Il piano presentato dalla Commissione europea punta a una maggiore sorveglianza su investimenti stranieri nei Paesi membri, esportazioni di tecnologie sensibili ed esternalizzazione delle catene produttive. Nel mirino, soprattutto la Cina
La Commissione europea ha presentato una nuova strategia per proteggere le infrastrutture critiche, le industrie e la proprietà intellettuale dell'Unione, riducendo la dipendenza da Paesi stranieri.
La Cina nel mirino
Nel documento non viene mai nominata, ma la Cina è senza dubbio il principale destinatario delle attenzioni di Bruxelles.
"Stiamo esaminando un gruppo ristretto di tecnologie all'avanguardia e vogliamo assicurarci che non aumentino le capacità militari di alcuni Paesi che ci preoccupano. Questa è la filosofia di fondo", le parole della presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen al momento della presentazione.
La Strategia europea di sicurezza economica prevede di rafforzare il controllo sugli investimenti stranieri nei Paesi membri, sulle esportazioni dall'Europa di tecnologie sensibili e sull'esternalizzazzione delle catene di produzione.
Attraverso una serie di strumenti differenti, la Commissione vorrebbe poter far suonare un campanello d'allarme sulle operazioni commerciali ritenute troppo rischiose.
Questo perché molte aziende in settori altamente tecnologici metterebbero a repentaglio il know-how e la sicurezza europei spostando in Paesi come la Cina parte della propria produzione.
Competenza nazionale
"Non penso che sia una strategia protezionista, penso sia realista", spiega a Euronews Tobias Gehrke, esperto dell'European Council on Foreign Relations.
"Cina e Usa definiscono le loro tecnologie strategiche, in base alle catene di approvvigionamento che vogliono dominare. Se ciò accade, in determinate tecnologie si creano posizioni di monopolio".
"Se l'Europa viene esclusa da alcune di queste catene di fornitura tecnologica, spenso ci sia un reale rischio per la sicurezza, che dobbiamo affrontare anche attraverso questi strumenti".
Attualmente, sono i governi degli Stati membri a decidere in merito ai controlli sulle esportazioni e non tutti potrebbero essere contenti di cedere all'Unione europea quella che è sempre stata una prerogativa nazionale, né di intaccare i principi del libero commercio con i Paesi stranieri.
Il prossimo Consiglio europeo, in programma a fine giugno a Bruxelles, sarà il primo banco di prova di una proposta che potrebbe risultare molto divisiva tra le capitali dell'Unione.