Montenegro, dopo 30 anni il partito dell'eterno Djukanovic perde la maggioranza

Supporter dell'opposizione festeggiano nella notte a Podgorica
Supporter dell'opposizione festeggiano nella notte a Podgorica Diritti d'autore Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Redazione italiana, Orlando Crowcroft
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Elezioni in Montenegro, dopo 30 anni il partito di Djukanovic perde la maggioranza. La formazione del presidente vince di misura, ma non ha i seggi per governare. Risultato storico per l'opposizione filo-serba

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Il Montenegro si trova a un bivio dopo le elezioni politiche che vedono i partiti filo-russi e quelli filo-serbi favoriti per formare il nuovo governo. I socialisti al potere da trent’anni non hanno la maggioranza di seggi. Un cambiamento totale per il Paese.

Secondo gli ultimi dati delle elezioni politiche il Partito democratico dei socialisti del Presidente Milo Dzukanovic ottiene una vittoria relativa con poco più del 35% dei voti, ossia 30 degli 81 seggi del parlamento montenegrino. Vicinissima, come numero di seggi, 27 e il 32,5% dei voti, è l’opposizione con la coalizione filo-serba “Per il futuro del Montenegro”, seguita dalla coalizione liberale e filoeuropea “La pace è la nostra nazione” con il 12,5% (10 seggi) e “Nero e bianco” (5,5% dei votanti e 4 seggi). 

"I risultati sono ottimi per il Montenegro, dice un elettore, sono un segnale di pace, di riconciliazione. Una vera svolta. Eravamo sull’orlo del conflitto.”

"Ora mi sento più libero, mi sento meglio, dopo 30 anni. La cosa più importante è che ora tutte le persone avranno gli stessi diritti in questo Paese. Nessuno deve aver paura di un cambio di governo.”

Zdravko Krivokapic, leader dell'opposizione per il futuro della coalizione montenegrina, filo-serba e pro-russa, ha annunciato la vittoria ai suoi sostenitori nella notte: "Popolo del Montenegro, la libertà è avvenuta - ha detto - il Montenegro è diviso e se non offriamo quella mano di riconciliazione, non la offriremo mai. Noi offriamo quella mano a voi".

Quali scenari ora?

L'opposizione di Krivokapic potrebbe formare un governo di coalizione se trovasse un accordo con i due partiti di opposizione e il Dps abdicare dopo quasi 30 anni al potere.

Il margine tra le due coalizioni è però molto stretto: 32.5% all'opposizione di Krivokapic e 35% alla maggioranza al governo, apre a coalizioni inedite rispetto al dominio trentennale dei filoeuropei montenegrini, che con Djukanovic invitano ad attendere i risultati finali: "In questo momento è chiaro - ha dichiarato il Presidente montenegrino - che insieme ai nostri tradizionali partner della coalizione abbiamo 40 seggi. La lotta per la maggioranza nel parlamento montenegrino è ancora in corso".

Decine di sostenitori dell'opposizione sono scesi in strada per celebrare una vittoria autodichiarata che potrebbe segnare un cambiamento storico nello Stato balcanico rispetto alle istanze filo-occidentali del presidente Djukanovic.

Ma se da un lato l'opposizione potrebbe formare una coalizione di governo, dall'altro lo potrebbe fare solamente riunendo partiti di opinioni politiche divergenti. Unico punto in comune: essere contrari al Dps e a Djukanovic, poco altro.

Una simile coalizione potrebbe assicurarsi solamente 41 seggi su 81.

Il contesto in cui si inseriscono queste elezioni politiche

Il Montenegro, indipendente dal 2006 quando con un referendum si è separato dalla Serbia, è entrato nella Nato nel 2017 proprio sotto Djukanovic ed è impegnato nel negoziato di adesione all'Unione europea dal 2012.

Le elezioni arrivano dopo un anno di proteste e alta tensione tra il governo e i sostenitori dell'influente chiesa ortodossa. ll conflitto è scoppiato alla fine del 2019, quando il governo ha approvato una legge che potrebbe trasformare centinaia di monasteri in proprietà statale.

Nonostante sia un politico esperto e di grande carisma, su posizioni apertamente europeiste e filo-occidentali, Djukanovic è accusato dalle opposizioni di fare leva su ambienti corrotti e criminali per mantenersi al potere.

