Quanto è inquinata l'aria che stiamo respirando in Italia? Novità in arrivo dal 2018

European Air Quality Index, screenshot della mappa
European Air Quality Index, screenshot della mappa Diritti d'autore European Air Quality Index,
Diritti d'autore European Air Quality Index,
Di Lillo Montalto Monella
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I dati sulla qualità dell'aria, diffusi dalle ARPA regionali, a volte si riferiscono al giorno precedente o hanno standard qualitativi discutibili. Ma dai primi mesi del 2018 la situazione potrebbe cambiare con l'arrivo di InfoARIA, piattaforma per trasmettere all'Europa le rilevazioni sullo smog

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Una mappa pubblicata settimana scorsa dall’EEA (European Environmental Agency) permette a molti cittadini europei di sapere quanto è pulita l’aria che stanno respirando in questo momento. 

A molti ma non a tutti, perché l'Air Quality Index provvede utili informazioni sulla concentrazione di inquinanti e agenti chimici nell'aria per quasi tutta l'Europa occidentale... ad eccezione dell'Italia. 

La mappa interattiva (qui sopra uno screenshot) è stata lanciata solo qualche giorno dopo la diffusione del rapporto Air Quality in Europe 2017 che mostra come nella maggior parte delle città europee si viva respirando aria giudicata potenzialmente dannosa per la salute umana.

Il tema, almeno da noi, è parecchio sensibile. Non è passato neanche un mese dall'allerta sanitaria scattata in tutta la pianura padana - aggravata, in provincia di Torino, dagli incendi in Val di Susa. In quei giorni la concentrazione di Pm10 schizzò ben oltre il limite giornaliero dei 50 microgrammi al metro cubo, toccando anche quota 199 µg/m³. 

Dati sì, ma solamente regionali e talvolta obsoleti 

La "nube di smog" si ripresenta a cadenza ciclica. Non sarà più visibile dallo spazio, ma a Milano la media giornaliera du Pm10 naviga in questi giorni sopra il valore massimo consentito dalla legge, mentre a Torino e dintorni siamo a 96 µg/m³.

La mappa europea fa riflettere sul fatto che, allo stato dell'arte, non esista in Italia un monitoraggio omogeneo su scala nazionale, per di più "in diretta" e liberamente accessibile. Almeno per i cinque inquinanti tracciati dall'EEA: Pm2.5, Pm10, diossido di azoto, ozono e anidride solforosa. Il primo, e più pericoloso, emesso dai veicoli e dalle industrie, ha causato la morte prematura di almeno 400mila persone in Europa nel 2014.

Quello che il commissario europeo Karmelu Vella chiama “il killer invisibile”, ovvero lo smog, può essere tenuto d'occhio solamente sui siti internet delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente (ARPA), con dati diffusi *near real-time *(NRT)

“I dati delle rilevazioni in tempo reale per alcuni Paesi, tra cui l’Italia, non sono ancora collegati all’European Air Quality Index”, si limita a dire l’agenzia EU interrogata da* euronews* e anche su Twitter. “Stiamo lavorando con questi Stati per farlo in futuro”

Esistono italiani più fortunati di altri. 

La cifra near real-time registrata dalle centraline automatiche delle ARPA regionali deve ancora essere sottoposta a validazione ma restituisce una prima, buona fotografia della pulizia dell’aria che ci entra nei polmoni.

In Lombardia, l’Arpa regionale mette a disposizione una mappa con la proiezione giornaliera della qualità dell’aria, navigabile per comune. Anche in Veneto la mappa Arpa del Pm10 è aggiornata quotidianamente. In Friuli Venezia Giulia la fotografia è quella del giorno precedente, come in tante altre Regioni.

Il livello di sofisticazione dei portali e quello dell'accessibilità dell’informazione varia molto di regione in regione, e tende ad abbassarsi (con alcune eccezioni locali) scendendo di longitudine. Se in Emilia Romagna si può filtrare la mappa giornaliera per inquinante, un po’ più spartano è il portale molisano, mentre in Sardegna si fa ricorso al caro vecchio pdf che indica, però, solamente la situazione del giorno precedente.

Il “dato in diretta” (o quasi) non è fornito da tutti né, nella maggioranza dei casi, viene rilasciato in formato "aperto". In Calabria la pagina “open data” si ferma a “Locri, anno 2015”. Più oltre non è dato chiedere. Alcuni capoluoghi (si pensi a Milano) sono più all’avanguardia di altri, come è intuibile.  

“Mi pare evidente che i dati dovrebbe darli Arpa, ma non se ne vedono. Tanto più che a Bologna ad esempio danno un solo dato al giorno, cioè la media giornaliera e la comunicano solo il giorno dopo alle 11. Quelle cartine vogliono i dati ogni ora”, lamenta Passantedimezzo, che ha provveduto da sé creando questa mappa di monitoraggio in tempo reale.

#centralinedalbasso per una fotografia omogenea e nazionale

Come tanti *civic hacker *in Italia, anche Passantedimezzo auspica sempre più #centralinedalbasso in assenza di risposte istituzionali. Da più parti si lamenta una mancanza di dati aggiornati rilasciati in formato aperto e in tempo reale su tutto il territorio nazionale, ad uso della cittadinanza e di quegli attivisti con le competenze necessarie a “trasformare” queste informazioni in app e servizi di pubblico dominio.

