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Cent'anni fa l'arresto di Sacco e Vanzetti: iniziava il più grande scandalo giudiziario del secolo

Cent'anni fa l'arresto di Sacco e Vanzetti: iniziava il più grande scandalo giudiziario del secolo
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Di Diego Malcangi
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Il 5 maggio 1920 venivano arrestati i due anarchici italiani, Sacco e Vanzetti, poi giustiziati sette anni dopo nonostante la forte mobilitazione internazionale, artistica e intellettuale.

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Cent'anni fa venivano arrestati Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, con l'accusa di omicidio: e fu l'inizio di uno dei più grandi scandali giudiziari della storia statunitense, il più citato nel mondo tra quanti si oppongono alla pena di morte.

Il contesto non era dei più tranquilli, erano anni di forti tensioni, cambiamenti e pregiudizi persistenti: come quello sugli italiani, sarà perché riecheggiava ovunque il nome di Al Capone, ma anche quello di Joe Di Maggio, esempio virtuoso, eroe sportivo americano e proprio per questo meno associato all'italianità - se non in termini di eccezione -.

C'era il proibizionismo, c'erano braccia pagate in base all'appartenenza etnica e alla provenienza, e nello stesso tempo c'erano scandali politico-finanziari, come il Teapot Dome, sotto la presidenza Harding, il più grande scandalo americano fino al Watergate. E c'era un'industria rampante, nasceva la propaganda moderna con la nuova visione socio-psicologica di Edward Bernays (poi teorizzata nel suo celebre libro del 1928), la produzione iniziava ad essere basata sull'offerta invece che sulla domanda.

In quel contesto due anarchici immigrati, di ritorno nel Massachussetts dopo il volontario esilio in Messico durante la grande guerra, già protagonisti di moleste attività sindacali, non sapevano di essere inclusi nella lista nera dei sovversivi e sorvegliati dai servizi segreti.

Venditore di pesce l'uno, impiegato di calzaturificio l'altro, stavano preparando una protesta contro la morte di Andrea Salsedo, un loro amico detenuto illegalmente e caduto da una finestra del Bureau of Investigation. Poco prima del comizio furono arrestati, accusati di detenzione illegale di armi da fuoco e poi di un duplice omicidio in una rapina, avvenuta alcune settimane prima.

L'impianto dell'accusa apparve subito talmente debole che, in quel contesto così teso e complicato, si mobilitarono intellettuali del calibro di Bertrand Russel, George Bernard Shaw, H.G. Wells, Anatole France e molti altri.

Persino il governo di Mussolini, pur lontanissimo dalle loro idee, spese ogni possibile carta diplomatica per salvare la vita dei due. Fu tutto inutile: finirono alla sedia elettrica nel 1927, per essere poi riabilitati cinquant'anni dopo dall'allora governatore Michael Dukakis. Erano innocenti, ed era un'innocenza gridata da tanti negli anni: da Joan Baez a Woodie Guithry, Francesco De Gregori, persino gli Abba. Per non parlare della mole di film, documentari, spettacoli teatrali.

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