Doppia valuta in Italia: primo passo per l'abbandono dell'euro o per il suo rilancio?

Doppia valuta in Italia: primo passo per l'abbandono dell'euro o per il suo rilancio?
Di Lillo Montalto Monella
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La Lega propone i minibot per saldare i debiti dello Stato e affrancarsi da Bruxelles. Ma una doppia valuta potrebbe anche avere un effetto opposto.

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Niente più referendum sull’uscita dall’euro bensì via libera all’introduzione di una valuta parallela, i cosiddetti “MiniBot”, ovvero titoli del debito pubblico di piccolo taglio e immediatamente spendibili da privati e imprese.

E’ questa la proposta della Lega Nord già proiettata verso le prossime elezioni. L’idea, coniata dal responsabile economico Claudio Borghi Aquilini, è allo studio da tempo ed è stata ribadita anche al recente workshop Ambrosetti di Cernobbio. Permetterebbe di aggirare il divieto di coniare nuova moneta previsto dai Trattati e, nelle intenzioni dell’ex docente – oggi politico a tempo pieno – abbattere parte del debito pubblico. “In caso di dura negoziazione con l’Europa”, ha dichiarato Borghi Aquilini a euronews “darebbe all’Italia l’arma sufficiente per dire che se le cose non vanno come diciamo noi allora tanti saluti, non siamo ricattabili come la Grecia. [L’Europa] può bloccare l’arrivo dell’euro in Italia tramite le banche, ma non può bloccare i MiniBot”.

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I MiniBot proposti da Borghi sono dunque titoli di stato del valore nominale 5-10-50-100€, senza tasso di interesse né scadenza, utilizzabili per il pagamento dei debiti che ha accumulato il Paese nei confronti di imprese e persone fisiche. Sarebbero utilizzabili al posto del contante per pagare le imposte ma anche alcuni servizi pubblici. Immediatamente trasferibili al portatore, andrebbero a coprire una cifra di 70-100 miliardi, ovvero equivalente al contante circolante in Italia (il debito pubblico complessivo supera i 2.300 miliardi di euro), e sarebbero utilizzabili con la stessa facilità dei buoni pasto.

La proposta dell’economista milanese classe 1970 non trova d’accordo alcuni economisti, preoccupati per l’impatto sul debito pubblico dell’operazione. Tra essi anche Pierangelo Dacrema, docente all’Università della Calabria, convinto europeista e assertore della necessità opposta di avere non solo una moneta unica a livello europeo, ma addirittura globale.

Dacrema, autore di numerosi articoli e saggi, fra cui “La dittatura del PIL” (Marsilio, 2007) e “La Morte del Denaro. Una lezione di indisciplina” (Jaca Book, 2016), ritiene che un’ipotesi come quella dei MiniBot metterebbe l’Italia in contrasto violento con l’Unione Europea. Raggiunto da euronews, egli propone invece l’introduzione di una nuova moneta, elettronica e in circolazione solo in Italia solo a livello bancario (per non contravvenire alla norma che impedisce di battere moneta), con un rapporto di 1 a 1 rispetto all’Euro.

Non una nuova Lira, ma “bisognerebbe chiamarla in modo diverso per non assecondare i sogni dei nostalgici”, dice Dacrema. “Per ogni miliardo di rimborso, lo Stato pagherebbe con questa nuova moneta circolante solo in Italia. Questo sì che avrebbe un impatto notevole sull’economia, un effetto di rilancio: diminuirebbe il debito pubblico, il rispetto del fiscal compact non sarebbe più un sogno e la politica, oltre che i negoziati, sarebbero di altro livello. [Una soluzione] strumentale alla nostra permanenza di lungo periodo in Europa e con un notevole impatto sull’economia. Nel giro di un paio d’anni abbatteremmo il debito pubblico in maniera diretta nell’ordine dei 150/200 miliardi, nel giro di 3 o 4 anni di 3-400 miliardi.”

