Crisi politica, con l'incarico a Mario Draghi quale maggioranza adesso?

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Diritti d'autore Andrew Medichini/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved
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A caccia della maggioranza, Mario Draghi ci prova. L'ex presidente della Bce accetta l'incarico a formare un esecutivo tecnico

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Whatever it takes, qualunque cosa serva, e per ora è stata necessaria un'ora e trenta di colloquio, al termine del quale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito l'incarico di formare un nuovo governo di 'alto profilo' a Mario Draghi.

L'ex presidente della Banca centrale europea ha accettato con riserva.

"È un momento difficile - ha dichiarato Draghi al termine del faccia a faccia con Mattarella - il presidente ha ricordato la drammatica crisi sanitaria con i suoi gravi effetti sulla vita delle persone, sull'economia, sulla società. La consapevolezza dell'emergenza richiede risposte all'altezza della situazione ed è con questa speranza e con questo impegno che rispondo positivamente all'appello del presidente della Repubblica".

Draghi: "Sono fiducioso"

Fallita l'ipotesi di un Conte ter, andato a vuoto il mandato esplorativo del presidente della Camera, Roberto Fico, il capo dello Stato tenta la carta del governo tecnico - il quarto della storia politica italiana - per evitare le elezioni anticipate. Ora spetta a Draghi trovare i numeri per una nuova maggioranza.

"Sono fiducioso che dal confronto con i partiti e i gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emerga unità", ha aggiunto il presidente incaricato, chiamato a far fronte alla crisi innescata dalla pandemia, sia sanitaria che economica, e a gestire gli oltre 200 miliardi di euro del Recovery plan.

L'unità di intenti, auspicata da Draghi, è ancora da costruire, mattoncino dopo mattoncino, anche alla luce delle difficili alleanze da trovare.

Come spiega Giorgia Orlandi per Euronews, "adesso, per Mario Draghi, inizia forse inizia la fase più difficile, quella in cui l'ex presidente della Bce dovrà sondare il sostegno delle forze politiche e già il quadro appare abbastanza diviso. Il Movimento 5 Stelle, in particolar modo, sembra non essere più di tanto favorevole all'opzione di un governo tecnico. L'unico sostegno chiaro e certo è quello del Partito Democratico, e anche il centrodestra appare diviso al suo interno".

Le reazioni, a oggi

L'apertura arriva dal Partito Democratico: "Con l'incarico a Mario Draghi si apre una fase nuova che può portare il Paese fuori dall'incertezza creata da una crisi irresponsabile e assurda" ha commentato il segretario Nicola Zingaretti, che chiede un incontro con gli alleati del Movimento 5 Stelle e Leu per costruire il sostegno a Draghi.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, esponente di Leu, sostiene quanto sia importante "che le forze politiche che hanno lavorato bene assieme negli ultimi mesi - Leu, Pd e M5S - affrontino in queste ore in modo coordinato la crisi politica in corso".

Esprime perplessità il Movimento 5 Stelle con Vito Crimi: " Mettete da parte Draghi, al di là della persona, pensate a un governo tecnico, freddo e calcolatore. Al di là di quello che faremo quando e se dovesse nascere questo governo noi saremo condizionati". Ancor più duro Alessandro Di Battista: "Lo voti la Meloni che ha già detto sì, in passato, a governi tecnici e a leggi Fornero. Lo voti mezzo Pd che ha lavorato incessantemente per buttare giù Conte. Lo voti Salvini, ennesimo pezzo di arredamento del "sistema" mascherato. Lo voti Renzi, mero esecutore di ordini altrui. Lo voti FI. Ostacolare l'approdo di Draghi a Palazzo Chigi nulla ha a che vedere con la lotta tra europeismo ed anti-europeismo, ha a che fare con la contesa tra Politica e finanza".

E, sui social, interviene Matteo Renzi, da cui è partita la crisi che ha investito il governo Conte: "È il momento dei costruttori. Ora tutte le persone di buona volontà devono accogliere l'appello del presidente Mattarella e sostenere il governo di Mario Draghi".

Dalla Lega di Salvini un'indicazione: "Ribadiamo con coerenza che la strada maestra sono le elezioni. Se il professor Draghi ci incontrerà andremo ad ascoltare, a proporre e a valutare. Non abbiamo pregiudizi".

