Myanmar, arriva la condanna del colpo di Stato dal Consiglio Onu dei Diritti Umani

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Diritti d'autore Aung-Shine/AP
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Di Giulia Avataneo
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Soluzione di compromesso: l'organo di Ginevra non è andato al voto per aggirare il veto di Cina e Russia, che si sono dissociate verbalmente

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L'appello dei cittadini del Myanmar ha una risposta internazionale ufficiale. È una soluzione di compromesso, ma a quasi due settimane dal colpo di Stato arriva la risoluzione del Consiglio Onu dei Diritti Umani che deplora la destituzione del governo e chiede la scarcerazione dei detenuti, tra cui Aung San Suu Kyi. La mediazione sul testo non ha reso necessario il voto dei 47 Paesi membri; Cina e Russia si sono dissociate verbalmente dopo la decisione arrivata a Ginevra. 

Soluzione di compromesso

"Lo diciamo chiaramente - ha affermato Nada Al-Nashif, Alto Commissario Onu per i Diritti Umani - L'uso indiscriminato di armi, letali o meno, su manifestanti pacifici è inaccettabile. L'uso della violenza sui cittadini renderà ancor più illegittimo il colpo di stato e più colpevoli i suoi artefici".

Due settimane di proteste

Dal 1 febbraio, giorno in cui l'esercito ha arrestato i vertici politici del Paese e proclamato lo stato di emergenza, i cittadini di Myanmar scendono in piazza quasi tutti i giorni, nonostante il blocco dei mezzi di informazione e di internet, l'arresto arbitrario di almeno 350 persone e i proiettili di gomma sparati dai militari sui manifestanti.

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