La mafia minaccia la democrazia. SOS della giustizia e voto europeo

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Di Euronews
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Sei corpi a terra, finiti con un colpo alla testa, nel cuore della Germania ricca. E’ con la strage di Duisburg del Ferragosto 2007, che il problema delle mafie esplode nel cuore d’Europa.

La stampa tedesca si interroga sbigottita sul perché e sul per come, un regolamento di conti sia potuto avvenire in una città e una via così tranquille. La risposta è dura da digerire: perché mafia e ‘ndrangheta operano nell’ombra e in tranquillità.

Impronunciabili per molti stranieri, i nomi dei Nirta-Strangio e dei Pelle-Vottari cominciano a fare il giro del mondo insieme alle immagini degli arresti.

E’ però appena un sasso nello stagno e ci vogliono sei anni prima che i cerchi concentrici raggiungano la politica di Bruxelles. A mettere nero su bianco il “volto pulito” della nuova criminalità organizzata e suggerire le strategie di contrasto a livello internazionale è ora il testo unico, presentato dalla Commissione Europea Antimafia.

Colpirne le ricchezze, investendo sulla lotta al riciclaggio e ai paradisi fiscali, le principali armi per provare a frenare la pioggia di denaro sporco, che le mafie reinvestono ormai in immobili e attività, ben oltre i confini italiani.

A ingrassare la macchina del riciclaggio, soprattutto gli esorbitanti introiti del traffico di droga, che mafia e ndrangheta cominciano a spartirsi dagli anni settanta. Un business dagli incalcolabili zeri, che negli anni ha incoronato la cocaina droga regina, capace di incrementare il suo valore di ben oltre 50 volte, dall’acquisto allo sbarco sulle piazze dello spaccio.

Un giro d’affari da solo capace di portare nelle casse della Ndrangheta quasi i due terzi dei quarantaquattro miliardi di euro che vi affluiscono ogni anno.

Il rapporto della Commissione Europea Antimafia porta però all’attenzione internazionale anche le infiltrazioni nella politica e nelle amministrazioni pubbliche.

Punire il voto di scambio uno grimaldelli proposti per scardinare l’ingranaggio del potere mafioso, insieme all’esclusione dalle gare d’appalto delle aziende già condannate per reati di criminalità.

Con il cerchio che si stringe e le confische che rosicchiano i suoi patrimoni, si fa intanto largo fra gli esperti il timore che la criminalità organizzata stia aprendo un nuovo fronte alle sue scalate: quello ai mezzi di comunicazione.

In vista del voto del 22 ottobre al Parlamento Europeo, sul rapporto stilato dalla Commissione Europea Antimafia, su questi temi abbiamo intervistato Nicola Gratteri, procuratore aggiunto a Reggio Calabria e massimo esperto di ‘ndrangheta, su cui ha scritto numerosi libri.

Michela Monte, euronews
“Lei vive in Calabria sotto scorta dall’89 e ha consacrato la sua vita a questa lotta. Perché?”

Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto a Reggio Calabria
“Quando ero bambino, mentre andavo a scuola con l’autostop, ho visto più volte dei morti a terra. Ho visto davanti alla mia scuola atti di violenza, soprusi. Ho respirato la pesantezza e il puzzo della ‘ndrangheta”.

“Come spiegare a chi non lo conosce questo volto della ‘ndrangheta?”

Nicola Gratteri
“Oggi è molto più difficile combattere le mafie, perché le mafie sono nei quadri della pubblica amministrazione, le mafie sono nel mondo imprenditoriale, nell’economia. Quando i miei colleghi dicono ‘stiamo sconfiggendo le mafie, la mafia rantola la mafia è in difficoltà’, io gli dico ‘state zitti, perché la mafia si fa grandi risate’”.

“La ‘ndrangheta controlla il traffico della cocaina in Europa. Come quantificare il suo potere economico?”

Nicola Gratteri
“Riesce a comprare la cocaina pura al 98% in Colombia, in Bolivia, a 1000 euro al kg. Da un chilo ne estrae poi 4,5 kg quasi, perché per il 23-24% ha effetto stupefacente, e poi la vende sulle piazze d’Europa a 50 euro al grammo. Quindi non esiste nessuna attività, tra lecita e illecita, più redditizia. Tutti questi soldi vengono investiti da Roma in su nelle zone ricche, in Europa in Germania Belgio Olanda, e soprattutto nel settore degli immobili.
Quando in una via d’Europa, la ‘ndrangheta ha comprato un albergo, un ristorante, una pizzeria, farà in modo che in quella via non accada nulla. Per due ordini di motivi: perché la polizia giudiziaria non si interessi a quella via e perché il bene verrebbe svalutato. Così l’opinione pubblica dice: ‘Mah, qui non succede niente, la città è tranquilla e quindi siamo a posto’, e invece non è vero”.

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“Perché secondo lei il riciclaggio è un rischio per la democrazia?”

Nicola Gratteri
“E se questi, oltre a comprare immobili, oltre a inserirsi nel terziario, incominciassero a comprare, o hanno già cominciato a comprare, pezzi di giornale o pezzi di televisione? E’ ovvio che questi mezzi di comunicazione condizionano il pensiero, la cultura, le ideologie dei popoli, e quindi un pensiero mafioso, può passare senza che la gente comune se ne renda conto. Ad esempio in materia di speculazione edilizia, incominciare a bombardare, anche attraverso una televisione locale o un giornale locale, questa è la manipolazione dell’informazione per conto delle mafie”.

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