Le due proposte


a sinistra Borghi Aquilini, a destra Dacrema

Claudio Borghi Aquilini Pierangelo Dacrema “I trattati impediscono la creazione di qualsiasi altra moneta nel territorio dell’Eurozona. Viceversa non dicono niente sul taglio minimo che i titoli di stato devono avere. La nostra idea è utilizzare questo buco legale per fare una cosa utile, ovvero mettere in circolazione una settantina di miliardi di titoli del debito pubblico di piccolo taglio, garantiti dallo stato perché con essi si potrebbero pagare direttamente le tasse. Avrebbero quindi valore facciale e servirebbero per pagare i crediti pregressi dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione: forniture non pagate, crediti d’imposta, crediti d’Iva e così via. La massa totale di questi crediti è ben superiore ai 100 miliardi. Vorremmo distribuire il più possibile questi MiniBot, saldando le pendenze dello Stato. Così facendo non si creerebbe debito reale perché all’atto pratico si tratta di denaro che lo Stato già deve ai cittadini. Così facendo metteremmo in circolazione qualcosa che assomiglia molto ad una moneta e che ci consentirebbe di svegliarci un po’, perché la gente quando vede che è possibile pagare anche con qualcosa che non è euro [lo fa e] capisce molte cose “Se lo stato italiano pagasse i rimborsi con una nuova moneta, in circolazione solo in Italia, l’impatto più interessante sarebbe l’abbattimento diretto del nostro debito pubblico. Non avremmo più in questo caso un debito verso lo Stato bensì una nuova moneta in circolazione e solo a livello bancario. Senza banconote, quindi, ma circolante su carta di credito. Sarebbe utile per pagare anche le esportazioni, con la piena consapevolezza dell’esportatore che riceverebbe moneta spendibile solo in Italia per consumi e investimenti. Il vantaggio che individuo in una proposta più forte, come questa, è che aumenterebbe enormemente le probabilità di rimanere in Europa rispettando le regole. Non vedo in futuro una Germania piegarsi alla volontà dell’Italia di modificare le regole comunitarie, nel breve periodo. Credo nell’unificazione, non in frammentazioni, esclusioni o barriere che hanno sempre creato problemi, ignorandoli e amplificandoli.” Il funzionamento dei MiniBot spiegato dal loro ideatore
Nelle intenzioni di Borghi, questi nuovi titoli di stato “servirebbe più che altro a farci capire la natura del debito pubblico. In Italia pensiamo l’export senza import, il debito senza il credito e così via. In realtà il debito pubblico è credito privato. I MiniBot farebbero capire che tutto ciò che è considerato una scoria, un fardello, come il debito pubblico, altro non è che il risparmio degli italiani”.

L’impatto verso il debito estero (meno del 40% del totale, tra Bce e soggetti oltre confine) sarebbe nullo. “Parliamo di una parte molto piccola rispetto all’ammontare globale del debito pubblico, ovvero 70-100 miliardi contro oltre duemila miliardi”, precisa Borghi. “I MiniBot avrebbero una funzione più che altro strumentale, servirebbero come mezzo di pagamento circolante”.

Entrando nel circuito bancario andrebbero ad aumentare il debito in possesso degli istituti? “I MiniBot saranno un quantitativo fisso. Se ritornassero nelle mani dello stato per tramite di pagamento delle imposte – che cercheremo di non incentivare – allora sì dovremmo trovare altre maniere di metterli in circolo. Come per esempio il “metodo 80€. Ovvero, molto banalmente, dare gli 80€ in MiniBot. Ma in generale stiamo parlando di base di strumenti di pagamento che hanno la loro funzione se continuano a circolare. Il debito publico potrebbe aumentare contabilmente, magari, perché i soldi che l’Italia deve ai suoi creditori non vengono contabilizzati come debito, secondo le regole europee, finché non vengono pagati, ma fattivamente quei debiti ci sono. La soluzione per evitare di contare a debito pubblico i 70miliardi che lo Stato deve alle imprese sarebbe non pagarli, ma non mi sembra una grande idea (ride)”.

Quanto al suo futuro politico, se la Lega dovesse andare al Governo il prossimo anno, Borghi esclude di essere il candidato in pectore per rivestire il ruolo di Ministro delle Finanze. “Non sono un organizzatore né un tipo da lavori dirigenziali. Sono un insegnante, vado bene per spiegare le cose ma non per gestire una macchina complicata come un ministero. Sicuramente tuttavia il mio ruolo sarà legato al mantenimento del programma”.

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