La strage di Liegi, in cui 4 persone sono state uccise e diversi agenti sono rimasti feriti, vede analisi diverse, quella della procura e del ministero della Giustizia. Mercoledì sera la rivendicazione del gruppo terrorista
Il killer di Liegi "era un soldato dello Stato islamico": così l'Isis che, mercoledì in serata, ha rivendicato, attraverso l'agenzia Amaq citata dal Site, la paternità dell'attacco, avvenuto martedi 29 maggio, in cui 4 persone incluso il killer, sono rimaste uccise, diversi gli agenti feriti.
Fino a mercoledì pomeriggio,contrastanti erano le posizioni fra Procura e ministero della Giustizia.
Se la Procura titolare della inchiesta era certa che Herman Benjamin l'assalitore si fosse radicalizzato in carcere e che quindi fossimo di fronte a un attacco di terrorismo, il ministro belga era di diverso avviso:
"I primi elementi d'indagine sin qui raccolti - afferma il portavoce della procura federale - fanno pensare a un attacco terroristico. Sono elementi che hanno un corrispettivo nel modus operandi a cui di solito assistiamo leggendo i messaggi che si scambiano i gruppi dello stato islamico sul web quando suggeriscono di attaccare la polizia con un coltello sottraendo loro le armi di servizio. Anche il fatto che l'assalitore gridasse diverse volte Allah è grande è un elemento che lo conferma"
Il ministro dell'Interno, Jan Jambon, ha fatto sapere che il killer aveva già ucciso un uomo la sera prima della strage, ma ecco cosa ha affermato il ministro della Giustizia Koen Geens:
"Il punto è capire se il fatto che abbia incontrato qualcuno, e abbia preso parte a un gruppo di preghiera specifico possa essere un segno sufficiente di radicalizzazione per poterlo trattare come un pericoloso terrorista. Per noi la risposta è no. Forse abbiamo sbagliato ma la nostra risposta ora è no."