Italia, troppi insulti razzisti nelle serie minori: calciatore senegalese si ritira

Italia, troppi insulti razzisti nelle serie minori: calciatore senegalese si ritira
Diritti d'autore Cortesia: Pape Dara Mbengue
Diritti d'autore Cortesia: Pape Dara Mbengue
Di Lillo Montalto Monella
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Un calciatore di seconda categoria originario del Senegal è stato squalificato per 13 giornate dopo aver reagito ad un insulto razziale proferito nei suoi confronti da un avversario. Nessuna penalità per l'avversario.

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Un calciatore di seconda categoria originario del Senegal è stato squalificato per 13 giornate dopo aver reagito ad un insulto razziale proferito nei suoi confronti da un avversario. È stata per lui la goccia che ha fatto traboccare il vaso: dopo una serie di abusi patiti negli ultimi anni, ha deciso di abbandonare il calcio giocato.

L'episodio è occorso nel bergamasco, la domenica cha preceduto i cori razzisti di Roma-Napoli e il caso Balotelli.

Mbengue Dara, 24 anni, è stato espulso per fallo di reazione e ingiurie nei confronti di un avversario durante il match perso dalla sua squadra, il Capriate, contro un'altra selezione locale, il Boltiere.

Dara è da 15 anni in Italia. Il primo giallo è arrivato dopo un fallo di reazione del trequartista senegalese che, pochi secondi prima, si era sentito dire: "N***o di merda, tornatene nel tuo paese".

Il secondo giallo è arrivato dopo che Dara, andato in escandescenza, ha proferito a sua volta un altro insulto a sfondo razzista nei confronti dell'avversario. Il direttore di gara ha udito solamente quest'ultimo e ha così ha mandato negli spogliatoi il giocatore del Capriate. Uscendo, Dara ha gettato a terra la maglia e preso a calci una panchina prima di essere calmato dai compagni.

Per approfondire:Caso Balotelli e razzismo negli stadi: e se gli ultras fossero la soluzione?

"Abbiamo detto le stesse cose, ma il metro di giudizio è stato incoerente. Hanno fatto passare me per razzista, io che ho subito per primo il razzismo: la mia è stata una reazione ad una provocazione, ma è stata punita solo quest'ultima", racconta il ragazzo intervistato a Euronews.

La società U.S.O. Capriate ritiene giusta la squalifica "per una serie di errori e reazioni" e ha deciso di non fare ricorso.

Problema sottovalutato dalla FIGC: "Fermate le partite"

"Provo rabbia e frustrazione: è assurdo che certi episodi debbano ancora accadere in questo paese. In questo momento storico va di moda essere razzista, ormai nessuno si nasconde più, il problema si sottovaluta: lancio un appello alla FIGC perché nelle categorie più basse questi episodi accadono ogni giorno. Bisogna prendere misure severe come fermare le partite".

Dara spera di poter un giorno incontrare Balotelli e critica la decisione del capitano del Brescia, Gastaldello, di non dire 'basta, non giochiamo più' durante il match contro il Verona.

Stufo degli slogan

"Se Balotelli esce e non torna più in campo, si ferma la partita e si dà la partita persa a tavolino alla squadra responsabile, allora diventa un esempio per tutti. Bisogna essere severi, col razzismo non si scherza. Sono stufo degli slogan sul fair play e contro al razzismo della Fifa e della Figc: sono concetti filosofici, ma poi bisogna anche agire e applicare pene severe".

Dara indica come nessun dirigente delle istituzioni calcistiche, Lega Dilettanti o Figc, lo abbia ancora chiamato per esprimergli solidarietà.

Il direttore sportivo del Capriate invita il calciatore a ripensarci e a non smettere di giocare. "Gli ho detto che se vuole combattere il razzismo, deve farlo dall'interno, non dall'esterno: ritirarsi dal calcio in seconda categoria fa ridere e non serve a nulla", le parole del ds Giuseppe Bulla.

Come si cambiano le cose "dall'interno"?

"Al nostro livello è più semplice che in Serie A, dove girano più soldi: annulli la partita e dai sconfitta a tavolino, non muore nessuno", l'opinione del calciatore senegalese.

Bulla aggiunge che "il Capriate l'anno scorso aveva un giocatore di colore, quest'anno ne ha 16 nelle tre categorie. Si cambia anche così: facendo vedere che le persone di colore fanno parte ormai della nostra nazione".

Secondo il dirigente, "i ragazzi di colore purtroppo sono soggetti tutte le domeniche a questi episodi. Li abbiamo preparati, ma Dara è stato un po' un pollo: l'avversario non si è fatto sentire".

La società ha emesso un comunicato su Facebook in cui si legge che "ritiene inaccettabile che un direttore di gara non senta insulti razziali come quelli subiti da M.Dara. Nonostante la Figc si stia impegnando duramente per sconfiggere il morbo della discriminazione territoriale, gli insulti a carattere razziale sono sempre più presenti nel calcio a tutti livelli".

In un altro comunicato, aggiunge: "Mbengue Dara è solo la punta dell'iceberg, con lui altri ragazzi di colore, dai più piccoli ai più grandi, devono saldare, ogni settimana, il prezzo salato della propria dignità se vogliono ancora coltivare l'amore per il gioco del calcio".

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Dara ha deciso di smettere "perché il calcio per me è una passione, non un lavoro: lo faccio per divertirmi, ma se vengo insultato smetto di essere felice. E so che, se tornassi, verrei insultato di nuovo, qui tra le squadre della bassa bergamasca. Ho il tempo per ripensarci. Parlerò con la dirigenza: spero un giorno di poter allenare i bambini, così da trasmettere loro dei buoni insegnamenti".

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