Le complicate trattative per gli accordi di libero scambio dell'Ue

L'Unione europea ha in tutto 47 accordi commerciali preferenziali
L'Unione europea ha in tutto 47 accordi commerciali preferenziali Diritti d'autore Mark Baker/AP
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Di Gregoire Lory
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Le intese commerciali sono difficili da negoziare perché gli interessi dei 27 Paesi non sempre convergono tra loro

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L'associazione ambientalista Greenpeace ha accolto con una manifestazione di protesta i ministri con delega al Commercio degli Stati dell'Unione europea, riuniti a Bruxelles il 25 maggio per un Consiglio dedicato alle relazioni commerciali dell'Ue.

Trattative complicate

All'ordine del giorno dell'incontro gli accordi di libero scambio che l'Unione sta negoziando, come quello con i Paesi sudamericani del Mercosur, contestato dagli ambientalisti per i suoi impatti sulla Foresta amazzonica, o quelli con India, Cile, Indonesia o Australia.

Trattative lunghe e complesse, perché gli interessi in gioco sono tanti, e non sempre convergenti tra i Paesi europei. Tanto che alcuni addetti ai lavori iniziano ad accusare la fatica.

"Penso che 'fatica' sia una buona parola per questo processo", ha detto a EuronewsVille Skinanri, ministro finlandese per il Commercio estero.

Un generale rallentamento nei negoziati si spiega probabilmente con la necessità di difendere gli interessi europei in un periodo storico complicato per l'Unione.

"Gli accordi devono poter procedere senza mettere a rischio i nostri settori produttivi. Penso in particolare a quello agricolo", spiega Olivier Becht, ministro francese delegato al Commercio estero.

"Su questo punto dobbiamo essere assolutamente vigili. Ovviamente è tempo di voltare pagina nel negoziato per raggiungere compromessi accettabili dagli Stati ma anche dall'opinione pubblica".

"Penso che 'fatica' sia la parola giusta per questo processo"
Ville Skinanri
Ministro per il Commercio estero della Finlandia

Accordi sempre meno importanti

L'Unione ha sostenuto per molti anni la conclusione di tali accordi, ma dopo le scrisi innescate dalla pandemia da Covid19 e dalla guerra in Ucraina, il vento sembra cambiato. Pur mantenendo una visione aperta al commercio mondiale, i 27 appaiono ora più propensi a una riflessione critica sul loro approccio, tradizionalmente molto positivo, al libero scambio. 

Il successo della globalizzazione, inoltre, ha condizionato in due modi l'attuale situazione, come spiega a Euronews Niclas Poitiers, ricercatore del think tank Bruegel Institute.

"Il primo è che le tariffe doganali hanno già raggiunto livelli molto bassi: ciò significa che i vantaggi di questi accordi commerciali in termini di apertura del mercato non sono grandi come una volta, e quindi anche gli incentivi a firmarli non sono così grandi".

La seconda ragione, secondo il ricercatore, sono i tanti dislocamenti delle industrie nell'Ue a causa della globalizzazione e anche della tecnologia.

"Questo significa un aumento della disuguaglianza all'interno dell'Ue, che ha portato a una reazione preoccupata di molte persone contro questa disuguaglianza, la globalizzazione e anche gli accordi commerciali".

Ma gli accordi commerciali hanno anche un valore geopolitico: sono un segnale ai partner internazionali del sostegno europeo al multilateralismo. Pure questa una dinamica che non trova concordi tutte le capitali dell'Unione.

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