Coronavirus: la Spagna conta altri 809 morti e proroga il lockdown al 26 aprile

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Diritti d'autore Mariscal/AP
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Di Cinzia RizziJaime Velázquez Agenzie:  ANSA, EFE
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E' il secondo Paese al mondo, dietro gli Stati Uniti, per numero di contagi da Covid-19

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Altre due settimane in casa (almeno) per gli spagnoli, per combattere la pandemia di Covid-19. Il Primo Ministro, Pedro Sánchez, ha deciso di prorogare lo stato d'emergenza nel Paese - il più colpito in Europa per numero di contagi, il secondo al mondo dietro gli Stati Uniti - fino al prossimo 26 aprile.

Riteniamo che sia il tempo necessario perché il nostro sistema sanitario possa recuperare. E' il tempo necessario perché la nostra società possa fermare la propagazione del virus e iniziare la discesa
Pedro Sánchez
Premier spagnolo

In Spagna, dall'inizio dell'emergenza sanitaria, 124.736 persone sono risultate positive al nuovo coronavirus, di cui quasi 58.000 sono ricoverate in ospedale (6.532 in terapia intensiva). I decessi sono 11.744, con altre 809 nuove vittime nelle ultime 24 ore. Si tratta del dato più basso da otto giorni. I dati del ministero della Sanità parlano anche di 34.219 guariti.

Madre e figlia di nuovo insieme

Ci sono anche storie che fanno ben sperare, però, come quella di Maria e della figlia Marta, entrambe positive al Covid-19 e ricoverate all'ospedale 12 de Octubre di Madrid. Per giorni, le due donne non hanno avuto alcun contatto, solo una volta attraverso una video chiamata. Ma questo venerdì, madre e figlia si sono finalmente ritrovate in una camera del nosocomio, quando Marta ha potuto finalmente lasciare il reparto di terapia intensiva. Rimarranno insieme nella stessa stanza, fino a quando non saranno dimesse. Si stanno pian piano riprendendo, dopo una lunga e difficile battaglia contro il virus.

SEAT: dalla produzione di auto a quella di ventilatori

Le linee di assemblaggio della Seat in Catalogna non fanno più da tempo pezzi per automobili. Sono state infatti riconvertite alla realizzazione di un bene prezioso in piena emergenza coronavirus: i ventilatori polmonari. La compagnia sta aspettando il via libera del Ministero della Salute per far partire la produzione di massa.

"Tutte le persone che stanno lavorando in questo progetto sono state mosse dalla volontà di dare una mano. E lo facciamo nell'unico modo che conosciamo: creando attrezzatura salva-vita che possa avere una produzione seriale", dice uno dei manager, Nicolás Mora.

Il sistema sanitario spagnolo è in crisi profonda. Le terapie intensive negli ospedali stanno esaurendo i posti disponibili e bisogna attrezzare nuovi spazi per accogliere altri malati.

Uno degli ingegneri Seat spiega che non è stato facile trasformare linee pensata per componenti auto, come i motori dei tergicristalli. Si sono dovuti coinvolgere molti dipartimenti. Tuttavia lo si è fatto, e in tempi record, in solo una settimana, racconta Sergio Arreciado, ingegnere SEAT.

Sono numerosi i costruttori d'auto, come FCA in Italia, che stanno dedicando uomini e mezzi alla lotta al coronavirus. Negli Stati Uniti Donald Trump è arrivato allo scontro con General Motors, già impegnata nella produzione di ventilatori, accusandola di perdere tempo e di non realizzarne abbastanza.

L'emergenza può creare nuovi posti di lavoro?

Nella feroce competizione degli Stati che cercano di accaparrarsi sul mercato internazionale protezioni e attrezzature mediche in esaurimento, la valorizzazione delle risorse interne diventa cruciale.

Accade allora che la piccola azienda Hersill di Madrid, una delle poche in Spagna a produrre respiratori, sia diventata un'industria strategica per il Paese.  La compagnia ora prevede di passare dalla produzione di dieci ventilatori a settimana a duecento al giorno.

In generale la speranza è che la domanda di prodotti per fronte all'emergenza sanitaria, possa generare nuovi posti di lavoro che riducano le migliaia di disoccupati conseguenti alla crisi. 

"Il numero dei nuovi posti è ancora limitato perché si tratta di progetti in fase di sperimentazione", dice il ministro dell'Industria Reyes Maroto, "Il tempo ci dirà se creerà nuovo lavoro, in particolare nel campo industriale. Più che un'economia di guerra, la nostra è un'industria di guerra perché stiamo sviluppando nuove capacità produttive che possano soddisfare il nostro fabbisogno".

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