Via libera all'Atto Unico Antimafia. I misteri sulla trattativa Stato-cosa nostra

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Il Parlamento europeo ha approvato l’Atto Unico Antimafia elaborato dalla Commissione Antimafia europea in 18 mesi di lavoro. Contiene proposte decisive per un contrasto più efficace al crimine organizzato per la prima volta a livello europeo, perché la mafia è in tutti gli Stati membri e fermarne l’infiltrazione nelle istituzioni è una necessità comune.

La mafia trattò veramente con i rappresentanti delle istituzioni in Italia? Ipotesi e domande in cerca di verità. A più di vent’anni dagli attentati contro i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la giustizia, ancora oggi, cerca una risposta ai tanti, troppi misteri che avvolgono le stragi mafiose.

Era il 23 maggio del 1992 quando il giudice Falcone morì nell’attentato di Capaci, insieme alla moglie e a tre agenti della scorta. La mafia siciliana aveva colpito l’anima delle leggi contro la criminalità organizzata. Un servitore dello Stato, come veniva definito Falcone; un magistrato incorruttibile e disciplinato.

Ma Cosa Nostra non si ferma qui. 53 giorni dopo, tocca all’amico e collega Paolo Borsellino. Era una calda domenica di luglio a Palermo; una bomba in Via D’Amelio, uccide il giudice e la sua scorta. L’inchiesta sulla morte di Borsellino viene riaperta nel 2008. Secondo la magistratura di Caltanisetta il giudice fu ucciso perché sapeva dell’esistenza di una trattativa Stato-mafia. Ed era ritenuto dal boss Totò Riina come un “ostacolo”.

Inchieste perse, inchieste archiviate. E il mistero di quell’agendina rossa, che Borsellino portava sempre con sé, e mai ritrovata. Intanto al Tribunale di Palermo, dopo processi inquinati dalle dichiarazioni di tre falsi pentiti, si cerca di chiarire se ci furono davvero trattative tra frange della politica e la mafia. Figura chiave, sul banco degli imputati Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, e accusato a sua volta di concorso esterno a Cosa Nostra.

Lo scorso marzo, la terza sezione della corte di Appello di Palermo ha condannato Marcello Dell’Utri, stretto collaboratore dell’ex premier Silvio Berlusconi, a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Intanto al processo sulla trattativa Stato-mafia sarà sentito, come testimone, anche il Capo dello Stato. Il presidente Napolitano dovrà rispondere alle domande riguardanti solo la lettera scritta dal consigliere giuridico D’Ambrosio in cui parlava di “indicibili accordi”.

Da sempre attivo nella lotta contro la camorra anche Roberto Saviano. Da tempo il giornalista e autore di “Gomorra” denuncia infiltrazioni mafiose in vasti apparati della società italiana. “Oggi i poteri criminali colpiscono soprattutto l’Europa; l’economia tedesca, inglese o spagnola, per esempio, è profondamente infettata dalle organizzazioni criminali, senza che i gioverni di questi Paesi ne diano comunicazione ai cittadini. La mafia, le mafie stanno ipotecando il futuro di questo continente”.

Michela Monte, euronews: “Con noi c‘è Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia europea. Eletta da indipendente all’Europarlamento nel 2009, si era candidata con l’obiettivo di rendere il contrasto alla mafia una priorità per l’Europa.
L’atto unico antimafia sancisce la necessità del contrasto delle mafie a livello europeo, cosa hanno fatto le mafie all’Italia che non si deve ripetere in Europa?”

Sonia Alfano: “Le nostre mafie sul nostro territorio hanno praticamente divorato il tessuto economico e purtroppo hanno anche fatto incetta del consenso sociale, della società civile.
Colpire la ricchezza delle mafie è come disarmarle.”

euronews:“Nell’atto unico antimafia, i paradisi fiscali europei sono indicati come rifugi per i capitali mafiosi. Come l’hanno presa i colleghi austriaci della Commissione?”

Sonia Alfano: “Non benissimo. E non solo loro. Anche i colleghi tedeschi hanno cercato di fare delle barricate per tutto quello che concerne l’attività di sequestro e confisca dei beni, perché per loro era di fondamentale importanza portare avanti ad oltranza un aspetto legato all’eccessivo garantismo. Per carità, siamo tutti garantisti, però quando abbiamo davanti un imputato vuol dire che abbiamo dall’altra parte delle vittime e il nostro garantismo deve innanzitutto rivolgersi nei confronti delle vittime.”

euronews: “Chiedete di introdurre controlli più approfonditi per identificare i correntisti. Perché? Oggi i mafiosi sono buoni clienti delle banche europee?”

Sonia Alfano: “Assolutamente sì, ecco perché nel testo unico abbiamo anche chiesto l’abolizione del segreto bancario. Troppo spesso le banche hanno mostrato eccessivo garantismo nei confronti di tutte quelle realtà che consapevolmente si sono rifugiate, hanno trovato ospitalità presso gli istituti bancari.”

euronews: “Quanto è reale il rischio che la mafia entri nella stanza dei bottoni in Europa?”

Sonia Alfano: “Purtroppo le mafie sono già entrate nelle stanze dei bottoni a livello europeo. Purtroppo le mafie sanno molto prima di tanti altri cosa accade, dove accade e chi decide. Hanno i loro agganci all’interno dei vari palazzi, hanno i loro agganci all’interno della Commissione europea, all’interno del Parlamento europeo, all’interno del Consiglio Europeo. Quando parlo di mafie io non parlo dell’ala militare delle mafie, cioè coloro i quali eseguono omicidi, rapine, estorsioni. Io mi riferisco ai colletti bianchi, a tutte quelle realtà abbastanza integrate con le istituzioni, con la pubblica amministrazione, integrate con tutte quelle realtà che hanno continui scambi istituzionali con l’Europa e sanno quali leve toccare.”

euronews: “L’importante è dunque che questo atto unico antimafia non diventi lettera morta per la prossima legislatura in Europa. Grazie a Sonia Alfano per essere stata con noi.”

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