“L'Italia è tra gli ultimi paesi al mondo a non fare opendata sulla qualità dell'aria o dell'acqua. Questi dati dipendono dalle Arpa regionali e le Arpa regionali semplicemente fin qui hanno lasciato molto a desiderare come trasparenza e* open data*. Direi quasi tutte”, scrive un esperto, Andrea Nelson Mauro, sul gruppo di discussione Facebook Dataninja.

Si segnalano gli esperimenti virtuosi dei privati cittadini (si veda questo in Sicilia), e dell’Accademia: una mappa nazionale con tutte le centraline dislocate sul territorio esiste, in realtà, ed è qui - come segnalato dall'attivista civico Ciro Spataro - ma è stata messa a punto dall’Università di Pisa.

AGGIORNAMENTO: Da segnalare anche il progetto di Cittadinanza Attiva e di Citizen Science Che Aria Tira che ha come obiettivo quello di costruire una rete di automonitoraggio della qualità dell'aria, dove i cittadini, le associazioni/organizzazioni o altre istituzioni possono costruirsi una propria centralina di monitoraggio ambientale e condivedere i dati online sulla nostra piattaforma. Il progetto ha un anima completamente open source e sposa a pieno la filosofia dell'Open Data, della Trasparenza e della Partecipazione.

Il quadro legale e le novità annunciate per il 2018

A livello legislativo, la competenza su inquinamento atmosferico e tutela dell'ambiente spetta alle regioni, che a loro volta delegano per la maggior parte i compiti di monitoraggio alle locali agenzie per l'ambiente.

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Ciascuna amministrazione è tenuta ad inviare un dossier con i dati sulla qualità dell'aria al Ministero e a Ispra. Nella legge quadro non sono specificate le modalità di invio dei dati, ma da quando l'UE ha deciso di creare un portale ad hoc, il meccanismo di trasmissione dei "questionari" è stato sostituito con l'invio di tutti i file in formato .xml. Dati in forma grezza facilmente leggibili e rielaborabili.

Quanto alla comunicazione al grande pubblico, la legge si limita a dire che “i gestori delle stazioni di misurazione devono predisporre e applicare apposite procedure di garanzia di qualità per la comunicazione dei dati rilevati” e garantirne l’accesso al pubblico (allegato del decreto legislativo n. 155/2010, il testo fondamentale sulla qualità dell'aria). 

Ma le cose a breve potrebbero cambiare. L'Arpa Toscana ha fatto un piccolo “spoiler” annunciando l'introduzione di un nuovo sistema informativo nazionale,** InfoARIA.**

La notizia trova conferma anche da Ispra, l'organismo che sarà centrale allo scopo. Domenico Gaudioso, già responsabile di area dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, lamenta qualche ritardo sulla tabella di marcia dovuto al fatto che "non è stata data priorità alla centralizzazione del dato near real-time" (anche a causa di un ricorso per l'affidamento che ha tenuto tutto in stallo per un anno), per il quale ancora "manca un vero e proprio flusso informativo". 

"Non so dirle quale sarà il grado di adesione e di compliance delle ARPA" in relazione a InfoARIA, spiega Gaudioso. 

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I dati sulla qualità di ciò che respiriamo verranno inviati al portale europeo - quello da cui siamo partiti - e "immagino si potranno scaricare direttamente da lì". 

Senza rimandare all'EEA, un portale italiano con open data e flussi di informazioni in tempo reale "non è al momento tra le priorità politiche", anche per "la mancanza di risorse del Ministero", aggiunge Gaudioso. 

Finora, spiega, è stata data priorità ai dati consolidati, "visto che manca un riferimento esplicito nella legge 155/2010 al dato *near real-time". *Esiste dunque un obbligo di comunicazione (altrimenti "le ARPA potrebbero infischiarsene"), ma senza una struttura omogenea per farlo adeguatamente. E per rendere disponibili le rilevazioni in formato aperto.  

Nel 2015 Ispra tentò di lanciare un sito dove le Regioni avrebbero potuto caricare i propri dati, ma l'operazione non ebbe successo. "Ci siamo resi conto che chiedere alle ARPA un simile impegno avrebbe creato un flusso specifico simile al *near real-time, *e alcune Agenzie avrebbero avuto difficoltà. Soprattutto al Sud”.

Il Sistema Nazionale a rete per la protezione dell'ambiente (SNPA), creato nel 2017, avrà responsabilità su InfoARIA e più in generale sulla "raccolta, organizzazione e diffusione dei dati ambientali”.  

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Una cosa è sicura. "Più dati di questo tipo sono a disposizione dei cittadini, migliori sono le scelte quotidiane che possono essere fatte per migliorare la qualità della vita”, citando Ciro Spataro, esperto di opendata in Sicilia ma, soprattutto, uno che si è ordinato su Internet i pezzi necessari per costruirsi una postazione *low cost *per il monitoraggio delle polveri sottili sul proprio balcone. 

In attesa che il vuoto informativo istituzionale presente in alcuni territori venga colmato, e in attesa di vedere all'opera InfoARIA, potete provare anche voi l'opzione "fai da te". 

Le istruzioni si trovano qui.

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