L'importante parte di popolazione di etnia serba, circa il 30% del totale, gli rinfaccia un nazionalismo viscerale anti-serbo, manifestatosi nella controversa legge sulla libertà religiosa, ritenuta discriminatoria nei confronti della Chiesa ortodossa serba, largamente diffusa in Montenegro.

Il Dps è al potere dal 1991. Prima del voto, alcuni analisti consultati da Euronews hanno definito le elezioni in Montenegro una "cartina tornasole" della situazione balcanica. La piccola nazione, che conta 620mila abitanti, è più che mai divisa su questioni chiave come l'adesione all'Unione Europea.

Risto Bozovic/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
Il presidente uscente Milo DjukanovicRisto Bozovic/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.

Polarizzazione in Montenegro e nei Balcani

Nel 2006, il 55,5% dei montenegrini ha votato per l'indipendenza dalla Serbia. Ma anche su altre questioni il Paese è diviso: il 54% della popolazione, ad esempio, è favorevole all'adesione all'UE, in calo rispetto al 67% di appena due anni fa.

Lo stesso vale per le questioni interne. La legge che impone alla Chiesa serbo-ortodossa, la più grande confessione religiosa del Paese, di dimostrare la proprietà dei suoi vasti possedimenti terrieri per evitarne l'esproprio è diventata una questione elettorale centrale. Chi ha protestato, lo ha fatto sostenendo che il governo stia limitando la libertà religiosa.

Sinisa Vukovic, docente presso la Scuola di Studi Internazionali Avanzati (SAIS) dell'Università Johns Hopkins, ritiene che la disputa sulla proprietà ecclesiastiche - e più in generale sulle elezioni - riguardi più in generale due visioni distinte ed opposte sul futuro del Montenegro.

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"Si tratta di scissioni che esistono da decenni, se non da secoli, e che ora sono radicate. 'O sei con noi o contro di noi', e il compromesso potrebbe in realtà non essere contemplato".

Secondo Vukovic, i critici della legge sulle proprietà ecclesiastiche vedono il Montenegro come un Paese che dovrebbe essere allineato con Belgrado e Mosca, ovvero con il mondo cristiano ortodosso, slavo, di cui fa parte da decenni - se non da secoli. Djukanovic però vede dietro la Chiesa ortodossa serba la mano di Belgrado e, attraverso di essa, di Mosca.

"Il governo ritiene che per regolare la portata degli interessi serbi in Montenegro, debba regolare il ruolo della Chiesa", ha detto Vukovic.

Gli echi geopolitici di una questione apparentemente locale, sostiene Vukovic, si fanno sentire anche in Serbia, in Bosnia ed Erzegovina e nella Macedonia settentrionale.

La generazione montenegrina più anziana infine è abituata ad avere un uomo solo al comando per decenni. "La gente qui è abituata ad avere una persona come icona - che si tratti del re, di Tito, di Slobodan Milosevic o Milo Djukanovic", dice Milena Besic, direttrice del Centre for Democracy and Human Rights (CEDEM). "Una parte della popolazione ha questa immagine idealistica di quest'unica figura carismatica che può può guidare il Paese".

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La questione corruzione

Un altro grande tema su cui si sono incentrate queste elezioni è la corruzione. Una questione trasversale sia per il governo che per i partiti all'opposizione.

L'adesione alla UE si è arenata a causa dei capitoli 23 e 24 dell'accordo, relativi rispettivamente alla corruzione e alla criminalità organizzata. Mentre il Paese ha approvato la legislazione richiesta, Bruxelles non ritiene che le leggi siano state attuate in maniera efficace.

In un rapporto del 2019, la Commissione europea ha affermato che la corruzione in Montenegro "è diffusa in molte aree e rimane un'area di preoccupazione". La risposta della giustizia penale nei confronti della corruzione ad alto livello "rimane troppo limitata". Per i cittadini, la corruzione è la seconda maggior fonte di preoccupazione, come indica un sondaggio UE di inizio anno.

La situazione è peggiorata quando, dopo il 2016, i partiti dell'opposizione hanno boicottato il Parlamento e si sono rifiutati di prendere posto in aula. Di conseguenza, conclude Besic, le leggi sono state adottate dal Parlamento ma votate solo dal governo e dai loro alleati.

"Questo non ha fatto altro che rendere l'intero sistema inaffidabile agli occhi dei cittadini. La corruzione è qualcosa che sta davvero sconvolgendo il Montenegro. Per questo vediamo una fiducia così bassa nelle istituzioni".

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