Cosa c'è da sapere sulle nuove elezioni in Venezuela: la scommessa dell'opposizione contro Maduro

Cosa c'è da sapere sulle nuove elezioni in Venezuela: la scommessa dell'opposizione contro Maduro
Diritti d'autore  REUTERS/Isaac Urrutia
Di Marta Rodriguez MartinezCristina Abellan Matamoros
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"Il popolo crede ancora nel chavismo ma non supporta più Maduro". Un candidato potrebbe avere qualche chance ma la decisione della MUD di boicottare la tornata elettorale non lo aiuta

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Domenica 20 maggio il Venezuela torna alle urne - di nuovo - per eleggere il nuovo presidente. Gli Stati Uniti e l'Europa hanno condannato la decisione di Nicolas Maduro di convocare elezioni anticipate, aggiungendo che potrebbero comminare nuove sanzioni sul paese latinoamericano qualora fosse "messa a rischio la democrazia". 

L'opposizione è divisa, non ci saranno figure come Henrique Capriles, che nel 2013 riunì l'opposizione della MUD, o Leopoldo Lopez, ma un candidato dal nome Henri Falcon potrebbe avere qualche chance.

Maduro è stato eletto presidente del Venezuela dopo la morte di Hugo Chavez. Se Chavez era riuscito a battere Capriles di dieci punti percentuali, il suo successore designato nel 2013 ha ottenuto solamente 234.935 voti in più rispetto al leader dell'opposizione. 

Per gran parte del suo mandato, Maduro ha governato per decreto. Tuttavia il crescente scontento per via della situazione politica e sociale in cui versa la nazione potrebbe, questa volta, costargli caro. Lo ritiene Tim Gill, professore associato di sociologia all'Università del North Carolina. 

"Da quanto ho potuto constatare, il popolo crede ancora nel chavismo ma non appoggia più Maduro", la sua opinione a euronews. "Secondo molti sondaggi, Chavez continua ad essere il politico più popolare del Venezuela".

Reuters/Adriana Loureiro

Secondo Gill, Maduro non ha la stessa abilità di Chavez di ispirare o di unire le folle di venezuelani. 

"Sembra un classico caso di trasferimento di potere in cui un leader carismatico [Chavez] è stato in grado di unire il Paese e gestire lo Stato come si deve, mentre quello che ha assunto il controllo [Maduro] al confronto sembra un impostore".

Gill sostiene che la mancanza di un reale cambiamento in Venezuela abbia danneggiato l'immagine di Maduro. "C'era un sacco di corruzione sotto Chavez, ma almeno quando si trattava di fare qualcosa, la faceva. E' stato in grado di gestire l'esercito e la burocrazia in maniera efficiente. Maduro non ha a cuore nessun cambiamento perché, soprattutto in campo militare, c'è chi sta beneficiando degli [attuali] accordi economici".

L'esperto di Venezuela ha aggiunto che i sondaggi mostrano come il clima intorno a Maduro non sia più tanto favorevole. "Se tutti votassero, la vittoria del leader dell'opposizione Herni Falcon sarebbe chiara. Ma se la gente uscirà di casa per recarsi al seggio, questa è tutta un'altra storia". 

REUTERS/Carlos Garcia Rawlins

Elezioni poco credibili

Secondo Gill, uno dei fattori negativi per Maduro è che le elezioni di domenica 20 sono ritenute poco credibili. Gli osservatori internazionali degli Stati Uniti e dell'Unione Europea non sono autorizzati a monitorare le votazioni perché Maduro ritiene che non sia necessario. 

Le accuse di presunte interferenze sui risultati elettorali nello stato sud-orientale di Bolivar non hanno fatto altro che aumentare le scetticismo su ciò che potrebbe accadere altrove nel paese.  

La creazione dell'Assemblea Nazionale Costituente - un onnipotente organo legislativo parallelo istituito l'anno scorso con il compito di redigere una nuova costituzione - è stata condannata dall'opposizione che ha boicottato il voto per sceglierne i membri. Potenze straniere come gli Stati Uniti e la Spagna hanno detto che non ne avrebbero riconosciuto l'esito.

Tutti questi fattori hanno reso Maduro ancora meno popolare non solo in patria, ma anche con gli stati vicini. Viene considerato un leader incompetente dai suoi pari, ritiene Gill, eppure l'élite militare ha ancora molti vincoli con il presidente "e non è disposta a dare spazio ad altri movimenti politici", ritiene Néstor Castañeda, professore associato all'Instituto de las Américas dello University College di Londra.

Come è messa l'opposizione (una vittoria di Maduro è lo scenario più probabile)

Nonostante la popolarità in discesa del presidente, con tutta probabilità sarà ancora lui a vincere le elezioni. 

La principale forza di opposizione, la coalizione di Unità Democratica (MUD), ha deciso di boicottare le elezioni e si è rifiutata di presentare alcun candidato. Il suo coordinatore, Ángel Oropeza, ha qualificato i comizi come uno "show" orchestrato dal governo Maduro "nel bel mezzo dell'agonia e della sofferenza dei venezuelani".

Per Gill, il boicottaggio, annunciato già nel febbraio scorso, non fa altro che danneggiare l'opposizione stessa e aiutare Maduro a ottenere un altro mandato come presidente del Venezuela. "Questa è una strategia che molti partiti dell'opposizione hanno provato in altri paesi e non ha mai dato i risultati desiderati"

Castañeda pensa che dopo la vittoria nelle legislative del 2015 l'opposizione "sia stata incapace di consolidare un progetto politico che faccia da contrappeso alla macchina del partito socialista".

