo l'invasione russa già 2 milioni di mezzo di ucraini hanno lasciato il Paese per rifugiarsi soprattutto in Europa; 2 milioni sarebbero gli sfollati interni, quelli che sono rimasti nei confini nazionali ma costretti a lasciare la loro casa.
I numeri li ha comunicati il responsabile dell'agenzia delle nazioni unite per i rifugiati scrivendo che sono gli effetti, testualmente, di una "guerra insensata".
Più della metà dei profughi sono in Polonia, come Ania, baby sitter: "Hanno iniziato a bombardare Kiev molto duramente e siamo scappati. Abbiamo preso pochissime cose e siamo scappati, perché eravamo molto spaventati".
A Tegel, a Berlino, un nuovo centro di accoglienza e smistamento
Lo sforzo dei polacchi è enorme ma anche Praga ormai fatica ad accogliere mentre a Berlino, ad appena un'ora dal confine polacco, arrivano 10mila persone al giorno; Franziska Giffey, la sindaca di Berlino racconta come la città si muove per accogliere: "Questa è una nuova dimensione della crisi, lo sapete, nei prossimi giorni inseriremo in rete altri cinque centri di accoglienza regolari e stiamo preparando a Tegel una struttura per 3.000 persone e anche un centro di arrivo e smistamento".
Tra chi è fuggito ci sono oltre 100mila persone di nazionalità non ucraina come degli studenti indiani che si trovavano a Sumy, nel nord est, sono stati rimpatriati, con voli speciali, da Paesi confinanti.