Lo scontro tra Iran e Arabia Saudita si combatte anche sul terreno del petrolio. Ma questa guerra sotterranea potrebbe avere un impatto limitato sui
Lo scontro tra Iran e Arabia Saudita si combatte anche sul terreno del petrolio. Ma questa guerra sotterranea potrebbe avere un impatto limitato sui prezzi.
Lunedì, dopo la rottura dei rapporti diplomatici tra Riyad e Tehran, il Brent ha guadagnato il 3,7% superando i 38 dollari al barile, per scendere all’indomani a 36 dollari.
I prezzi attuali sono i più bassi dal 2004, a causa della strategia saudita che sta destabilizzando i membri dell’Opec.
Riyad è il primo esportatore del cartello, con una quota del 31%, contro poco più dell’8% dell’Iran.
Ma Tehran, che oggi produce tre milioni di barili al giorno, punta ad aumentare la produzione quando saranno rimosse le sanzioni: di 500mila barili dopo la prima settimana e di 1 milione di barili dopo sei mesi.
Un piano con cui la Repubblica islamica conta di fare cassa, ma anche di aumentare la sua influenza regionale, a danno del regno saudita, che d’altra parte non intende stringere i rubinetti del greggio.
Questa sfida, secondo gli analisti, potrebbe portare a un’ulteriore riduzione dei prezzi. Sempre che la crisi non degeneri in conflitto armato.