Sicurezza aerea, l'appello Aesa: licenze false o dubbie, non fate volare i piloti pakistani

In questa foto del 22 maggio 2020, un volontario cerca superstiti tra i rottami del volo Pakistan International Airlines schiantatosi a Karachi
In questa foto del 22 maggio 2020, un volontario cerca superstiti tra i rottami del volo Pakistan International Airlines schiantatosi a Karachi Diritti d'autore Fareed Khan/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Tahir Imran Mian
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260 degli 860 piloti pakistani hanno imbrogliato durante gli esami per ottenere la qualifica, ma sono riusciti lo stesso ad ottenere le licenza per volare. Ora l'agenzia per l'aviazone europea chiede di lasciare a terra i piloti pakistani. La compagnia aerea pakistana PIA vola anche su Milano.

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Sulla scia di uno scandalo che ha coinvolto i piloti pakistani, l'Agenzia per la sicurezza aerea dell'Unione europea (Easa, Aesa in Italiano) ha suggerito ai Paesi europei di prendere in considerazione la possibilità di sospendere i piloti con licenza di volo ottenuta in Pakistan.

La dura presa di posizione arriva dopo che la scoperta che un terzo pilota pakistano ha imbrogliato all'esame ed è riuscito comunque ad ottenere la licenza dall'Autorità dell'aviazione civile pakistana (Pcaa).

In una lettera riservata, che Euronews ha potuto visionare, l'Aesa scrive che la presunta frode rappresenta una "grave preoccupazione per la sicurezza".

L'agenzia raccomanda che i piloti in possesso di licenze pakistane convalidate non vengano messi in turno per volare. 

Il "consiglio" è stato indirizzato alle autorità aeronautiche dei paesi membri Aesa, ovvero tutti gli Stati UE più Svizzera, Norvegia, Liechtenstein e Islanda.

La scorsa settimana l'EASA ha vietato al vettore nazionale pakistano, Pakistan International Airlines (PIA), di volare in Europa per almeno sei mesi.

Se da un lato la PIA non aveva operato voli verso l'Europa a causa della pandemia di Covid-19, la compagnia aerea sperava di riprendere i voli per Oslo, Copenhagen, Parigi, Barcellona e Milano nei prossimi due mesi.

Alle origini dello scandalo

La questione delle truffe dei piloti nei test per ottenere la licenza è venuta alla luce nel corso dell'indagine sull'incidente aereo del 22 maggio nella città portuale meridionale di Karachi. Nel disastro sono morte 97 persone.

Il 24 giugno scorso, il ministro dell'aviazione pakistano ha ammesso che 262 degli 860 piloti pakistani avevano imbrogliato durante gli esami per ottenere la qualifica, ma ciononostante erano riusciti ad ottenere le licenza dal Pcaa.

Il Pcaa è rimasto in silenzio sullo scandalo, facendo supporre che stia solamente cercando di aspettare che passi la tempesta. Nonostante il suo ruolo al centro dello scandalo, in pochi hanno chiesto una revisione radicale dell'organizzazione.

Un terzo dei piloti pachistani vola con licenze false, o "dubbie"

In un discorso del 24 giugno, il ministro dell'aviazione pakistano, Ghulam Sarwar Khan, ha affermato **che un terzo dei piloti pakistani ha licenze false. **Ha aggiunto che sono state ottenute o con la frode o con l'aiuto di candidati fittizi.  

Due giorni dopo ha cercato di ridimensionare non parlando più di licenze "false" bensì "dubbie". 

La Federazione internazionale delle associazioni dei piloti di linea (Ifalpa) ha definito il discorso di Khan "al limite dell'imprudenza non solo per le persone citate, ma anche per il Pakistan e la sua capacità di continuare a operare servizi aerei internazionali".

La compagnia PIA ha "scelto di soffrire"

Mentre il governo locale, diviso internamente, sembra avere tutto da perdere, molti osservatori dell'industria dell'aviazione pakistana ritengono che le autorità abbiano sottovalutato le conseguenze di questa debacle. 

L'ente regolatore dell'aviazione pakistana, il Pcaa, è completamente assente dal dibattito.

In un messaggio interno che Euronews ha potuto visionare, l'amministratore delegato della PIA, il maresciallo Arshad Malik, insiste sul fatto che la sua organizzazione "ha scelto di soffrire piuttosto che difendere e salvare la pecora nera, solo per fare bella figura con il mondo. Così facendo ha messo in gioco tante vite". 

In una lettera alla compagnia aerea, il direttore esecutivo dell'Aesa, Patrick Ky, indica come l'agenzia europea abbia sollevato sei nodi cruciali con la compagnia aerea pakistana.

Nella lettera si aggiunge che la PIA è riuscita a rettificarne cinque, senza specificare quali. Nel caso della sesta constatazione, relativa al sistema Sms (Safety Management System), si scrive che la compagnia aerea non è riuscita ad attuare il piano d'azione concordato.

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L'effetto cumulativo dell'incidente di Karachi e del discorso di Ghulam Sarwar Khan del 24 giugno ha portato alla sospensione dell'autorizzazione Third Country Operator (Tco) per la PIA, un prerequisito per le compagnie straniere per ottenere il rilascio dei permessi operativi nella UE.

Come siamo arrivati a questo punto?

Tutto ha avuto inizio quando le compagnie aeree pakistane, in particolare la PIA, hanno iniziato a proporre ex piloti militari per l'aviazione civile.

Alcuni di essi hanno superato gli otto test previsti dalla legge alla velocità della luce - cosa che ha lasciato perplessi gli candidati, i quali ci hanno messo mesi se non anni ad ottenere la licenza. C'è chi denuncia pratiche di corruzione in seno alla Pcaa per giustificare queste licenze-speedy.

Il precedente governo di Mian Nawaz Sharif aveva sottratto l'aviazione dal controllo del Ministero della Difesa pakistano e creato una nuova divisione sotto il controllo di un ministro dell'aviazione civile. 

Questo ministro dipende direttamente dal primo ministro. Tuttavia, il Pcaa è ancora gestito per lo più da funzionari militari in pensione o in servizio attivo.

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Jack Netskar, presidente dell'Ifalpa dice di essere fermamente convinto che "i problemi possono essere affrontati efficacemente, a questo punto, solo con la partecipazione di organismi internazionali indipendenti come l'Ifalpa, la Iata e l'Icao".

Sforzi di ristrutturazione

Malik della PIA ha detto a Euronews che la compagnia ha scritto alcune raccomandazioni al governo pakistano per ristrutturare e riformare il Pcaa.

"Speriamo sinceramente che, sulla base del nostro appello, alla luce dei passi già fatti e degli standard di sicurezza della PIA, l'Aesa rivedrà la sua decisione revocando questa sospensione dei voli".

Ma con un governo instabile, un Primo Ministro sulla graticola e le continue lotte intestine tra apparati burocratici, sarà una bella sfida ristabilire la credibilità del Pakistan nel settore dell'aviazione civile.

Euronews ha contattato il Ministero degli Esteri pakistano e il Ministero dell'Aviazione pakistano per un commento ma al momento di scrivere non è giunta risposta.

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Tahir Imran Mian è un giornalista pakistano specializzato in aviazione.

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