Il ministro degli Esteri: "Gli uomini dell'Isil sono già presenti nel Paese attraverso cellule dormienti capaci del peggio"
È di 13 morti e 20 feriti il bilancio dell’attacco contro un autobus delle Guardie presidenziali a Tunisi. La mancata identificazione di una delle vittime fa propendere gli inquirenti verso l’ipotesi di un attentato suicida. Il sospetto è che il kamikaze sia riuscito a salire sul mezzo prima di farsi esplodere.
La riposta del presidente Beji Caid Essebsi – che ha fatto visita ai feriti in un ospedale della capitale tunisina – è il ripristino dello stato di emergenza per 30 giorni e il coprifuoco a partire dalle 21 alle 5 del mattino.
Gli uomini dell’Isil sono già presenti nel Paese attraverso cellule dormienti capaci del peggio, avverte il ministro degli Esteri e la Tunisia ripiomba nel terrore dopo le stragi jihadiste al Museo del Bardo e nel resort di Sousse:
“Quello che sta accadendo in tutti i Paesi è più che doloroso, è devastante – dice Lajmi Saida, una residente di Tunisi – Dobbiamo rimanere e aiutarci a vicenda. Tutti i Paesi devono essere veramente uniti per combattere contro il terrorismo”.
La Tunisia, a quattro anni dalla “rivoluzione dei gelsomini” che accese la miccia della primavera araba, oggi è considerata il principale esportatore di jihadisti: almeno tremila tunisini sarebbero andati a combattere per l’Isil in Siria e Iraq.