San Pietro, Femen prova a rubare il bambinello del presepe. Di nuovo

San Pietro, Femen prova a rubare il bambinello del presepe. Di nuovo
Diritti d'autore REUTERS/Alessandro Bianchi
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Di Lillo Montalto Monella
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Atto dimostrativo durante la messa di mezzanotte e attivista bloccata prima della benedizione papale mentre cerca di portare via la statua di Gesù bambino. Proprio come nel 2014. I precedenti non mancano

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Femen torna a colpire in Vaticano, a Natale. Tre anni dopo il primo tentativo, un'altra attivista è stata arrestata (in topless) e portata via (coperta da un giubbotto) dopo avercato di strappare la statua del bambino Gesù dal presepe di piazza San Pietro a Roma. 

Prima della benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco, la giovane ha superato le transenne di sicurezza gridando “Dio è donna”. Lo stesso slogan era dipinto sulla sua schiena.

Un gendarme vaticano le ha impedito di prendere la statua ed è stata allontanata in manette. L'incidente è avvenuto circa due ore prima che Papa Francesco consegnasse il suo messaggio natalizio alle circa 50.000 persone in piazza.

Il sito web del gruppo l'ha identificata come Alisa Vinogradova e l'ha definita "sextremista". L’obiettivo del gruppo, fondato in Ucraina, è "la completa vittoria sul patriarcato".

“Maria fa suo il grido #MeToo e rompe il silenzio”, si legge in un lungo post su Facebook in cui viene criticata la posizione della Chiesa Cattolica contro l'aborto - citando il caso di Teodora Vásquez, in carcere da 10 anni e condannata a 30 anni di reclusione per un aborto a El Salvador.

Femen ha colpito anche durante la messa di mezzanotte con un'azione - a seno scoperto - nella scena della Natività di piazza San Pietro.

I precedenti

Stessa scena, tre anni fa. Nel Natale 2014 Iana Aleksandrovna Azhdanova è stata rimessa in libertà dopo aver cercato di sottrarre il “bambinello” dal presepe. Accusata di "vilipendio, atti osceni in luogo pubblico e furto", le è stato impedito di rimettere ancora piede in Vaticano. Stessa scritta sul petto anche allora.

Altre tre altre aderenti al gruppo Femen avevano già compiuto nello stesso anno atti analoghi, sempre nell’iconica piazza. Il 14 novembre 2014 le attiviste, “mettendo in atto il gesto che è ormai il loro marchio, si denudarono a San Pietro per protestare contro la visita del Papa alle istituzioni europee di Strasburgo, ritenuta “un attacco alla secolarizzazione”, scrive il Sole 24 Ore.

Nel marzo 2013 la riunione dei cardinali, che elesse poi Papa Francesco, era appena cominciata quando due Femen si spogliarono per mostrare la scritta 'Pope no more'.

Nel gennaio 2013 fu la volta della protesta per i diritti dei gay: un gruppo di Femen si denudò in piazza San Pietro durante l’angelus domenicale. Proprio di recente sono state assolte con formula piena dal reato di turbamento di funzioni religiose. Le militanti femministe, due francesi e due ucraine, non avrebbero turbato lo “svolgimento della funzione religiosa” perché l’allora Papa Ratzinger, nonostante la plateale protesta, portò a termine la sua omelia senza interruzioni. Queste, come riporta Il Messaggero, sono le motivazioni della sentanza di assoluzione emessa dal giudice Clementina Forleo.

Nel novembre 2011, quando era Papa Benedetto XVI le attiviste, per lo più ucraine, manifestarono durante un Angelus per la “libertà della donna”.

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