Il profilo di Mario Draghi

Nato a Roma il 3 settembre 1947, sposato e con due figli, Mario Draghi si laurea all'università La Sapienza di Roma nel 1970. Si specializza al MIT di Boston.

Già professore universitario, dal 1984 al 1990 è Direttore esecutivo della Banca Mondiale e, dal 1991 al 2001, ricopre il ruolo di Direttore generale del ministero del Tesoro. Dopo un passaggio in Goldman Sachs, una delle principali banche d’affari a livello globale, diventa Governatore della Banca d’Italia nel 2005.

Nel 2011 è il presidente della Banca centrale europea.

L'incarico è una sfida difficile: la grande crisi finanziaria, iniziata nel settembre del 2008 con il fallimento della banca statunitense Lehman Brothers, scuote l'Europa e il mondo intero. Negli otto anni trascorsi alla guida della Bce, Draghi lavora per contrastare gli effetti della crisi: calo dei prezzi (deflazione), recessione, e la stessa minaccia alla sopravvivenza dell’euro.

L'approccio diventa 'muscolare' con quel "whaterver it takes" che si scolpisce nell'immaginario comune: "qualunque cosa serva" per salvare la moneta unica, è l'imperativo dell'economista romano.

Nel 2014 Draghi inaugura l'era di una politica monetaria non ortodossa, segnata da tassi negativi e dal "quantitative easing", l'intervento per aumentare la moneta a debito in circolazione.

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Gli acquisti di titoli, al ritmo di 60 miliardi al mese, sono decisi a fine dicembre 2014 e iniziano a gennaio del 2015. Il programma termina a fine 2018 con un acquisto di obbligazioni pari a circa 2,6 miliardi di euro.

Nel 2019 - di fronte ad un'economia rallentata, anche a causa delle guerre commerciali - Draghi e il board della Banca centrale europea replicano con un nuovo programma di acquisto titoli, di durata indefinita, per 20 miliardi al mese.

La tecnocrazia italiana

Nell'Italia, che ha visto 66 esecutivi nascere e morire in sette decenni di democrazia, dopo la seconda guerra mondiale (1939-1945), il governo tecnico non è una novità. Ecco i precedenti:

  • Carlo Azeglio Ciampi: finanziere e, come Draghi, governatore della Banca d'Italia dal 1979 al 1993. È stato il primo presidente non parlamentare del governo italiano, rimanendo in carica dal 29 aprile 1993 al 13 gennaio 1994. L'allora capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, lo scelse per traghettare l'Italia fuori dallo scandalo di 'Tangentopoli'. Era la fine della Prima Repubblica. All'epoca, Ciampi - morto nel settembre 2016 - guidò un governo con l'appoggio di più forze e finì per essere capo dello Stato tra il 1999 e il 2006.
  • Lamberto Dini: economista e direttore generale della Banca d'Italia, Lamberto Dini è considerato il capo del primo governo puramente tecnico della storia della Repubblica, rimanendo in carica dal 17 gennaio 1995 all'11 gennaio 1996. Dini, ora 90enne, è stato ministro del Tesoro, nel primo governo di Silvio Berlusconi (1994-1995). Scalfaro lo incaricò di formare un governo composto da tecnocrati fino alle elezioni.
  • Mario Monti: economista di 77 anni, ex commissario europeo per il mercato interno e poi per la concorrenza, ha governato l'Italia tra il 16 novembre 2011 e il 21 dicembre 2012 a capo di un gabinetto di tecnocrati. Presidente dell'Università Bocconi di Milano, è approdato a Palazzo Chigi in seguito alle ultime dimissioni di Berlusconi e nel mezzo della grave crisi economica che stava colpendo il Paese e il continente, forte dei suoi buoni legami con le autorità dell'Ue. Durante il suo mandato, su richiesta dell'allora capo dello Stato, Giorgio Napolitano, gli fu lasciato il portafoglio dell'economia, consapevole del periodo di tagli che si stava avvicinando. Dopo le sue dimissioni, si è candidato alle elezioni del 2013 con la sua lista Scelta Civica, che ha ottenuto circa l'8% dei voti. Ha lasciato la politica attiva quello stesso anno a causa di disaccordi all'interno del suo partito ed è attualmente un senatore a vita.
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