Uno dei graffiti con la scritta "Io non voto". REUTERS/Carlos Jasso

Henri Falcon di Avanzada Progresista (AP), ha rotto il fronte si presenta come candidato indipendente, così come il pastore evangelico Javier Bertucci.

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"Votare vuol dire impegnarsi con il Paese, l'astensione non è d'alcuna utilità. Noi politici non possiamo incrociare le braccia, dobbiamo metterci la faccia", ha detto Falcon giustificando la sua decisione durante un'intervista con Venevisión. 

Bertucci, dal canto suo, si presenta come "la luce nelle tenebre" del panorama politico venezuelano.

C'è poi una terza figura che spera di poter spodestare Maduro: si tratta di Reinaldo Quijada, candidato presidenziale della UPP 89, che si rivolge ad una parte di elettorato molto concreta e specifica: i chavisti delusi del loro leader. I suoi discorsi mettono a confronto il chavismo con il "madurismo".

Le due figure più popolari, Leopoldo Lopez e Capriles, non possono entrambe partecipare a questa tornata elettorale per via delle inibizioni poltiche che pendono sul loro capo.

Secondo il prof. Castañeda, tutti gli scenari sembrano essere negativi per l'opposizione. "Anche se Falcón dovesse avere un buon risultato a sorpresa, l'opposizione tradizionale, rappresentata dalla MUD, sembra destinata ad essere completamente esclusa dal gioco politico. I partiti o i movimenti che la compongono sono deboli, hanno pochi militanti e pochissime risorse per competere".

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Ma cosa dicono i sondaggisti? La venezuelana Datanálisis prevede un pareggio tra il presidente uscente e Falcon. Tuttavia Delphos assegna il 43% a Maduro e il 24% a Falcón, mentre International Consulting Services (ICS) prevede una vittoria di Maduro con il 55,9% dei voti, stimando che Falcón otterrà il 24,4% e Bertucci 16,2%.

Chi sono Henri Falcon, Javier Bertucci e Reinaldo Quijada

Henri Falcón è un ex chavista che si è separato nel 2010 dal Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Avvocato di formazione militare, ha alle spalle una lunga carriera politica: è stato governatore dello stato settentrionale di Lara e sindaco del comune di Iribarren en Barquisimeto. Ha promesso di adottare il dollaro USA al posto del Bolivar iperinflazionato per cercare di stabilizzare l'economia. Ha anche detto che accetterà aiuti stranieri in Venezuela, darà semaforo verde agli attivisti dell'opposizione e potrebbe lavorare con il FMI per rilanciare l'economia.

La MUD lo accusa di essere un traditore e di facilitare la "farsa elettorale" di Maduro ma lui ha affermato che, se dovesse vincere, terrà un posto per Capriles nel suo gabinetto - nonostante quest'ultimo sia inibito politicamente per 15 anni.

Bertucci è considerato il candidato "outsider". Pastore evangelico e uomo d'affari, ha deciso a febbraio di abbandonare temporaneamente il suo ministero religioso nella Chiesa cristiana di Maranatha per cercare di "detronizzare" Maduro.

Si definisce "un candidato indipendente, senza storia politica" e critica la richiesta di astensione della MUD perché considera un errore lasciare libera la via per Maduro, "continuando a dire che è tutta una trappola". Tuttavia su di lui ricade l'ombra del sospetto. Qualcuno lo indica come candidato fantoccio del chavismo per legittimare la rielezione di Maduro, un'accusa a cui deve rispondere ad ogni intervista.  

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Il suo programma elettorale è conservatore: non approverebbe leggi per legalizzare il matrimonio omosessuoale né l'aborto.  

Ingegnere e direttore del gruppo editoriale Aporrea, Quijada difende la rivoluzione bolivariana iniziata da Chavez ma critica la successiva gestione Maduro. Il suo partito, Unidad Política Popular 89 (UPP 89), è una recente frattura nel cuore del chavismo.

"Il governo ha detto che siamo un partito di opposizione: siamo certamente contrari al governo del presidente Maduro e al PSUV ma non siamo contrari al processo rivoluzionario", ha detto Quijada in un'intervista rilasciata ad EFE.

UPP 89 cerca di promuovere "un nuovo riferimento politico rivoluzionario e il salvataggio morale del paese".

Cosa succederà dopo le elezioni di domenica?

Chi vincerà le elezioni dovrà affrontare primariamente il crollo verticale dell'economia del paese, l'iperinflazione e la mancanza di beni di prima necessità. Ci si aspetta che un secondo mandato di Maduro sia del tutto simile al primo. 

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Il Venezuela sta attraversando una delle peggiori crisi economiche e sociali della storia del paese. Milioni di persone soffrono per l'endemica carenza di cibo e medicinali, per l'impennata dei prezzi dei beni, non solo di quelli primari, e per la crescente insicurezza. Effetti, secondo i critici, delle disfunzioni del governo Maduro. 

Si stima che tre milioni di persone siano già fuggite dal paese. Se dovesse vincere ancora, analizza Gill, "Maduro potrà consegnare il controllo di alcune imprese petrolifere a Cina e Russia di modo che possano investirvi il loro capitale".

Il Venezuela dispone di una delle più grandi riserve petrolifere del mondo ma al momento produce meno del 40% del suo potenziale totale.

**Per approfondire: **

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