La banca milanese ha presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza di luglio del Tar del Lazio, che accoglieva alcune delle ragioni del governo per il veto parziale all'acquisizione di Bpm. Bruxelles attende risposta da Roma alle osservazioni della Commissione e potrebbe intervenire
UniCredit ha presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio, che aveva spinto quattro mesi fa la banca a rinunciare all’acquisizione di Banco Bpm.
La notizia del ricorso è stata riportata martedì dai principali media italiani. Chiamato in causa proprio da Unicredit, lo scorso luglio il Tar aveva confermato due delle quattro restrizioni imposte dal governo, rendendo l’operazione finanziaria poco conveniente per l'istituto milanese, che aveva rinunciato all'operazione pubblica di scambio.
L'uso da parte dell'esecutivo del golden power, vale a dire la prerogativa di condizionare o persino porre il veto a un'operazione di mercato per ragioni di interesse nazionale, avrebbe reso difficile l'adesione degli azionisti di UniCredit all'acquisizione della banca concorrente.
Il governo italiano aveva avuto notifica a febbraio dell'operazione di Unicredit, che con l'acquisizione di Bpm sarebbe diventata la prima banca nazionale per capitalizzazione, ed era riuscito a prendere tempo prima di intervenire ad aprile ponendo delle condizioni.
Che cos'è il golden power in Italia e qual è il ruolo dell'Ue
Il golden power, introdotto in Italia nel 2012 per questioni militari e di difesa e progressivamente esteso ad altri settori strategici, non è mai stato usato in ambito bancario in questi anni.
Tanto che si è interessata del caso anche l'Ue, inviando una lettera a Roma per verificare che il veto pubblico non violasse le normative europee.
Il governo italiano sta trattando e non ha ancora risposto alle osservazioni di Bruxelles, che il 13 novembre dovrebbe decidere se avviare, o rinviare ancora, una procedura d'infrazione contro l'Italia per questa vicenda.
Per il momento l’istituto milanese non ha rilasciato commenti ufficiali, ma fonti vicine all'operazione hanno sottolineato che il ricorso non va letto come un gesto di conflitto con l’esecutivo, bensì come un tentativo di tutelare la reputazione di UniCredit e chiarire che la banca non rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale.
La lunghezza del giudizio in Consiglio di Stato, tipicamente uno-due anni, sembra confermare che il ricorso da parte di Unicredit è di principio e non un tentativo di riaprire la partita per Bpm.
Da parte sua il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, ha dichiarato martedì di non sapere "quali siano in futuro le intenzioni di Unicredit" ribadendo che il problema principale della trattiva non è stato il golden power ma che "l'offerta nei suoi termini finanziari era palesemente inadeguata".
Che cosa aveva deciso il Tar sul golden power del governo su Unicredit-Bpm
La sentenza del 12 luglio scorso aveva legittimato due vincoli contenuti nel decreto varato dal governo sulla possibile acquisizione di Bpm.
Il primo imponeva a Unicredit la cessazione di tutte le attività in Russia entro gennaio 2026, mentre il secondo richiedeva di mantenere gli investimenti italiani in Anima Holding, la società di gestione del risparmio di cui Banco Bpm è tra i principali azionisti.
Il nodo principale resta quello delle operazioni di UniCredit in Russia, considerate finanziariamente e politicamente sensibili dal governo come nel caso di altre aziende italiane.
La scorsa settimana l'amministratore delegato della banca, Andrea Orcel, ha ribadito l’impegno a chiudere la presenza nel Paese entro il 2026, spiegando che il processo è rallentato da ostacoli legali e regolamentari imposti da Mosca.
Secondo il quotidiano Milano Finanza, Unicredit ha ridotto le attività del 90 per cento e i dipendenti del 75 per cento dopo l'invasione dell'Ucraina, ma la Russia ha minacciato la nazionalizzazione di tutte le attività della banca se quest'ultima decidesse di abbandonare il mercato russo.
Sempre martedì, Unicredit ha incassato peraltro il riconoscimento da parte di Crisis Coalition Greenwich, società internazionale di analisi finanziaria del gruppo S&P Global, come migliore banca di trading finanziario in Germania, dove ha acquisito quote di Commerzbank.