Joe Biden ha vinto, ma ora cosa cambia per l'Europa... e per Trump?

Joe Biden e Kamala Harris rimpiazzeranno Donald Trump e Mike Pence
Joe Biden e Kamala Harris rimpiazzeranno Donald Trump e Mike Pence Diritti d'autore Carolyn Kaster/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
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Di Emma Beswick
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Non aspettiamoci, per esempio, che la guerra dei dazi finisca da un giorno all'altro: potremo assistere ad una America "più rivolta verso l'interno che verso l'esterno", dice un'analista.

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Ora che il democratico Joe Biden è presidente eletto degli Stati Uniti, è tempo di chiedersi: cosa significa per l'Europa questa vittoria? E per il suo rivale sconfitto, il repubblicano Donald Trump? Che effetto avrà la presidenza Biden sulle vite di noi europei?

Difesa: riaffermazione delle vecchie alleanze

Il 77enne esperto politico della Pennsylvania sarà ora alla guida del più potente esercito del mondo. 

Cosa fara? La sua amministrazione asseconderà probabilmente le tante richieste bipartisan di una maggior condivisione degli oneri, nel contesto delle alleanze tra Stati Uniti e le altre nazioni.

A dirlo a Euronews Rebecca Lissner, ricercatrice del Centro di Studi sulla Sicurezza dell'Università di Georgetown e co-autrice di An Open World: How America Can Winest for Twenty-First-Century Order.

Gli analisti si aspettano una riaffermazione delle alleanze tradizionali, ma al contempo uno sforzo per modernizzarle di modo che siano "un po' meno reliquie della guerra fredda, e più strumenti internazionali da difendere contro l'intero spettro delle sfide in materia di sicurezza del XXI secolo - molte delle quali non sono esplicitamente di natura militare".

In un articolo su Foreign Affairs di inizio anno, Biden ha preannunciato la volontà di convocare un summit delle democrazie nel suo primo anno di presidenza.

Lissner ritiene che Biden voglia mantenere un approccio meno isolazionista rispetto a Trump, e dare priorità agli "alleati e partner democratici" che sono "da tempo al centro della politica estera americana".

Ambiente: ritorno all'accordo di Parigi

I democratici hanno fatto campagna elettorale battendo su alcuni chiari messaggi politici. Tra essi, quello di affrontare la crisi climatica. Biden si è già impegnato a rientrare nell'accordo di Parigi, da cui gli Stati Uniti sono usciti ufficialmente questa settimana. 

In secondo luogo, è probabile che Biden cerchi di ripristinare le protezioni e le politiche in vigore sotto Barack Obama.

Ha promesso di spendere 2mila miliardi di dollari (1,7 mila miliardi di euro) per affrontare la crisi climatica con l'obiettivo finale di azzerare le emissioni di carbonio degli Stati Uniti entro il 2050.

Le guerre commerciali non finiranno

Anche se possiamo aspettarci qualche cambiamento nelle relazioni commerciali tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea, non assisteremo certo alla fine della guerra dei dazi. Lo spiega a Euronews Edward Alden esperto statunitense di politica commerciale e Senior Fellow del Council on Foreign Relations.

Le questioni in sospeso rimarranno "molto, molto difficili" anche sotto la presidenza Biden. Tra quelle più spinose c'è la tassazione sui colossi digitali, visto che i democratici sono più legati alle grandi aziende della Silicon Valley come Google e Facebook rispetto ai repubblicani, indica Alden.

"Il conflitto Boeing-Airbus non si risolverà. E dando un'occhiata alla piattaforma di Joe Biden, notiamo che ha promesso la più aggressiva politica 'Buy American' mai vista da un presidente USA".

"Penso che vedrete un'America più rivolta verso l'interno che verso l'esterno"

Trump se ne andrà senza far rumore?

Nella maggior parte degli Stati, entrambi i candidati hanno il diritto di chiedere un riconteggio dei voti - soprattutto se il risultato li vede appaiati testa a testa.

Il team di Trump ha già annunciato che chiederà un riconteggio in Wisconsin, oltre a muoversi per vie legali in Pennsylvania, Michigan e Georgia.

Giovedì, però, i giudici della Georgia e del Michigan avevano già archiviato i fascicoli; in Geogia dopo appena 12 ore. 

Alcune delle cause intentate dai legali di Trump puntavano a chiedere solamente un migliore accesso agli osservatori repubblicani nei luoghi dello scrutinio. L'avvocato di Biden, Bob Bauer, ha affermato che le cause sono legalmente "prive di valore". Il loro unico scopo, ha detto, "è quello di creare l'opportunità per trasmettere un messaggio falso sul processo elettorale".

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Lo staff di Trump sta cercando di portare un caso in Pennsylvania fino alla Corte Suprema, ed invalidare così il conteggio delle schede ricevute fino a tre giorni dopo le elezioni.

In un primo tempo, saranno i tribunali statali a decidere se i legali di Trump hanno ragione o torto. 

La Corte suprema della Pennsylvania aveva già deciso di permettere ai funzionari elettorali di accettare le schede elettorali affrancate il giorno delle elezioni e ricevute fino al 6 novembre. 

Ma queste decisioni possono essere appellate fino alla Corte Suprema federale, come già succeso nel 2000 in occasione della battaglia in Florida tra George W Bush e Al Gore.

Questa volta la strategia legale della campagna Trump non ha precedenti.

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"Si tratta della prima volta, nella storia degli Stati Uniti, che un candidato contesta dei voti, che sarebbero altrimenti legali, solo perché ricevuti dopo il giorno delle elezioni, nonostante il timbro postale dimostri che il voto sia stato espresso prima o il giorno delle elezioni", ha detto a Euronews Norman Williams, professore di diritto costituzionale alla Williamette University.

L'ex capo dello staff ad interim di Trump ha già annunciato che il magnate newyorchese si candiderà di nuovo alle elezioni del 2024.

"Non gli piace perdere", ha detto Mick Mulvaney, intervenendo via web ad un seminario dell'Institute of International & European Affairs di Dublino.

Cosa succede adesso?

Nel periodo che intercorre tra l'elezione e l'insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, di solito circa 75 giorni, l'amministrazione uscente informa il suo successore nell'ambito di una transizione giuridicamente vincolante su importanti questioni di sicurezza nazionale, affari esteri e interni.

Non solo: la vecchia amministrazione aiuta il presidente eletto a prendere decisioni personali sui funzionari di alto livello. 

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Biden dovrà nominare circa 7mila posizioni esecutive; le 1.200 più importanti - tra cui i segretari di Stato e della difesa - richiedono la conferma del Senato.

L'inaugurazione è prevista per il 20 gennaio 2021, quando il presidente eletto e il vicepresidente eletto, la senatrice della California Kamala Harris, presteranno giuramento ed entreranno in carica. 

Trump ha messo in dubbio la sua volontà di effettuare una pacifica transizione dei poteri e spesso ha evitato domande in merito. Tuttavia, i media statunitensi indicano che la sua amministrazione ha lavorato con il team Biden per preparare il passaggio di consegne.

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